Coach Piero Bucchi (foto di E.Zito 2013)

Coach Piero Bucchi (foto di E.Zito 2013)

Il primo a parlare in sala stampa è coach Bucchi: “Faccio i complimenti alla Sutor, per noi si è verificato quello che è accaduto spesso negli ultimi tempi, siamo calati nella tenuta. Da tempo facciamo allenamenti zoppicanti, ci manca la continuità in palestra e in partita. Manca tenuta, continuità nel lavoro e nel sacrificio, ma questo è possibile averlo solo se ci alleniamo bene e di continuo. Senza questi strumenti siamo una squadra normale, ma la faccia ce la siamo creata con la difesa, col sacrificio, e con l’abnegazione. Siamo fuori condizione, un esempio eclatante è Todic che sta avendo difficoltà. La pallacanestro a questi livelli dimostra che i nodi vengono al pettine. I ragazzi ci hanno provato, ma non hanno avuto gambe nel finale. È molto tempo che non riusciamo a far allenamenti con intensità vera, se non riusciamo a riprenderci sarà difficile. A noi serve allenarci in dieci, e fare pallacanestro vera”.

Qualche contestazione arbitrale, infine: “Nell’ultima azione Dyson secondo me è stato clamorosamente azzoppato, ma non hanno fischiato, penso che lo rivedrò in tv. Sono sicuro invece che il canestro e fallo di Cinciarini sia ingiusto, il fallo è arrivato nettamente sul palleggio e quel fischio ha deciso la gara”.

 

Recalcati (sutorbasket.it)

Recalcati (sutorbasket.it)

L’allenatore brindisino lascia poi spazio all’euforia di Recalcati, felice per la vittoria dei suoi: “La prima cosa che ho pensato alla fine è che siamo ancora vivi” esordisce, “ed è la notizia più importante. Abbiamo ancora molto da dire. In questi giorni si è detto che è finito il tempo delle parole, le ultime le abbiamo spese con Santoro venerdì, e se dico che è il momento di fare i fatti vale per noi soprattutto. Siamo a quattro gare dalla fine, abbiamo visto quanto sarà difficile, giocheremo sempre contro squadre più complete ed atletiche. Credo che stasera i ragazzi abbiano dimostrato cosa vuol dire provarci sempre, senza arrendersi quando vai sotto contro una squadra che sta facendo meglio. Abbiamo avuto la capacità di provarci fino alla fine, grazie ad un grande segnale dei giocatori, che spero venga raccolto. Da soli non ce la facciamo, i giocatori andranno sempre oltre le loro potenzialità. Stasera hanno superato addirittura le aspettative. Adesso c’è qualche giorno di riposo, ne avremmo fatto a meno, perché l’adrenalina di oggi così svanirà un po’. Sfrutteremo comunque la pausa che darà più tempo a noi, e alla società e alla proprietà per capire cosa fanno questi ragazzi che devono essere gratificati perché sono professionisti e lo stanno dimostrando. Sono molto orgoglioso dei ragazzi, dello staff, non era una partita facile da preparare. Vado a casa contento, riposiamoci un po’ e aspettiamo notizie”.

“Non è più momento di parlare” ribadisce Recalcati riguardo l’iniziativa sua e del DG Santoro di ridursi lo stipendio. “Ci ho pensato a lungo sull’iniziativa fatta con Sandro, ci ho pensato sperando di non doverlo fare, ma è stato necessario. Mi fa piacere che qualcosa si sia già messo in moto. Ora mi aspetto che l’iniziativa si completi, che io e Sandro siamo costretti a fare il passo che abbiamo promesso. Spero che chi ha aderito a questa iniziativa, lunedì visto che le banche sono aperte dimostri che qualcosa si sta muovendo ancora. Abbiamo dato dieci giorni, trascorsi i quali io e Sandro saremo svincolati, e ognuno trarrà le sue conclusioni in modo autonomo”.

Dobbiamo sempre trovare motivazioni” conclude Recalcati, “cercando tutta la settimana appigli per alimentare la concentrazione e la determinazione. Sarebbe più difficile comunque se non avessimo persone disposte a ricevere degli input. C’è uno scambio continuo di feedback tra staff e giocatori. Dopo se hai unità di intenti, puoi anche perdere, ma stasera non avrei avuto nulla da imputare. Noi di difficoltà ne abbiamo avute per tutto l’anno, e siamo abituati a ripartire sempre, senza frustrazioni. È un grande progresso che questo gruppo ha fatto da novembre a oggi. La conquista maggiore non è saper cambiare pelle dopo le partenze degli americani, ma la corazza che questi giocatori hanno sviluppato in queste condizioni”.