Eccoci qui. Direte voi è solo lunedì, non mercoledì, che ci fai un’altra volta da queste parti?
Beh, come avrete notato, nell’arco dei playoff, rispettare la scadenza fissa è difficile: l’attualità, giustamente, reclama la sua parte ed, allora, è necessario ricalibrare l’appuntamento ad inizio settimana.
Un’edizione speciale del punto del mercoledì (lunedì) tutta dedicata alla presentazione dell’atto finale del nostro campionato: Milano vs Trento.
Si rivedono a poco più di un anno di distanza da quella semifinale che proiettò definitivamente nell’olimpo del nostro basket l’Aquila e, contestualmente, sancì il naufragio dell’Olimpia targata Repesa dando, di fatti, in quella sede, l’avvio alla rivoluzione dell’estate 2017.
Facile pensare al copione: Milano vuole vendicarsi, è più forte (sulla carta), ha un allenatore che ha vinto 6 scudetti sul campo, si riprenderà il tricolore dopo due anni.
Ecco, approccio più sbagliato di questo, per l’EA7 e gli addetti ai lavori, non può esserci.
La squadra di Pianigiani arriva a questa finale in crescendo di condizione.
La stagione milanese può essere divisa in un prima e un dopo. Lo spartiacque è la Final Eight di Coppa Italia, quando l’Olimpia viene maltrattata da Cantù e se ne torna a casa praticamente senza accorgersi di essere mai arrivata.

Simone Pianigiani (foto Stefano Gandini 2018)

Da quel momento la squadra, reduce anche dalla seconda disastrosa campagna europea consecutiva, ha voltato pagina in campionato, dove ha perso – tra regular season e playoff – solo 4 partite, due con Brescia (1 in regular season, l’altra in gara 1 di semifinale), in casa contro Pesaro e lo spareggio per il il primo posto di Venezia all’ultima giornata.
Il moltiplicatore di questi progressi è stata la difesa, tallone d’Achille milanese in tutta la prima parte di stagione, e, poi, come d’incanto, punto di forza, tanto da permettere a Milano di essere, al termine della stagione regolare, la prima difesa del campionato.
Indubbiamente su questo dato ha avuto un peso specifico non trascurabile la cristallizzazione delle gerarchie che ha comportato una riduzione ed una scientificità delle rotazioni: nella post season Pianigiani si sta affidando a 9 elementi, 10 se consideriamo il risicato spazio riservato a Pascolo, mentre Abass è sparito dai radar.
Neppure una coincidenza che l’innalzamento del livello difensivo sia coinciso con l’infortunio e l’assenza di Theodore, tanto produttivo in attacco, quanto dannoso nella propria metà campo.
Proprio su questa necessità/scelta, Pianigiani ha definito i 12, non ricorrendo, di fatti, più al turnover, con M’Baye e lo stesso Theodore in tribuna a far compagnia al desaparecido Kalnietis (mai tesserato per il campionato e piuttosto inutile anche in Eurolega).
Per stessa ammissione del tecnico senese, l’Olimpia approccia alla serie finale con meno certezze di Trento ma “con l’entusiasmo di chi vuol migliorare giorno dopo giorno”, quasi come se si volesse rinunciare scientemente al ruolo di obbligata a vincere. Non servono, però, questi mind game per allontanare il pensiero che – in caso di sconfitta – la stagione sarebbe assolutamente fallimentare.
Non è questo, però, il momento di abbandonarsi a pensieri melodrammatici, soprattutto per una piazza nevrotica ed una società non sempre lineare nella sua conduzione sportiva.
Restando al campo, la più bella notizia in casa Milano è l’inserimento di Kuzminskas, finalmente a pieni giri, nel motore della squadra. Il lituano era arrivato ad inizio anno con i galloni di uomo della provvidenza e, invece, ci ha messo parecchi mesi per prendersi il proscenio venendo, però, fuori nel momento del bisogno contro Brescia in semifinale, quando, in gara 4, è salito in cattedra con 24 punti(con 5/7 da 3) e 8 rimbalzi per 31 di valutazione.
Le speranze sono riposte in lui e nella solidità sotto canestro di Gudaitis e Tarczeswki, il cui tonnellaggio è difficilmente equiparabile alle nostre latitudini.
Determinate anche il ruolo di equilibratore, su entrambi i lati del campo, che sarà chiamato a recitare il capitano Cinciarini, la cui regia asciutta, seppur poco estrosa, dovrà dettare i tempi in transizione per evitare le mareggiate trentine sul contrattacco.

Vladimir Micov (foto Stefano Gandini 2018)

Su tutti, il lider maximo resta, comunque, Micov, l’uomo di esperienza e vittorie che, più volte, ha tolto le castagne dal fuoco all’EA7: occhio al suo lavoro difensivo sui tanti mezzi lunghi della Dolomiti Energia.
Un capitolo a parte lo meriterebbe Goudelock. Il suo stellare talento non è in dubbio ma, adesso, non ci sarà spazio per ulteriori passaggi a vuoto che hanno costellato la sua stagione: è la prima punta e dovrà prendersi le sue responsabilità ( per intenderci, air ball sulla tripla decisiva stile gara 1 con Brescia, non sono più ammessi).
In casa Trento, la pressione ha lasciato spazio all’eccitazione per la seconda finale raggiunta in due anni.
A lasciare di stucco è il climax ascendente nei finali di stagione della squadra di Buscaglia, una costante sia lo scorso anno che questo. Quando si arriva ai playoff nessuno vorrebbe più affrontare l’Aquila ma, purtroppo, a qualcuno è toccato e a gridare “mamma li trentini” sono stati prima Avellino e, poi, Venezia.
Ecco, un’altra costante, emblematica per testimoniare la costanza ai vertici della Dolomiti, sta diventando lo scalpo in semifinale dei campioni in carica: era successo lo scorso anno proprio con Milano (4-1, tre vittorie al Forum ed Olimpia dritta dallo psicanalista), è successo la settimana scorsa con la Reyer.
Anche in questi playoff, così come un anno fa, Trento ha portato a casa le serie sovvertendo il fattore campo e facendolo sempre in gara 1. Un elemento, questo, da non sottovalutare: la squadra non ha timori reverenziali e gioca indifferentemente in casa e fuori.
Buscaglia ha cementato un gruppo granitico che ha cambiato pelle nel corso dell’annata, perdendo Baldi Rossi ma ritrovando Hogue strada facendo. Proprio il pivot bonsai sarà l’ago della bilancia per tener botta nel gioco interno contro quei marcantoni di Gudaitis e Tarczewski: è presumibile che Milano vorrà dare palla sotto abbastanza di frequente, starà alla difesa (prevedo tanta zona) trentina trovare le contromisure adeguate.

Buscaglia Maurizio (Foto R.Caruso 2015)

Già lo scorso anno Buscaglia impapocchiò l’Olimpia con 40 minuti o quasi di zona ma, stavolta, dovrà considerare la schiera di tiratori biancorossi, decisamente più nutrita rispetto alla versione 2017. Sarà una bella partita a scacchi.
E’ chiaro che, sebbene la forza di Trento sia il collettivo, gran parte delle chance di scudetto passeranno dalle mani di Sutton, il leader offensivo della squadra, chiamato, però, a mettere da parte certi isterismi mostrati contro Venezia.
La nota più lieta di questi playoff per la Dolomiti è sicuramente Shields che, nella serie contro la Reyer, si è attestato su livelli stellari, esplodendo con 27 punti in gara 1 e sentenziando i campioni in carica nelle due gara casalinghe.

Hogue schiacciata (foto Pasquale Cotugno)

Da non sottovalutare il cuore (e le giocate) del capitano Toto Forray, match winner in gara 4 di semifinale e uomo della storia, protagonista della scalata dalla B e sempre a referto da quando è in A.
Qualcosa in più è lecito aspettarsi anche da Gutierrez, arrivato a compensare l’addio di un play a tutto tondo come Craft ma, al netto di sprazzi di classe, frenato da squalifiche, infortuni e difficoltà di adattamento.
L’enorme punto interrogativo per Buscaglia sarà il recupero o meno di Flaccadori.
L’azzurro stava producendo la miglior stagione della carriera, quando un infortunio muscolare al quadricipite l’ha fermato alla vigilia di gara 4 con Venezia, Trento spera di recuperarlo.
La sua presenza può far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra: l’augurio è che un giocatore italiano così forte possa essere della serie, anche per arricchire il bagaglio di esperienze in una carriera decollata e destinata ad essere scintillante.
Stando ai precedenti, siamo 11-8 in favore di Milano ma 4 pari nei playoff, senza dimenticare lo smacco dei quarti di Eurocup 2016 quando Buscaglia e soci si fecero beffe dell’Olimpia.
A maggior ragione, quindi, il pronostico non potete chiedermelo e, stando alla mia tradizione pessima, mai come in questa circostanza, mi rifiuto di farlo.
Vi auguro, però, di godervi questa super finale!

Jacopo Romeo