Guardando il video dei canestri decisivi del 2012 salta agli occhi la cospicua presenza della Dinamo Banco di Sardegna Sassari con ben quattro azioni, quattro buzzer beaters che la dicono lunga sull’anno della squadra sassarese. Quattro canestri che hanno fatto la storia di questa Cenerentola del basket, che ben fotografano l’incredibile anno cestistico vissuto da una regione intera.

Il Presidente Stefano Sardara alla presentazione della maglia Dinamo a inizio stagione (Foto Anteprima_SalvatoreMadau)

Il Presidente Stefano Sardara alla presentazione della maglia Dinamo a inizio stagione (Foto Anteprima_SalvatoreMadau)

Lo sa bene il presidente Stefano Sardara che del sogno è il regista insieme alla società: DailyBasket l’ha incontrato per una chiacchierata sull’anno che è appena finito e quello che verrà.

Qual è il bilancio di questo 2012?

E’ superfluo fare un bilancio: il risultato è molto più che positivo sia dal punto di vista sportivo che societario. Abbiamo centrato una storica semifinale scudetto contro la corazzata Siena, abbiamo vissuto un’emozionante estate che ha visto sbarcare proprio nella nostra isola le migliori squadre d’Europa contro le quali abbiamo avuto l’onore di giocare. E quest’inizio di campionato ci sta regalando grandissime soddisfazioni”.

Varese in vetta e Sassari al secondo posto, che campionato dobbiamo aspettarci?

Ad oggi penso di poter dire senza esagerare che l’unica differenza tra noi e Varese sia il canestro non entrato di Vanuzzo nello scontro diretto. Ma ancora è presto: con l’uscita di Cantù dall’EuroLega ora ci aspettiamo una grande rimonta e francamente non posso credere che Milano sia quella che stiamo vedendo. Quanto a Siena zitta zitta è sempre lì e sembra che abbia trovato la quadratura del cerchio, prova che la società del mio amico Minucci è una macchina perfettamente funzionante che inquadra giocatori e staff in tempi celeri entro determinati sistemi”.

C’è in questo senso un’emulazione della società sassarese?

Dal punto di vista organizzativo si. Sono convinto che nel basket fosse necessario inserire da molto tempo una mentalità di tipo aziendale all’interno delle società, i segnali d’allarme lo avevano dato i collassi di alcune note società. Credo che ad oggi la società debba abbracciare l’identità della squadra nella sua totalità, in una sinergia perpetua. Noi sardi poi siamo avvantaggiati dato che godiamo di un’identità ben definita ed è facile inserire i nostri valori nel progetto comune. Se guardo quello che abbiamo costruito in due anni mi viene la pelle d’oca: dal rischio di vendere il titolo a tutto ciò che fa parte del nostro presente come la partecipazione all’EuroCup o la creazione della Club House e dello Store Dinamo”.

Ma qual è il segreto che rende possibile il totale coinvolgimento di ognuno di questi ragazzi al progetto Dinamo, facendolo proprio?

I giocatori percepiscono che l’ambiente è sano ed ambizioso ma il clima in cui si lavora è sereno e privo di pressioni. Vengono inseriti in un microcosmo che copre tutte le sfere e permette loro di esprimersi al meglio: ci si allena seriamente ma poi si sta insieme fuori dal parquet e si scherza. Chi arriva qui sente da subito i valori di orgoglio e appartenenza della nostra isola e questi si sente subito a casa”.

C’è però una ricetta segreta?

Nessun segreto o ingrediente magico: semplicemente la consapevolezza. Non possiamo prescindere dal nostro punto di partenza, non possiamo dimenticare dove veniamo: è giusto essere ambiziosi e consapevoli dei nostri mezzi ma con i piedi saldi a terra”.

Praticamente la filosofia Sacchetti..

Con Meo abbiamo da subito sentito grande affinità nonostante potremmo essere due gemelli diversi (date le grandi differenze fisionomiche): ricordo ancora una delle prime volte che l’ho incontrato. All’epoca ero ancora un semplice dirigente della passata gestione e dovevo parlarci al termine di un allenamento durante il quale mi avevano avvertito che c’erano stati dei duri scontri con un giocatore. L’ho visto da lontano parlare con Devecchi gesticolando animatamente ma mi sono fatto coraggio perché dovevo per forza parlarci. Quando mi sono avvicinato l’ho sentito che spiegava a Jack come cucinare un pesce al sale. Questo è indicativo della persona che Meo è: ti dice quello che pensa ma poi non conserva rancore”.

Coach Sacchetti durante un timeout (Foto Anteprima_SalvatoreMadau)

Coach Sacchetti durante un timeout (Foto Anteprima_SalvatoreMadau)

Tra il coach ed alcuni tifosi è però da sempre un odi et amo degno del miglior Catullo

Meo è uno che porta con se il suo bagaglio di giocatore: quando è arrivato a Varese ha trovato un pubblico ostile nei suoi confronti. Ma quando ha finito la sua carriera si è trovato ad essere osannato dagli stessi che al suo arrivo erano scettici. Difende i giocatori come fossero tutti figli suoi, li preserva e li rispetta. uestoQ Questo è il suo modo di essere e non può piacere a tutti. Come allenatore è uno che riesce a tirare fuori l’acqua anche dai sassi”.

Qualche anticipazione per il nuovo anno?

Posso dirvi che a Gennaio verrà messa una pietra importante e fondamentale per il piano produttivo della società, un punto fermo che ci permetterà di entrare nella fase due: la stabilizzazione della società Dinamo. Attenzione però, la Dinamo non è di un imprenditore ma di un territorio, del popolo di una regione che è la sua forza e senza la quale non esisterebbe”.

Un'immagine dei tifosi della DInamo Sassari (Foto Anteprima_SalvatoreMadau)

Un’immagine dei tifosi della DInamo Sassari (Foto Anteprima_SalvatoreMadau)

In chiusura Presidente il suo personalissimo UP e il DOWN di questo 2012?

Non ho dubbi che il momento più bello sia stata la partita in casa contro la Stella Rossa Belgrado: una bellissima partita incorniciata da un’emozionante pubblico, un’esperienza unica. Mentre il down è stata la sconfitta in casa contro Brindisi: non ci aspettavamo un tonfo di quella portata contro l’Enel (che fu rivale diretta per la promozione in serie A nel lontano 2009/10) di fronte al nostro pubblico”.

E l’augurio per il 2013?

Di mantenere questa stessa umiltà di adesso che ci permette di guardare al futuro con serenità e continuare a costruire il nostro progetto mattone per mattone. Perché noi  dei tre porcellini vogliamo essere quello che ha costruito la casa con il calcestruzzo”.