Il Pianella è un amplificatore di suoni e sentimenti.

il tunnel (foto C.Perotti)

il tunnel (foto C.Perotti)

Se vuoi sostenere la squadra col tuo canto esso amplifica la tua voce, sarà per le mitiche lamiere, e la rende possente.

Se vuoi urlare la tua rabbia esso la rende roboante tanto da far tremare i pilastri del cielo.

Se vuoi tremare di freddo esso rende l’ambiente glaciale e l’unico modo per scaldarti è stare vicino al tuo compagno di posto e cantare con lui.

Se vuoi scioglierti di caldo, ai playoff ti porta diretto all’inferno.

Se la tua squadra ha bisogno di un miracolo, l’aiuta a superare parecchi limiti con il suo effetto Pianella.

Ma se lo visiti da solo, nel semibuio, allora sei solo con la tua anima. Ti parla perché scricchiola, lo puoi odorare con quel mix di ferro, lamiera e polvere, prova ad illuminarti con le sue feritoie, prova a raccontarti le sue ferite. Perché il Pianella è un vecchio combattente pieno di cicatrici, che sa di aver nel destino la morte ma che non smette mai di combattere.

i Tubi Innocenti vanno al soffitto (foto C.Perotti)

i Tubi Innocenti vanno al soffitto (foto C.Perotti)

Nasce da una riunione carbonara quando alcuni amici guidati da Antonio Borghi (detto Togn da Gaian) nonché sostenitori del Cantù si riuniscono in un bar del rione Pianella, una zona della cittadina brianzola, e decidono di costruire nella limitrofa Cucciago un palasport nuovo di zecca visto che la palestra Parini non rientra più nei parametri della Legabasket e la squadra era dovuta emigrare a Brescia. Il 2 ottobre del 1974 il palasport viene inaugurato con un amichevole contro l’Ignis Varese campione d’Italia.

Da quel momento il Palasport Pianella è invecchiato, forse male come asseriscono gli avversari che, non senza ragione, lo chiamano Hangar o Garage. Ma resta uno dei più formidabili “fattori campo” in Italia.

Il suo epico freddo ha portato anche a momenti esilaranti come quando Jerry Reynolds, guardia che arrivava da Orlando in Florida e dai palazzetti NBA, si rifiutava di allenarsi per il troppo freddo… allora il GM Gianni Corsolini, visibilmente irritato per lo sciopero del suo americano, in un clima realmente glaciale, andò in mezzo al campo e si spogliò restando in canottiera, mutande e calze nere al ginocchio urlando a Reynolds “NON FA FREDDO! VEDI CHE NON FA FREDDO?!” coi giocatori piegati in due dal ridere…

Dai 5.500 posti iniziali si è scesi a 3910 con le normative attuali ma il timore che incute negli avversari ed il calore che infonde nei propri gladiatori non ha eguali e mentre si aspetta che con un miracolo o con la buona volontà delle persone pazienti nella sua sede naturale di Cantù si riesca ad edificare un nuovo palazzetto degno della Regina d’Europa il vecchio Pianella, guidato dal suo storico proprietario Francesco Corrado con al fianco il figlio Alessandro, cerca di rifarsi il look chiamando a raccolta anche altre belle realtà cittadine come la Libertas della pallavolo e la Briantea del basket in carrozzina.

Pianella raduno 2013-2014 (Foto Roberto Caruso 2013)

(Foto Roberto Caruso 2013)

Infine Pianella vuol dire anche il suo mitico custode Giacomo Marelli, perfetto simbionte della struttura.

Il “Mino”, oltre a conoscere ogni lamina ed ogni tubo Innocenti, si affeziona ai suoi giocatori. Come quando Thurl Bailey tornò a Cantù dopo parecchi anni, arrivò verso mezzogiorno al Pianella e lo trovò chiuso, si mise perciò a battere i pugni alle porte per richiamare l’attenzione di chi era dentro. Il Mino va ad aprire e poco dopo richiude la porta cristonando nel suo balbettante dialetto brianzolo. Andrea Lanzi, pure lui storico massofisioterapista, che sapeva dell’arrivo di Big T, accorse chiedendo lumi al custode: “El ghé un negar che vuole entrare a tutti i costi!”. Trattenendo le risate Lanzi gli disse: “Quel nero è quello che qualche anno fa ti lasciò una busta…” (Bailey, gran signore, alla fine di ogni stagione lasciava ad ogni dipendente una busta con una cospicua mancia). A quel punto il Mino, illuminandosi, corse ad aprirgli la porta…

il Mino (Foto Ale Vezzoli)

il Mino (Foto Ale Vezzoli)

E si interessa alle sorti dei suoi ex giocatori. Quando Mike Green, dopo l’annata in cui la Bennett giocò la finale scudetto, se ne andò (incredibilmente) a Barcellona Pozzo di Gotto e tornò al Pianella a salutare i suoi ex compagni, il vostro cronista venne “reclutato” dal Mino poiché voleva chiedergli chi lo allenava (si trattava di Pancotto ndr) ma una volta tradotta la domanda in inglese Green clamorosamente non si ricordava il nome del suo coach. Il Mino lo guardò interdetto e borbottò andandosene: “Rob de matt… Mavadaviaulcù”

Caro vecchio Pianella, il passato, il presente e forse il futuro della Pallacanestro Cantù sei ancora tu. E come dice il Mino, ci vediamo presto “se al ta ciapa no!

PALASPORT PIANELLA11691

Via Cantù, 10, 22060 Cucciago Lombardia

Coordinate:   45°44’24″N   9°5’59″E  http://wikimapia.org/#lang=it&lat=45.740240&lon=9.099861&z=17&m=b