Meo Sacchetti è un uomo che racchiude in se presente passato e futuro del basket italiano, oggi più che mai, con un premio appena ritirato come Coach dell’anno, una stagione da incorniciare ed una serie vinta contro Bologna con due buzzer beaters di fila nei quarti dei playoff.

Dailybasket l’ha incontrato in una mattina di un ritrovato Maggio primaverile nel nuovissimo Club House Dinamo inaugurato proprio qualche giorno fa in concomitanza con l’inizio playoff, ad un passo dal PalaSerradimigni.

Ci sediamo al mio tavolo” dice sorridente Coach Sacchetti indicandoci un tavolo in fondo che, come immagine di sfondo ha proprio una sua foto, quella dell’allenatore più vincente della storia della Dinamo Banco di Sardegna Sassari.

Viene spontaneo chiedere se quando sbarcò in Sardegna, nell’agosto del 2009, potesse immaginare di essere qui ora

Ovviamente no, sapevo che c’erano i principi per lavorare bene  poi è seguito un turbinio di emozioni che non potevo prevedere e sono qui a raccontarlo. Devo dire che l’aspetto più rilevante è la serietà che entrambe le proprietà (Sacchetti arrivò durante l’era Mele, ndr) hanno mostrato ed una grande tutela per i professionisti”.

Ma cos’ha Sassari di particolare?

C’è un gruppo importante ed una gestione nell’ordine della seria professionalità, iniziato con i Mele e continuato con  Sardara. Poi c’è questo zoccolo duro di italiani capitanati da Vanuzzo e Devecchi, che sono motore d’inserimento per gli altri italiani e per gli stranieri appena arrivati. Loro danno l’identità al gruppo ed i nuovi si trovano catapultati in una realtà con le porte aperte sia della squadra che della società. Sospetto che ormai di Manuel non ve ne libererete più così facilmente, preparatevi”.

Lei ha giocato per tanti anni, come cambia la percezione nel passare dall’altra parte del campo?

“Ormai da questa parte gli anni passano più in fretta e la percezione che hai delle cose del passato si affina sempre più. Quando ero un giocatore avevo i miei sogni, le mie ambizioni, pensavo solo a giocare. Oggi mi ritengo un privilegiato: faccio un lavoro che mi piace e che mi permette di stare dentro allo sport che amo. Faccio sempre questo paragone e per me le proporzioni sono queste: da giocatore il grado di soddisfazione è 100, da allenatore 20-30 mentre da Dirigente 10. Chiaramente quando riesci ad ottenere grandi risultati  e prendi consapevolezza di aver fatto la cosa giusta non puoi che gioirne. Il mio grado di soddisfazione è pari alla crescita e al miglioramento dei miei ragazzi”.

Il suo ricordo più bello da giocatore?

Suonerà scontato ma la vittoria con la Nazionale dell’Europeo: quando si vince la sensazione che si prova è indescrivibile, per di più era la prima volta che l’Italia vinceva in Europa, condividevamo tutti un grande senso di appartenenza”.

Cosa manca alla Nazionale di oggi?

Il livello della pallacanestro è sceso molto e, a mio parere, non si è lavorato ne investito sul settore giovanile. Per questa ragione oggi ci troviamo con un vero e proprio gap di generazioni cestistiche”.

Qual è invece il più bel ricordo da allenatore finora?

Senza alcun dubbio la promozione dalla LegaDue qui a Sassari. Io sono legato a quattro città in particolare: Sassari, Asti, Castelletto Ticino e Capo d’Orlando. Ma quello che vedo qui e che non ho mai visto altrove è questa identificazione di una regione, di un’isola intera”.

Meo Sacchetti in timeout durante Gara2 contro Bologna (Foto FM)

Che allenatore è Meo Sacchetti?

Io sono un ex giocatore ed un allenatore che lo ha fatto a tutti i livelli dai bambini alla massima serie. Sono uno che non fa false promesse ai giocatori, non promette 25 minuti o 20 tiri per convincerli a giocare per me. So che ci sono giocatori che possono dare qualcosa in più ma umanamente per me sono tutti uguali. Si dice che io abbia domato Pozzecco: io non ho fatto niente, ho solo cercato di avvolgerlo in un ambiente in cui stesse bene, a trentotto anni non cambi le persone ma puoi creargli le condizioni ottimali per lavorare serenamente. Poi ci sono giocatori che magari hanno degli eccessi (chiedere alla prima fila del settore B del PalaSerradimigni che ben conosce i lanci di bottigliette di un certo play di Fond du Lac, ndr) ma io preferisco che sfoghino su di me e non sul gruppo. La tenuta mentale del gruppo è fondamentale e non deve essere intaccata dalle tensioni personali, poi non sono un santo ogni tanto qualche invito ad “andare in un altro posto” scappa anche a me”.

E’ l’allenatore che avrebbe voluto il Meo-giocatore?

Si, spesso mi chiedo cosa avrei voluto al posto della squadra, dei miei giocatori, e questo mi è di grande ispirazione”.

Abbiamo negli occhi l’immagine di Lei che cerca di calmare Drake Diener in Gara 3 contro Bologna, sappiamo che c’è una schiera di “Giocatori di Meo” al pari quasi di una setta. Ma Lei cosa gli fa ai giocatori?

Drake ho cercato di avvolgerlo, era arrabbiato dopo alcuni fischi secondo lui ingiusti ed avevo paura che il suo nervosismo potesse generare episodi che condizionassero la partita. Poi penso sia la mia onestà a legarli a me, ripeto non sono uno che promette mari e monti. Da giocatore io mi sono dovuto conquistare tutto pezzo per pezzo e sono molto concreto. Anche la mia mentalità con i “piedi di piombo”, senza calcoli o pronostici, durante tutta la stagione non è mancanza di fiducia: ho bisogno che i miei ragazzi sentano sempre la tensione e sia forte in loro l’atteggiamento mentale della sfida. Non voglio che si abbassi mai la guardia, voglio che siano sempre mentalmente forti, è l’unico modo che conosco per crescere in maniera importante individualmente e come squadra. I ragazzi hanno dimostrato di poterlo fare, sono ambiziosi. L’ambiente poi ci ha aiutato molto a lavorare in serenità con tensione positiva ma mai pressione”.

Meo Sacchetti a colloquio con un arbitro (Foto FM)

Ancora Gara3: a 53 centesimi dalla fine Vanuzzo segna una tripla ed è semifinale..

Penso che Manuel abbia segnato il canestro più importante della sua carriera. A me francamente è dispiaciuto che l’atteggiamento nei nostro confronti sia stato come se avessimo rubato qualcosa già da Gara2. Io ne ho perse di partite da giocatore e da allenatore e gli episodi succedono, sono quello che rendono il basket uno sport così bello e crudele”.

Adesso in semifinale si incontrerà Siena

Siena ha mostrato nell’ultima partita contro Varese che si può battere in una partita ma non in una serie. Noi ci andiamo carichi e con l’obiettivo di fare del nostro meglio, poi si vedrà. Regalare almeno una partita di semifinale al PalaSerradimigni ci sembra un buon risultato ma non ci accontentiamo”.

Per chi tifa Meo Sacchetti?

Quando mio figlio non giocava con me guardavo prima i suoi risultati poi quelli di Varese, ora guardo direttamente la mia Cimberio. Sono stato tifoso, giocatore e capitano lì, non potrei tifare altrimenti. In Nba tifo per i Boston Celtics mentre, sebbene non sia un calciofilo, sono milanista

Le danno un budget illimitato chi prende in squadra?

Se mi danno una licenza temporale prenderei Scott May e Thompson dei miei tempi, penso che sarebbero i giocatori ideali per il mio basket”.

A chi avrebbe dato il premio di Coach dell’anno tra i suoi colleghi?

Stimo molto Luca Dalmonte e penso che anche Attilio Caja abbia fatto un ottimo lavoro quest’anno”.

E il miglior giocatore della serie A secondo lei?

Viktor Sanikidze, nonostante ai playoff non abbia inciso.. per fortuna” sorride sotto ai baffi.

Il più grande campione di tutti i tempi secondo lei?

“Steven Geoffrey Redgrave: il più vincente della storia del canottaggio maschile, afflitto da diabete”.

La DInamo Banco di Sardegna Sassari

Facciamo un gioco, mi dia un aggettivo per ognuno dei suoi giocatori

Metreveli è un germoglio, Binetti uno scugnizzo, Quinton l’uomo dello stuzzicadenti. Jack è sottovalutato, Travis è completamente pazzo, Brian è il mio bimbo e Drake il mio secondo bimbo. Vanuzzo è semplicemente Sassari, Pinton è una faccia tosta e Easley è the joker”.

Ed i suoi assistenti Ducarello e Citrini?

Permaloso uno e permaloso due”.

Non abbiamo chiesto a Meo Sacchetti dove pensa di trovarsi fra cinque anni ma ci piace pensare che sarà facile incontrarlo per le strade di Sassari o tra le viuzze ciottolate di Alghero. Tra una partita e l’altra della Dinamo, ovviamente.

Valentina Sanna