Virtus Granarolo Bologna

Walsh 8 – Si staglia sulla sciara del gioco bolognese come la ginestra leopardiana: ubiqua presenza di spirito, consumata e indomita leadership e soprattutto la classe adamantina di un vincente. In quei 33 punti e 10 rimbalzi l’ex-Gators dà un giro a tutti per talento, intensità e voglia di vincere.

Motum 5- – Dov’è finito lo stretch-4 che apriva il campo inesorabile ad inizio stagione? Il campionato della Virtus e la partita hanno progressivamente risucchiato l’aussie in un emisfero cestistico non suo: subisce in post in difesa e si divora recidivo due lay-up di sinistro. Il tutto aggravato da una  sanguinosa infrazione di passi sul -1 che solleva di sdegno tutta la Unipol Arena.

King 5,5 – Allo sbando nella procella della difesa bolognese, dove il pick-and-roll cremonese lussureggia. Falli prematuri e la poca incisività sui due lati del campo lo buttano presto fuori dalla partita.

Hardy 5,5 – Impalpabile nei suoi 25 minuti nonostante percentuali affatto disdicevoli. Sarebbe quello da cui andare nelle situazioni, frequenti, in cui l’attacco della Virtus si fa stagnante ma lui spesso non si fa trovare.

Ware 5,5 – Non dà mai l’impressione di essere lì per accendere la luce dell’attacco bolognese, che, infatti, si riduce spesso ad un 1-contro-5. Finisce in crescendo con 7 punti nell’ultimo quarto, ma spesso pretende ancora che le difese gli concedano le giocate che gli riuscivano nella serie inferiore.

Imbrò 5 – Non gli riesce nulla di ciò che cerca di creare. Ed è spesso qualcosa che la partita non chiede. 0 punti in 15 minuti in cui è sempre avulso dal gioco. Al momento in un pernicioso plateau nella sua maturazione.

Fontecchio 5 – Un acuto sulla schiacciata dalla linea di fondo e poi l’oblio. In 20 minuti nessuno, nemmeno Bechi, gli chiede di prendersi la squadra sulle spalle, ma almeno di contribuire col suo talento alla causa comune. Resta evanescente.

Bechi 5 – Inutile essere ingenerosi con il coach alla sua ultima partita sulla panchina bolognese: 9 sconfitte nelle ultime 11 segnano soprattutto un’involuzione individuale e di squadra che Bechi non ha saputo diagnosticare e quindi invertire. La formula non è solo di rito: paga anche colpe non sue. Ma: “It’s a men’s game“. A presto, coach!

Vanoli Cremona

Zavackas 6 – Se non fosse il giocatore che è, si potrebbe parlare di passo indietro rispetto alle sue prime 3 gare. Invece resta per 30 minuti perfettamente mimetizzato in una partita che non gli chiede zampate ma solo di reggere il fondale.

Marchetti 6 – In 5 minuti getta in campo la solita intensità da folletto che gli vale un’entrata sconsiderata, un ottima palla recuperata ed un gancio da 3 punti che serve a riciclare il cronometro dei 24″ tanto poco ortodosso quanto efficace.

Woodside 6,5 – Non gli si può imputare più di tanto per il 4/18 al tiro perché spesso il cerino dell’attacco si spegne tra le sue dita. Trova con ottimo timing Spralja sul pick-and-roll e si prende quelle triple in transizione che sono epifenomeno della sua fiducia attuale. I morbidissimi floater che piazza fanno dimenticare un “movimento Indiana “da ripassare. Saldo al timone.

Jackson 7 – I 23 contro la Virtus fanno 20 di media nelle ultime 4. Jackson ha fatto del problema delle percentuali una risorsa, occupando la porzione interna dell’attacco (7/9 da 2): ottima intesa con Kelly e Spralja e quei lay-up che puniscono la pessima transizione difensiva di Bologna. Sta riducendo anche i danni collaterali da eccesso di palleggi.

Spralja 8 – Fa vedere come nella cassetta degli attrezzi non ci sia più solo micidiale tiro frontale: si è reinventato proficuo giocatore interno con licenza di rollare. Un condensato di efficacia in 21 minuti, a 2 rimbalzi dalla doppia doppia. Mentalmente vincolato al match, ne mette 13 dei suoi 24 nell’ultimo quarto. Classe operaia in paradiso.

Johnson 6,5 – Perfetto nel suo 2° quarto quando Cremona va avanti dell’incollatura decisiva. In tanti minuti (25) è sempre all’altezza dell’intensità della gara.

Kelly 7 – Evidentemente vede meglio il canestro da quando concentra i propri sforzi in un minutaggio condensato: 11 punti con 5/7, in 18 minuti in cui sbaglia solo un paio di goffi movimenti in post. Per il resto punisce convintamente sull’asse con gli esterni l’inconsistenza della difesa bolognese.

Ndoja 7 – Ritrova smalto atletico rispetto alle ultime uscite e con esso anche feeling col tiro, piazzando il jumper nel finale che infrange le speranze di recupero virtussine. Migliori spaziature e flusso di gioco lo hanno esentato dal doversi costruire tiri che non gli appartengono.

Pancotto 7,5 – Un positivo nativo come il coach di Cremona forse storcerà il naso per la definizione della Vanoli come “Coroner” del campionato. Ma il motivo è presto detto: Cremona certifica la compromissione, più o meno cronica, del gioco degli avversari, giocando ora un basket semplice, essenziale fino alla prevedibilità, ma eseguito con dedizione e intensità in attacco, ed applicato con abnegazione e coesione in difesa. Chi perde contro Cremona dimostra di non avere le qualità che Pancotto le ha trasmesso, ovvero idee chiare e/o cuore. O, come ieri, nessuna delle due.