Federico Pasquini, classe 1973, è considerato al momento uno dei migliori Direttori Sportivi della Lega A visti i risultati ottenuti dalla Dinamo Banco di Sardegna che, chiusa la regular season in quarta posizione, si accinge ad affrontare i playoff per la seconda volta nella propria storia. E’ in una tiepida mattina di Maggio che il Diesse biancoblu racconta a Dailybasket la sua esperienza cestistica, con una chiacchierata tra passato, presente e futuro, rigorosamente biancoblu .

Emiliano, nasce in una famiglia in cui il padre “ha giocato fino ai cinquantasei anni a calcio e voleva a tutti i costi che giocassi. Ma” prosegue “dove vivo io c’è spesso nebbia e ghiaccio e dopo una partita terribile da terzino destro ho deciso che non avrei più giocato a calcio. Il mio vicino di casa, più grande di me, giocava a basket e grazie a lui sono entrato per la prima volta nel Palazzetto di Ferrara nel lontano 1983… per non uscirne più

Federico Pasquini, Direttore Sportivo della Dinamo Banco di Sardegna Sassari con il Presidente Sardara

Ma la carriera di Federico come giocatore dura solo quattro anni: “Nel ‘91 mi sono accorto che il mio modo di concepire il basket era più da allenatore che da giocatore: ero fissato con statistiche e schemi e, l’anno dopo ho iniziato ad allenare gli stessi ragazzi che fino a poco tempo prima erano i miei compagni di squadra”. Da allora il DS biancoblu non ha mai smesso di allenare tra alti e bassi, come l’esperienza napoletana. “Una delle esperienze più formative della mia vita: coprivo tanti ruoli tutti insieme dall’allenatore al general manager in quattro mesi intensissimi con un gruppo straordinario. Abbiamo finito il campionato con la società in bancarotta ma fino all’ultimo abbiamo tentato il tutto per tutto. I giocatori, nonostante non ricevessero lo stipendio, hanno concluso l’ultima partita con le lacrime agli occhi” , o i due anni nella Fortitudo, del quale è stato anche un grande tifoso. Nel Marzo 2011 riceve una chiamata da un certo Stefano Sardara.Avevo delle ottime referenze su Sassari perché la mia rete di informatori era molto ampia e quando Stefano mi ha chiesto una mano per salvare la Robur mi sono subito messo al lavoro”. L’estate scorsa il tecnico emiliano lavorava alla squadra di B2 mentre la Dinamo sembrava essere destinata alla cessione finché, ancora una chiamata di Sardara cambia il suo destino: “Stefano mi ha detto che aveva bisogno di un uomo di fiducia per il suo progetto, assegnandomi però un ruolo diverso ovvero quello di Direttore Sportivo. Ho aderito con entusiasmo e oggi sono qui”.

La conoscenza di Pasquini dei giocatori di tutto il mondo è quasi illimitata, come già il presidente Sardara ci aveva detto poco tempo fa in un’intervista, ma attenzione: tutti quelli che si immaginano casa sua come una centrale operativa alla CSI, con lavagne piene di foto e recapiti, dovranno scardinare quest’immagine. “Io lavoro nel mio caos tra cartaceo e pc, ma ciò che mi fa notare un giocatore sono piccole sfumature, dettagli che accedono dentro di me una scintilla. Un esempio? Ho notato Tony Easley ad un torneo la scorsa estate perché è stato il primo ad aiutare un compagno a sollevarsi perché era caduto per terra ed il primo, dopo una schiacciata, ad incitare il pubblico”.

A quale Diesse capita di cambiare tre centri in una stagione? Come prima esperienza è stata sicuramente una bella prova.

Io ritengo che possiamo ritenerci molto fortunati negli altri ruoli e se arrivi quarto alla fine del campionato vuol dire che c’è una bella componente di fortuna. Kito Benson non era oggettivamente pronto come spesso capita ai rookie (l’unica eccezione nel nostro campionato è Pullen) e la novità gli generava un’ansia che lo spegneva. Con Steven Hunter invece il discorso è diverso, eravamo convinti che fosse l’uomo giusto per il giro di boa. Infatti penso che un nostro cambiamento importante ci sia stato nel doppio impegno di Teramo e Roma, con lui in campo. Abbiamo preso consapevolezza di essere una squadra di una fascia diversa da loro, abbiamo cambiato la faccia. Poi è arrivato Tony Easley, che ritengo un’acquisizione fondamentale di quest’anno, e la squadra ha preso il volo”.

Pasquini è notoriamente un allenatore molto severo, di scuola emiliana, mentre che Diesse è?

Ho un ruolo più morbido, da ex giocatore parlo con i ragazzi come avrei voluto facessero con me. Mi occupo meno dell’aspetto tattico, cerco di sgravare lo staff da grane anche piccole, come i problemi motivazionali dei ragazzi. Devo dire che è un lavoro facile perché abbiamo a che fare con dei bravissimi ragazzi e dei grandi professionisti”.

Cos’ha generato la sinergia tra due scuole di pensiero, la sua e  quella di Meo Sacchetti?

Meo è uno che ha giocato per tanti anni ed è normale che abbia una visione della figura dell’allenatore diversa dalla mia, la nostra è una bella complementarietà, un incontro tra la mia rigidità e la sua apertura che ci permette un equilibrio molto stabile ad ampio spettro. Meo ha un polso su questo gruppo totale, è capace di leggere prima le reazioni che avranno i ragazzi, come un vero play”.

Il giocatore con il quale ha dovuto lavorare di più umanamente?

Sicuramente Hosley (che manco a farlo apposta chiamerà pochi secondi dopo, ndr) ormai lo sento più di mia moglie “ ride “Con un ragazzo come lui è difficile superare la corazza ma una volta che ci riesci ti rendi conto che ha un gran cuore e che, come tutti i ragazzi del ghetto, vuole solo sincerità e onestà. Potrà sembrare banale ma è così”.

Due momenti salienti di questa stagione, i più significativi dal tuo punto di vista?

Uno è sicuramente l’arrivo di Easley come ho già detto, l’altro è l’acquisto di Tony Binetti. Avere un undicesimo uomo che è un giocatore professionista con una carriera importante alle spalle che dice ‘Ho bisogno di Sassari, posso venire?’ è stato un segnale importante per tutta la squadra. E quei giocatori che sono a Sassari per la prima volta hanno avuto percezione di cosa questa città rappresenti

Ma cos’ha Sassari di così speciale?

E’ una città che si nutre di basket con una passione clamorosa ma senza esasperazione. Qui puoi fare bene  il tuo lavoro ed hai la sensazione che, anche perdendo, l’ambiente continuerà ad essere sereno, permettendoti di lavorare al meglio. Parlo di società, staff, pubblico. Senza contare che è una società sana che paga gli stipendi, che di questi tempi purtroppo non è cosa da poco”.

Fra una settimana iniziano i playoff e giovedi prossimo partirà la serie contro Bologna, un pronostico?

E’ una serie molto aperta che per me, sfegatato fortitudino in gioventù, sa un po’ di derby. Non faccio pronostici ma sono sicuro che Gara1 indirizzerà la serie. Noi abbiamo il fattore campo ma loro vengono da una striscia positiva di 5 vittorie. Secondo me sono cresciuti molto quei giocatori dei quali non si parla come Lang o Vitali che stanno dando alla Virtus quel quid in più. Sono certo che sarà una serie bella da vedere”.

Qual è il miglior giocatore della Serie A?

Viktor Sanidikze

E il miglior allenatore?

Io ho votato Meo, perché sono convinto sarà meritatamente l’allenatore dell’anno. Ha fatto vedere una bella pallacanestro di regole, con un miglioramento enorme in corso d’opera a livello difensivo. Ci sono partite che abbiamo vinto con la difesa”.

Ha un budget illimitato, chi compra?

Howard e Chris Paul

Che progettualità c’è nel futuro della Dinamo?

Il nostro obiettivo è quello di provare a confermare più giocatori possibile, è la chiave di Siena che in questi anni ha tenuto un gruppo compatto cambiando solo una o due tessere del puzzle. Da parte nostra c’è la volontà di confermare il maggior numero possibile poi vedremo..

Il DS Pasquini con l’insostituibile Giovanni Dessole dell’Ufficio Stampa Dinamo e la nostra Valentina Sanna (Foto FM)

Ma qual è il fattore determinante che può convincere uno straniero a restare, escluso il fattore economico?

Dietro la conferma di un giocatore c’è sicuramente il gruppo che invoglia a restare, con la consapevolezza di poter fare bene con quei compagni, e poi è fondamentale quello che pensa la compagna. Certo poi ci sono le mosche bianche come Travis Diener che l’anno scorso, in barba alla consapevolezza di poter puntare ad ingaggi prestigioso, ha deciso di restare a Sassari perché si trovava benissimo e reputava di aver trovato in Meo l’ allenatore giusto per lui”.

In chiusura che cosa a suo parere servirebbe al basket italiano per uscire da questo torpore?

Credo che il problema a monte sia la necessità di avere delle regole fisse da applicare con continuità, per diversi anni di fila: io penso che sia opportuno vengano fatti controlli costanti ai budget ed ai conti delle diverse società. Se poi fosse necessario abbassare le cifre per avere una maggiore continuità sarei d’accordissimo. Altro problema è la copertura mediatica che quest’anno è stata abbastanza relativa soprattutto televisivamente”.

Dove s’immagina Federico Pasquini tra dieci anni?

A Sassari.. forse non avete capito che finchè non mi mandate via io mica me ne vado! Si sta troppo bene quì

Tiene la bocca cucita il DS biancoblu e non si sbilancia in nessuna anteprima sugli acquisti per la prossima stagione. L’unica certezza è che il suo matrimonio con la Dinamo sembra davvero ben avviato e che sicuramente lui l’anno prossimo ( e fino al 2015) lui sarà a Sassari.

Valentina Sanna