Il giovane Marco Spissu in campo (Foto Anteprima_SalvatoreMadau)

Il giovane Marco Spissu in campo (Foto Anteprima_SalvatoreMadau)

Chi di noi baskettofili (uomo o donna, giovane o vecchio che sia) non ha mai sognato di entrare in uno dei campi che frequentiamo da spettatori  e provare l’emozione di essere Travis Diener? C’è chi lavora costantemente per rendere quel sogno vero nonostante la giovane età e prova a raccontarci quale turbinio di emozioni si provi.

Marco Spissu playmaker sassarese classe 1995 è al suo secondo anno con la maglia numero 15 della Dinamo Banco di Sardegna e sta vivendo un’annata da incorniciare. Diciotto anni compiuti lo scorso cinque febbraio, degnamente festeggiati alla Club House della Dinamo insieme alla seconda forza del campionato (roba da far invidia a chiunque): Marco quest’anno ha già messo a referto undici punti nella massima serie.

Leggenda narra che il piccolo Spissu tirasse da tre anche nel minibasket dove notoriamente il tiro da tre non esiste. Talento e passione sono le componenti fondamentali di questo ragazzo che, oltre a far parte delle Giovanili under 19 della Dinamo e giocare in A, fa parte della squadra del Sant’Orsola Tavoni in DNC, dove gioca con il fratello Andrea.

Un’agenda piena di allenamenti e con meno spazi liberi di Barack Obama: decisamente una vita non ordinaria quella di Marco che investe tutte le sue energie in questo sogno chiamato pallacanestro. “Se la domenica gioco il sabato non posso uscire..meno male che ogni tanto ho qualche serata libera” ci racconta sorridente.

Com’è nato il tuo amore per il basket?

Intorno agli otto anni ho iniziato con il calcio, poi per un paio di anni ho fatto anche basket finchè in terza media ho dovuto fare una scelta: ho scelto la palla a spicchi per la quale mi sentivo più portato anche se con il pallone non me la cavavo male”.

Cosa si prova ad entrare in campo di fronte ai 4500 del PalaSerradimigni?

E’ un’emozione incredibile che non si può spiegare: il nostro è secondo me il pubblico numero uno in Italia e poterci giocare di fronte è un grande privilegio”.

Tu giochi in diverse serie: in DNC e serie A: in una sei un titolare da 18 punti a partita, nell’altra hai un minutaggio ridottissimo. Come vivi questa dualità?

Sono emozioni molto diverse tra loro ma speciali entrambe. In DNC gioco con mio fratello Andrea: è un’esperienza molto particolare. Abbiamo avuto qualche scaramuccia.. ma chi non ne ha con il proprio fratello?

Che allenatore è Meo Sacchetti?

E’ una grande persona, lascia molta libertà nel gioco: riesce a capire i giocatori come nessun’altro e se sbagli ti fa capire come migliorare”.

Con quale dei compagni di squadra ti sei legato di più?

“Dopo due anni credo di essere più legato a Brian, senza togliere nulla agli altri, ma con lui ci sentiamo spesso fuori dal campo”.

Chi sono i tuoi punti di riferimento nel mondo del basket?

In assoluto non potrei non dire Michal Jordan, ma concretamente oggi ho uno dei migliori play di sempre vicino a me: Travis Diener. Ammiro e imparo molto anche da Mauro Pinton, una bravissima persona dotata di grande umiltà”.

Qual è il giocatore più forte contro il quale abbia mai giocato?

Sicuramente Spanoulis che ho incontrato qui a Sassari nell’amichevole tra Dinamo e Olympiacos”.

Il momento migliore e quello peggiore della tua carriera finora?

I migliori sono stati sicuramente il precampionato di quest’estate e l’esperienza con la Nazionale: come i miei coetanei sogno la notte di poter giocare contro questi grandi della spalla a spicchi. Il peggiore è stato l’infortunio alla spalla che mi ha costretto a stare un mese fermo: ho pensato che sarei impazzito”.

Com’è stato il passaggio da piccolo tifoso a giocatore di prima squadra?

Potrei dire che li ho presi a sfinimento..durante l’era Mele pulivo il parquet e la domenica mi infiltravo al Palazzetto dal primo pomeriggio. Sapevo che prima o poi sarei finito alla Dinamo: l’unica società che poteva offrirmi ciò di cui avevo bisogno”.

Come fai a conciliare la tua vita di studente con quella di giocatore professionista?

Non è facile, gli allenamenti mi sottraggono un po’ di energie agli studi ma io mi impegno perché voglio finire bene il mio percorso. Capita che i professori mi vengano a vedere al Palazzetto o che qualcuno mi fermi a scuola: io ancora mi vergogno e mi intimidisco abbastanza”.

Ti senti un privilegiato?

Ovviamente si: ho la possibilità di vivere alla mia età esperienze incredibili come le trasferte e la vita di una squadra della massima serie. Per i miei diciott’anni c’è stata una festa alla Club House organizzata a sorpresa dal Presidente Sardara con tutta la squadra: non smetterò mai di ringraziarli. La stessa sera abbiamo festeggiato anche i 4000 punti di Bootsy in serie A: che dire? Sono davvero fortunato”.

Quali tra i tuoi allenatori ricordi con più gratitudine?

Ognuno di loro  mi ha dato qualcosa e mi ha fatto crescere: Nunzia Serradimigni è stata la mia prima allenatrice, impossibile non esserle grata. Sicuramente conservo un grande ricordo di Massimiliano Delrio e Antonello Pilia  poi di Marco Rota e Antonio Mura che l’anno scorso mi allenavano nelle giovanili.  A mio parere Marco ha dato una vera evoluzione al settore giovanile ”.

Emanuele Rotondo, Gigi Datome, Massimo Chessa: giocatori sardi a grandi livelli. A quale di questi ti senti  più vicino e come li vedi ora?

Il migliore per me resta Rotondo, un capitano storico ed una persona eccezionale. Per affinità di ruolo mi sento più simile a Massimo ma per me lui e Gigi sono ancora su un altro livello. Spero di diventare come loro un giorno”.

Cosa manca a questa Dinamo per essere completa?

Un 4/5 che possa dare il cambio sotto le plance serve sempre. In vista dei playoff sarà fondamentale poter ampliare le rotazioni soprattutto se si giocano quattro partite alla settimana”.

Il tuo miglior pregio ed il tuo peggior difetto?

“Il miglior pregio è che non mi accontento mai di allenarmi, non sono mai soddisfatto. Il peggior difetto è che ancora gli errori mi tolgono lucidità nel gioco. Devo imparare e lasciar correre..”

Il solito giochino di Dailybasket: un aggettivo per ogni giocatore della Dinamo..

Devecchi è un gran difensore, Thornton un vincente, Ignerski lo chiamo “migliore amico”, Travis è talento puro, Brian è  simpatico, Drake è “mano de dios”, Vanuzzo è sorridente, Pinton è umile, DiLiegro è volenteroso, Easley è giocherellone, Binetti è uno sempre pronto a rispondere presente e Laguzzi è una bravissima persona. Sullo staff invece Coach Meo è una grande persona in tutte le sue accezioni, Ducarello è nano mentre Citrini è un perfezionista. Poi c’è Simone Unali..bhè, lui è il Drago”.

Cosa vuoi fare da grande?

Spero di giocare a pallacanestro: per ora sto investendo tutte le mie energie per questo progetto e spero che dia dei bei risultati”.

Come ti immagini fra dieci anni?

Spero in ottime condizioni fisiche: mi piacerebbe magari fare un’esperienza fuori dall’isola anche in una serie minore. Non mi dispiacerebbe neanche restare a Sassari e giocare in casa, magari come Capitano ..sempre che Vanuzzo non giochi ancora..”.

Marco ride, con quella spensieratezza che solo a diciott’anni si può avere anche se dal modo di parlare s’intuisce che rispetto ai coetanei è avanti anni luce. L’augurio di DailyBasket è che il giovane Spissu possa crescere e maturare sempre più magari attraverso le sgridate di Meo Sacchetti o l’incitamento dell’intero PalaSerradimigni.

Valentina Sanna