Marco Atripaldi ai tempi di Biella (fonte pallacanestrobiella.it)

Marco Atripaldi ai tempi di Biella (fonte pallacanestrobiella.it)

Tutto fatto a fine luglio. Con l’acquisto di Richard Howell la Pasta Reggia Caserta ha completato in largo anticipo la composizione del roster per la stagione 2014/2015; una campagna acquisti che ha visto pochi colpi, ma mirati, da parte della compagine di Carlo Barbagallo e Raffaele Iavazzi; l’ex North Carolina State (stesso ateneo di due illustri predecessori all’ ombra  della Reggia come Josh Powell e Charles Shackleford) fa il paio con Frank Gaines come possibili crack nel campionato italiano, affiancati dal cavallo di ritorno Luigi Sergio a rimpolpare il gruppo italiano e da Sam Young, il grande colpo ufficializzato la scorsa settimana. Anche oggi ad orchestrare il tutto è stato Marco Atripaldi, che in un anno è riuscito a dare alla Juve un’immagine di società seria, competente e che tiene al territorio. Ed in quanto uno degli artefici della rinascita bianconera, andiamo ad ascoltarlo.

Ciao Marco, il mercato bianconero si è concluso ieri con l’acquisto di Richard Howell. Vuoi spiegare che tipologia di giocatore è?

E’ un giocatore interno che può dare tanti minuti in entrambi gli spot di lungo. I suoi 203 centimetri non sono tantissimi  ma ha un bel tonnellaggio (115 chili) che sa far valere al meglio, grande lunghezza di braccia e duro, tutte cose che fanno di lui un ottimo rimbalzista. Ci interessava questa tipologia di giocatore, duro e dinamico, e lui mette insieme queste caratteristiche, dall’inizio del mercato è stato in testa a tutto lo staff tecnico, non è stato semplice metterlo a roster ma abbiamo aspettato il momento giusto. Scordatevi i paragoni con Kyle Hines, centri piccoli ma che hanno differenti caratteristiche.

La squadra è stata completata con lui, centro undersize.  La filosofia di gioco di Molin sarà incentrata di nuovo sulla rapidità di gioco come fatto per buona parte della scorsa stagione o su una possibilie varietà di quintetti?

Abbiamo costruito una squadra di giocatori versatili. A parte Michelori, che gioca prevalentemente da 5, e Ronald Moore, quasi tutti possono ricoprire almeno due ruoli. La versatilità sarà uno dei nostri punti forti, permettendo a Lele di poter schierare un quintetto diverso a seconda delle situazioni che si verificheranno in campo.

Il fiore all’occhiello della sessione di mercato è stato Sam Young. Come è nata questa trattativa, così improvvisa?

 Il suo nome è venuto fuori durante i primi di giugno ma sembrava economicamente impossibile. Arrivati in America per la Summer League è nata, guidata anche un po’ dal caso, la possibilità di riprovarciU, parlando con il suo agente e dando la nostra disponibilità; la trattativa è nata e conclusa in 48 ore. Al di là del nome importante per le sue esperienze in NBA è un elemento importante per noi per le nostre caratteristiche, è capace di giocare entrambi gli spot di ala. Ci serviva un giocatore capace di giocare da 4 visto il nostro reparto esterni già al completo, dando la possibilità a tutti i nostri effettivi di dare una mano in campo.

Il primo acquisto è stato Frank Gaines. Durante la Summer League hai avuto modo di osservarlo da vicino.

E’ un giocatore con grandissime abilità da scorer, e come tale potrebbe avere anche qualche momento di magra in alcune occasioni. Ma non me ne preoccupo: sa fare canestro in tanti modi, sa attaccare il ferro ed ha un rilascio del pallone molto rapido, in difesa si fa rispettare sulle linee di passaggio. Mi è piaciuto anche a livello umano, un ragazzo che sa far gruppo e con la testa sulle spalle, un buon acquisto a tutto tondo. Fortunatamente lo abbiamo  preso a metà giugno dopo averlo seguito per un po’, non so se più tardi saremmo riusciti a farlo nostro. In Summer League ha fatto vedere ottime cose, come la capacità di segnare molto in pochi minuti e senza forzare.

Howell e Gaines sono due giocatori che hanno avuto tanto spazio in D-League. Questo dimostra l’occhio di riguardo che si ha per la lega di sviluppo americana.

Il nostro occhio è sì puntato verso l’America, dove ci sono numerosi giocatori interessanti per le nostre latitudini. Ma durante l’anno cerchiamo di seguire tutti i campionati europei, abbiamo uno staff numeroso ed il suo raggio è abbastanza ampio, cerchiamo sempre di ampliare le nostre conoscenze per compiere le scelte migliori per la squadra.

Nuovi sponsor per la società, fa capire che il vento sta cambiando.

Avevo avvertito tutto questo già da maggio. Rispetto allo scorso anno le aziende ci stanno accogliendo meglio. Alcune risposte sono arrivate, altre le attendiamo a breve. Siamo contenti per ora ma le cose possono andare ancora meglio.

La Juve si sta  esponendo anche sul territorio, con il rinnovamento delle strutture per la pallacanestro. E’ il simbolo che per il bene della squadra c’è bisogno di una corrispondenza biunivoca tra società e territorio.

E’ un concetto che Lello Iavazzi sta esponendo da tempo. Il rinnovo delle strutture, come il rinnovato interesse verso il settore giovanile, vanno verso l’ampliamento dell’immagine della Juve verso il territorio, oltre a fare il bene della società. Sono due componenti fondamentali.

Il tuo compito è stato più semplice rispetto allo scorso anno, con buona parte della squadra confermata in blocco. Chi potrà essere la chiave di volta per la stagione che arriverà?

Nessuna chiave di volta. La squadra è stata costruita per funzionare da squadra. Anche in questo senso va preso l’acquisto di Luigi Sergio, giocatore nato e cresciuto qui nel territorio. Abbiamo una base di sette decimi da cui ci siamo creati e proprio il gruppo deve essere la nostra forza.

Lo scorso anno i playoff sono stati a portata di mano per lungo tempo, riuscendo solo a sfiorarli. Con questa squadra, vuoi sbilanciarti verso la post season?

Non mi sbilancio perché non ha senso. Lo scorso anno siamo arrivati al settimo posto a pari merito, ma avanti a squadre che hanno speso più di noi. Quest’estate il nostro budget è rimasto immutato, la nostra parola d’ordine è umiltà. Vorremmo provare a far meglio, questo è ovvio, ma per poterlo fare dovremo lavorare ogni giorno sul parquet, migliorando giorno dopo giorno. Questo è l’obiettivo per la prossima stagione e dovremo affrontarlo tutti insieme. L’unico giudice sarà il campo.