Frank Vitucci (Foto Alessio Brandolini 2014)

Frank Vitucci (Foto Alessio Brandolini 2014)

Tra rimpianti, mea culpa e promesse di riscatto per il prossimo anno all’insegna dell’umiltà si è chiusa una stagione per la Sidigas Avellino che, definire deludente, appare agli addetti ai lavori come un vero e proprio eufemismo. Si perché nelle calde giornate di luglio ed agosto dello scorso anno la società biancoverde non si era tirata indietro dall’ambire a risultati di un certo prestigio per l’attuale stagione (Final Eight e playoff) giunta al capitolo finale degli spareggi playoff. Un obiettivo ritenuto alla portata del roster costruito dal duo Nevola – Vitucci ma sfumato con largo anticipo rispetto alle attese per via dell’alternanza di risultati che hanno contrassegnato il percorso di Spinelli e compagni.

COSA NON HA FUNZIONATO: Tra gli aspetti da bocciare vi è un girone di ritorno completamente da dimenticare e diseguale rispetto alla prima fase della stagione. Se nei primi mesi di regular season la Scandone è riuscita a coltivare la possibilità di qualificarsi alla Final Eight di Coppa Italia, malgrado un bilancio in trasferta da bocciare, fino all’ultima occasione utile (la famigerata serataccia su campo di Reggio Emilia dell’11 gennaio), nella seconda parte del campionato si è assistito ad un letterale crollo di Avellino alla casella vittorie: quattro affermazioni a fronte di undici passi falsi rappresentano un bottino da formazione candidata alla retrocessione. Un bilancio che non rispecchia minimamente gli sforzi profusi dal patron Gianandrea De Cesare. L’azionista di maggioranza della Sidigas, infatti, ha spinto fortemente per la riconferma di Jaka Lakovic in canotta biancoverde e per l’arrivo di coach Frank Vitucci. Costoro hanno deluso più di tutti le aspettative di larga parte della tifoseria. Il primo è stato perseguitato da numerosi problemi fisici che ne hanno limitato le prestazioni sul parquet; il secondo per non esser riuscito a dare la sua impronta di gioco ad un roster che, come trapelato nelle ultime dichiarazioni del tecnico varesino ai media locali, non ha rispecchiato la sua filosofia cestistica che ha visto Avellino eccessivamente legata al tiro da tre punti, facilmente battibile in difesa negli 1vs1 e poca incline al gioco in transizione.

Daniele Cavaliero

Daniele Cavaliero

COSA HA FUNZIONATO:Di fatti i numeri promuovono Daniele Cavaliero, l’unica lieta notizia (la dirigenza è già al lavoro per la riconferma), Kaloyan Ivanov e Will Thomas, riconosciuta come la miglior coppia di lunghi dell’intera serie A.

FUTURO: Di certo i due non dovrebbero permanere in terra irpina così come lo stesso dovrebbe accadere  per Jarvis Hayes, Leemire Goldwire e Paul Biligha e Valerio Spinelli. Alla porta ci sono anche Taquan Dean e Jeremy Richardson, i due epurati nello scorso mese di gennaio e su cui la società di contrada Zoccolari non ha mai voluto far chiarezza sui motivi che hanno condotto all’allontanamento dei due colored sebbene le tanti voci che si sono susseguite a ritardo. Chi non ha convinto del tutto è Je’Kel Foster, protagonista nelle ultime quattro uscite di altrettante buone prestazioni che, tuttavia, non lo hanno salvato dalle imbarazzanti performance dei primi mesi con la divisa della Scandone che lo hanno reso celebre anche con simpatici hastag su twitter. Ripartire è la parola d’ordine per Avellino: al timone del vascello campano ci sarà ancora Frank Vitucci. Umiltà, passione, volontà di rientusiasmare una piazza delusa e atleti che rispondano alle esigenze tecniche dello stesso coach costituiscono gli obiettivi per l’annata che verrà. Auspicando che sia quella del riscatto.