Dopo tanta incertezza, inizia la finale più giusta. Fra poco Milano e Reggio Emilia incroceranno le armi per decidere chi sarà il successore della Dinamo Sassari nell’albo d’oro del campionato italiano, giunto quest’anno all’edizione numero novantaquattro. A contendersi il tricolore saranno le due squadre più attrezzate della stagione, che sin dallo scorso settembre venivano messe in prima fila nella griglia tra le pretendenti al titolo.

Jasmin Repesa, allenatore dell'EA7 Milano

Jasmin Repesa, deluso dalla prestazione della sua squadra (Foto Savino PAOLELLA 2015)

La corazzata Olimpia ha avuto qualche intoppo per arrivare all’atto finale della stagione, obiettivo minimo per la squadra di Armani. Con l’arrivo di Jasmin Repesa in panchina si è voluto costruire una squadra assemblata in maniera più quadrata cancellando quasi ogni residuo della fallimentare stagione precedente, assecondando le idee del coach croato. Con tanto materiale a disposizione e con le classiche, almeno per Proli, correzioni in corsa, l’ex Treviso ha faticato per trovare l’assetto giusto per affrontare le sfide alle quali erano chiamate le ‘scarpette rosse’; la campagna europea targata EA7, composta da una mesta eliminazione al primo girone di Eurolega e da due pesanti ceffoni subiti da Trento in Eurocup, fa fatica a raggiungere la mediocrità. Questa  squadra, nonostante un gioco a tratti scarno, ha però dimostrato di avere un cuore e un’anima e di saper reagire alle difficoltà, condizione non scontata per una grande: in questi playoff Milano si è trovata più di una volta a rincorrere e non è mai crollata psicologicamente, trovando sia nelle gare singoli con Trento che nella serie con Venezia le armi giuste per poter ribaltare l’inerzia. E nella serie con i lagunari, Repesa potrebbe aver trovato l’ossatura giusta, tenendo fuori dalle rotazioni Jenkins assieme al desaparecido Barac.

dailybasket-reggio-avellino-4-3-menetti-abbracciamo-i-vinti-quei-200-alla-mediopadana-hqdefault.jpgReggio Emilia ha invece inseguito queste finali per un intero anno, dopo aver sfiorato lo scudetto dodici mesi fa. La banda di Menetti non è rimasta a piangere sull’occasione mancata, ma ha radunato le proprie forze per poter concretizzare nuovamente il proprio sogno. E la Grissin Bon ci è riuscita tenendo per sé il grosso del gruppo della passata stagione, fatto da ragazzi terribili alla Della Valle e Polonara e di grandi vecchi come Kaukenas e Lavrinovic, aggiungendo giocatori capaci di poter dare qualcosa di concreto alla causa. È il caso di Pietro Aradori, non solo uomo da tanti punti ma ‘cagnaccio’ come ce ne sono pochi in Italia, e di Andrea De Nicolao, preso per essere il backup di Stefano Gentile ma alla fine rivelatosi l’erede naturale di un altro Andrea, colui che fu il condottiero delle ultime stagioni e adesso passato  proprio a Milano, che risponde al cognome Cinciarini. La filosofia di gioco è rimasta quella fortunata e prendersi il secondo posto in stagione regolare è stato un gioco da ragazzi;  la netta vendetta su Sassari ha tolto la scimmia dalla spalla, mentre il battere Avellino nella serie più bella dei playoff ha dimostrato che al PalaBigi si fa sul serio. Adesso però è il tempo del tricolore; Milano per il titolo numero 27, Reggio Emilia per la storica prima volta. Che vinca il migliore.