Simone FontecchioDomani è il suo compleanno. “Ero arrabbiato con me stesso
volevo ripagare tutti per lo sbaglio che avevo appena commesso”

“Io questa scena l’ho già vista!”. Ha ragione, ragione da vendere, Luca Muleo, l telecronista che si scalda ai microfoni di Trc, emittente ufficiale della Virtus, quando a ventidue secondi dalla fine Simone Fontecchio si prende la responsabilità della tripla più pesante e importante, quella che vale il sorpasso e la vittoria sulla Sidigas. Già: sembra il finale di Pistoia, e come allora quel tiro vale due punti preziosi per la corsa della Granarolo.

Non è stata, fin lì, una gara in discesa per Simone. 3 punti, due centri su sei, uno su due ai liberi. Serata faticosa. Ma la vita è meravigliosa, ci ha spiegato Frank Capra, proprio perché ti può cambiare la prospettiva in un attimo. Però devi aiutarlo, quell’attimo. Devi crederci, anche quando le cose non sembrano girare per il verso giusto. Devi avere la faccia tosta di recuperare magari anche un errore di pochi secondi prima, di reagire, di inventare il tiro che vale una partita.

Simone Fontecchio avrà diciannove anni domani. Ci mancherebbe, che non avesse quella faccia. Oltre al talento, che tutti gli riconoscono e che certamente dovrà ancora sgrezzare, sviluppare. Ma la strada e i maestri sono quelli giusti. Insomma, questo ragazzo le cose non se le fa dire due volte, e non ha segreti se non la sua volontà di provarci. E riprovarci, se fin lì è andata male.

“Ero arrabbiato, sì. Arrabbiato con me stesso, perché fino a quel momento avevo fatto una brutta partita. E perché avevo sbagliato poco prima, quando mi è andato via Banks. Sono rimasto indietro sul blocco, ho sbagliato a chiamare cambio a Valerio… Colpa mia, non avrei dovuto farlo scappare così. Allora ho cercato di ripagare tutti per quello sbaglio. Ne ho avuta l’occasione e ho deciso di sfruttarla…”

Ha la testa sulle spalle, Simone. Merito di chi lo ha seguito ed allenato in palestra, merito di una famiglia che sa bene che cosa siano i valori dello sport, e conosce i sacrifici necessari per arrivare ai vertici. Mamma Malì e papà Daniele ci sono arrivati, ognuno nella sua specialità. Ora lasciano che Simone faccia la sua strada, seguendolo senza appesantirlo, discretamente. Lasciano che cresca, coi suoi diciannove anni da festeggiare con una tripla vincente che assomiglia tanto a quella di Pistoia, un deja-vu che incanta il popolo bianconero che ormai ama lui e questa squadra di ragazzi puliti, che si sbattono e ci mettono l’anima, come piace alla gente. Simone sorride, non si esalta, non parla fuori dalle righe. Trova parole giuste anche per i compagni. Gaddy, ad esempio.

“Fondamentale. E’ stato bravo, sul loro pick&roll, molto aggressivo in quell’ultima azione, quando di solito si presume che gli arbitri fischino meno. Gaines si è buttato dentro, noi eravamo aggressivi come si doveva e hanno preso un brutto tiro. Abbiamo chiuso in bellezza, prendendo un rimbalzo decisivo”.

E ora siamo a contare un’altra vittoria in casa, piena di significato, e un altro passo verso quella salvezza che tutti, a partire dal presidente Villalta, hanno indicato come traguardo realistico da raggiungere, senza voli pindarici o sogni “king-size”.

“E’ così e lo sappiamo. Ogni gara sarà una sfida, ogni volta dovremo sudarci quello che guadagneremo. Però mi piace questo spirito di gruppo, questa voglia di fare e di crescere. Se continuiamo così, siamo sulla strada giusta”.

m.tar.