Nuova puntata di “Il Basket e la crisi”, approfondimento di Dailybasket che si occupa delle squadre che attraversano le crisi più complesse nel nostro campionato.
L’ospite di oggi è Antonello Nevola, direttore sportivo della Scandone Basket Avellino e colui che ha contribuito ai successi conquistati dagli irpini negli ultimi anni.

Antonello Nevola

 

DB: Avellino ha seriamente rischiato di scomparire dal basket che conta. Com’è ora la situazione?

Nevola: ” Abbiamo effettivamente vissuto una situazione molto critica, certamente più seria di quelle accadute negli ultimi anni. Per fortuna anche questa volta è stata trovata una soluzione e l’entrata della Sidigas nella compagine societaria ha ridato tranquillità a tutto l’ambiente. De Cesare (amministratore unico della società main sponsor nella scorsa stagione) ha provveduto, insieme agli altri soci, ad effettuare l’aumento di capitale necessario per appianare i debiti e rientrare nei parametri richiesti dalla Comtec.

DB: La crisi però non riguarda solo Avellino, basti pensare agli addii di Benetton a Treviso e di Toti a Roma

Nevola: “Per la verità la crisi è mondiale, ovvio che ne risenta ancor più uno sport come il basket che per anni ha beneficiato della presenza di mecenati disposti a spendere tanto solo per la passione che li lega alla palla a spicchi. Il problema principale è che il basket non offre un ritorno di immagine adeguato e quindi diventa molto difficile trovare persone disposte ad investire”.

DB: Cosa si dovrebbe fare per ridare forza al movimento cestistico?

Nevola: “Bisogna fare uscire il basket dalla nicchia in cui si trova. La decisione di dare i diritti alla Rai si muove in questa direzione e i dati di ascolto ci confermato che la scelta è stata giusta. Dal punto di vista normativo è necessario dare delle regole stabili che permettano agli investitori di avvicinarsi alla pallacanestro, come quella che ha fissato i paletti per l’eleggibilità dei giocatori per i prossimi cinque anni. Bisogna lavorare tutti insieme, anche se probabilmente si muovono meglio le piccole città (ad esclusione di Milano che ha un progetto molto importante).

DB: Da appassionato di basket, quale realtà sono da “imitare”?

Nevola: “A me è piaciuta molta la decisione di Cantù di giocare l’Eurolega a Desio, un palazzetto più grande che però è stato sempre pieno in occasione di tutti gli incontri. Ha lavorato molto bene anche Sassari, a prescindere dal risultato sportivo, perché è riuscita a legare la squadra alla città anche per merito del suo presidente che ha una gran voglia di investire, non solo dal punto di vista economico”.

MARCO POMICINO