Parte stasera l’attesa e ampiamente pronosticata serie di finale tra la Montepaschi Siena e l’EA7 Milano. Una sfida che, per una volta, non inizia con tutti i favori del pronostico per la squadra toscana: gli alti e bassi di Siena in campionato e il travolgente girone di ritorno di Milano, infatti, fanno sperare in una serie equilibrata e combattuta, come la finale del campionato italiano non è da molti anni.

Lavrinovic come sempre uomo chiave per la MPS (foto corrierenazionale.it)

Le squadre

Siena – La corazzata di Simone Pianigiani, data frettolosamente per vacillante al termine della regular season, sembra “sinistramente” tornata la squadra predatrice degli scorsi anni. Forse meno talento complessivo, e qualche anno in più soprattutto sulle spalle di alcuni veterani di gran classe, ma dopo il periodo difficile coinciso con molti infortuni in serie  i campioni d’Italia hanno rimesso in moto la loro macchina vincente. La rotazione a disposizione del coach della Nazionale è davvero infinita, contro Sassari la Mens Sana si poteva permettere il lusso di scegliere chi, tra i vari Andersen, Kaukenas, Maciulis, Moss, Rakocevic, lasciare fuori dai 12. Un lusso straordinario che nemmeno la pur “lunga” Milano può permettersi. C’è aria di grande rinnovamento e, probabilmente, di fine di un ciclo a dir poco leggendario tra i biancoverdi, questo forse sarà ancora uno stimolo in più per Stonerook e compagni per cercare di scrivere una pagina di storia. Le caratteristiche della Montepaschi sono sempre le stesse: difesa micidiale e raddoppi che tolgono lucidità all’attacco avversario, killer instinct sviluppatissimo e ben collaudato nel tempo. Il recupero di giocatori chiave come Kaukenas ed il rientro ad ottimo livello di Lavrinovic, vero barometro della squadra di patron Minucci, i due fattori che possono dare tante certezze a Simone Pianigiani. Atteso con grande interesse l’ex Pietro Aradori, in grande crescita ed atteso alla definitiva consacrazione, ma attenzione anche all’esperienza di Andrea Michelori, uomo perfetto per fare a spallate con un altro veterano di grande intensità e forza fisica come Mason Rocca. Sarà decisiva anche la scelta di chi “escludere” gara dopo gara da parte dei campioni d’Italia, esclusione che può rappresentare anche un riposo prezioso per alcuni campioni non proprio nel loro prime time dal punto di vista anagrafico.

(Foto Savino Paolella © 2012)
Per provare l’impresa l’EA7 avrà bisogno di un super Hairston (Foto Savino Paolella © 2012)

Milano – L’EA7 viene da un periodo estremamente positivo, con un bilancio di 14 vittorie nelle ultime 15 gare giocate. Il segnale d’allarme, però, è arrivato proprio nelle ultime due partite, ovvero nella sconfitta in gara 3 a Pesaro, che ha interrotto a 13 le vittorie consecutive della squadra di Scariolo, e nella vittoria in gara 4 sempre a Pesaro, in cui Milano ha dato l’impressione di aver portato a casa la partita, e la qualificazione, più perché la Scavolini aveva finito la benzina, che per meriti propri (1/10 al tiro nell’ultimo quarto). Milano schiera, nel reparto guardie, Omar Cook e Malik Hairston. Il primo, conosciuto da anni come play ragionatore e pessimo tiratore, nell’ultimo periodo ha stupito tutti e così pure nella serie contro Pesaro, in cui, nonostante una gara 4 da 5 punti con 1/4 da tre, ha chiuso come miglior realizzatore e miglior assistman della sua squadra nella serie (12,7 punti e 5 assist di media), oltre che come miglior tiratore dalla lunga distanza, sia come quantità di triple a segno (9) che come percentuale (45%). Hairston, invece, dopo due buone prove nelle gare giocate a Milano, ha disputato una pessima gara 3 (8 punti, 7 palle perse), riprendendosi parzialmente in gara 4 (12 punti e 7 rimbalzi, ma ancora 5 palle perse). Come ali, partono in quintetto due giocatori piuttosto altalenanti come Mancinelli e Fotsis, l’eroe di gara 4 (17 punti con tanti canestri pesanti nei momenti chiave), mentre come centro Bourousis potrebbe avere un minutaggio ridotto se in difesa dovesse soffrire oltremisura l’atipicità di Andersen. Dalla panchina esce un elemento fondamentale come Jr Bremer, MVP di gara 1 contro Pesaro, ma in calo nelle ultime due gare, mentre gli altri cambi degli esterni sono un Alessandro Gentile sempre più decisivo nei finali di gara (molte scelte sono ancora piuttosto opinabili, ma spesso riesce a correggere i suoi errori con l’impegno e l’energia), e un Giachetti che, con il rientro di Bremer, ha visto calare il suo minutaggio e le sue responsabilità. Sotto canestro, il giovane Nicolò Melli, dopo aver quasi annullato Jumaine Jones nelle semifinali con una difesa magistrale, è pronto a ripetersi contro i lunghi senesi, mentre Mason Rocca sarà chiamato in causa probabilmente solo in situazioni “disperate”, dato che è un maestro nel risolverle. Non si capisce invece quanto spazio potrà avere Radosevic, parso un po’ in calo nell’ultimo periodo e forse ancora poco pronto mentalmente per una finale del genere. Chiude la panchina il dodicesimo uomo Filloy, che vedremo in campo solo nell’improbabile caso di garbage time negli ultimi minuti.

I coach

Pianigiani – Si è detto ormai davvero tutto dell’era di Simone Pianigiani alla guida della Montepaschi. Forse sarebbe meglio definirla epopea, una “stagione” ricca di successi e di grandi soddisfazioni che hanno fatto diventare la Mens Sana una delle squadre più titolate d’Italia. Il coach toscano ha avuto il merito, non da poco, di riuscire a far trovare sempre nuovi stimoli ad una squadra ricchissima di talento ma che poteva avere la tendenza, naturale, di perdere di vista l’intensità vincente. Ed invece Pianigiani, con tutto l’ottimo staff tecnico a partire dal vice Luca Banchi, è sempre riuscito, nonostante alcuni cambi generazionali obbligati e non, a lasciare intatta la superiorità tecnica e fisica dei biancoverdi. Intensità, letture del gioco, capacità di sigillare le gare in un amen, sfruttare le debolezze dell’avversario. Pianigiani ha studiato da “grande” già da anni ed ora, con la prestigiosa investitura di allenatore azzurro, potrebbe essere portato alla ricerca, più che comprensibile, di altre sfide. Siamo certi che riuscirà però, anche in questa finale, a dare tutte le impostazioni giuste per creare problemi a Milano, soprattutto minando alla base le certezze dei biancorossi, sfidandoli dove forse ancora sono più deboli e precari, ovvero la continuità nell’arco dei 40 minuti.

Scariolo – Sergio Scariolo era stato chiamato per iniziare un nuovo ciclo a Milano e, per il suo primo anno, le richieste della società erano di migliorare rispetto all’anno precedente. La squadra l’ha già fatto, sia in campionato che in Eurolega, ma è chiaro che ormai non ci si può accontentare. Il coach campione d’Europa con la nazionale spagnola dovrà gestire al meglio i suoi uomini chiave e, soprattutto, i molti mismatch che si verranno a creare negli accoppiamenti difensivi, in particolare per quanto riguarda il playmaker e il centro. Ma, cosa fondamentale, dovrà anche riuscire a convincere i suoi giocatori che, stavolta, battere Siena è possibile.

La chiave

Due sono i mismatch chiave della serie, entrambi sulla carta a favore di Siena: quello tra McCalebb e Cook e quello sotto canestro tra Andersen e Bourousis. Cook ha dimostrato, contro Pesaro, di faticare a tenere un play rapido e buon penetratore come Hickman e, a maggior ragione, dovrà faticare contro una forza della natura come il giocatore di passaporto macedone. Bourousis, invece, già in campionato ha fatto vedere di soffrire i lunghi perimetrali e agili, come Andersen (e Lavrinovic). Per questo, il suo minutaggio potrebbe risentirne, e di conseguenza il gioco dell’intera squadra, dato che il greco è l’unico giocatore nel roster (c’è anche Mancinelli, ma è un mezzo lungo) in grado di creare punti spalle a canestro. Non sembrano invece esserci mismatch particolarmente favorevoli a Milano, la cui sorte, oltre a quanto già detto, dipenderà soprattutto dalle condizioni fisiche di Bremer: rientrato a sorpresa nelle semifinali contro Pesaro, la guardia americana ha giocato una gara 1 spettacolare (13 punti con tre triple in fila nel quarto periodo), una discreta gara 2, un buon inizio di gara 3 e una pessima gara 4, chiaro segno di calo fisico. Un calo che si può riscontrare soprattutto nelle percentuali dall’arco: 7/12 fino a metà del secondo quarto di gara 3, 0/7 nel resto della serie. L’ex Novgorod è tornato in campo prima di quanto previsto, un fattore che ti concede esplosività nelle prime gare ed una fatica fisiologicamente prevedibile con il susseguirsi degli impegni ravvicinati. Se il mancino americano non dovesse ripetersi sui livelli delle prime due gare casalinghe contro la Scavolini per l’Olimpia si aprirebbe un “buco” non indifferente nella rotazione della posizione di guardia tiratrice.

Il pronostico di DailyBasket

Una sfida che per la prima volta vede Siena favorita ma senza dare l’impressione di essere totalmente dominante. Milano può trovare molte risorse importanti da una panchina che sta sempre più trasformandosi nel valore aggiunto tanto atteso da coach Scariolo. L’unico errore che potrebbe rivelarsi fatale per l’Olimpia sarebbe quello di non entrare da subito nel clima da battaglia lasciando alla Montepaschi la possibilità di controllare psicologicamente, prima ancora che tecnicamente, la gara. La sfida che potrebbe portare la Montepaschi al sesto sigillo consecutivo passa proprio da questa complesso di “superiorità” che le stesse avversarie tendono a concedere a Siena, soprattutto in una sfida di lunga durata.
Il vaticinio, che potremmo comodamente definire auspicio per lo spettacolo, è quello di una serie in 7 partite, in cui Siena conserva ancora un minimo margine di vantaggio, 4-3 Montepaschi.

DAVIDE MORONI – MARCO TAMINELLI