Una squadra così in difficoltà – e in balia probabilmente più di se stessa che degli avversari – non se lo aspettava quasi nessuno a inizio campionato. Il risveglio della Pallacanestro Trieste, dopo l’autentica debacle di ieri pomeriggio contro la Fortitudo Bologna, è di quelli davvero brutti. Perché quei maledetti 40 minuti passati interamente a subire una diretta concorrente per la promozione fanno capire quanto pronta sia la Flats Service di Attilio Caja a stare al vertice e al tempo stesso quanto poco lo sia, al momento attuale, la banda di Jamion Christian. Sportivamente schiaffeggiata in lungo e in largo, senza riuscire minimamente a dare un segnale distensivo a un pubblico che (a ragione) l’ha fischiata parecchio ieri sera.

Nell’analizzare la disfatta contro la “F”, si potrebbero anche guardare le statistiche. Ma ciò che va fatto in casa biancorossa è principalmente guardarsi allo specchio per capire come la tanto sperata evoluzione di squadra si sia trasformata invece in una preoccupante involuzione globale. E dire che il match di ieri sia stato la naturale prosecuzione dei secondi venti minuti di sette giorni prima a Cento è un esercizio facile facile da fare. Perché – al netto della differente forza delle due ultime avversarie incontrate – il denominatore comune dell’attuale Pallacanestro Trieste è quello di “accontentarsi” troppo di poter risolvere i propri problemi con quel tiro da tre (anche ieri sera, più croce che delizia) che doveva essere la punta di diamante e che ancora una volta è invece la punta dell’iceberg di come le cose non stiano girando per nulla in campo. Ed è innegabile che anche ieri il compitino di rimettersi in riga provando quasi esclusivamente a girare l’inezia più col tiro dall’arco che con soluzioni interne, non ha funzionato. E con un’assenza così marcata di alternative valide sul parquet, è altrettanto evidente che il cammino biancorosso alla conquista di un risultato importante a fine stagione rischia di diventare una via Crucis difficile da digerire per l’intero ambiente.

Ma cosa può realmente cambiare nelle settimane che verranno, pensando alle due trasferte di Verona e Piacenza prima del derby interno contro Udine? Se ci si aspetta già un defenestramento di coach Christian, caldeggiato a gran voce dalla Curva Nord ieri sera, i più resteranno delusi. Perché è chiaro (anche ascoltando le voci del dopo gara di ieri) che il progetto tecnico sin qui intrapreso non prenderà una strada diversa già in questo ambito. E allora se si è convinti di aver fatto le giuste scelte durante l’estate, serve rialzare immediatamente la testa, lavorare duro e fare in modo da invertire la rotta rapidamente. Perché di spettacoli brutti come quelli di ieri sera non li vedevamo da tanto tempo. E, schiettamente parlando, non abbiamo più voglia di vederli. Al di là degli obiettivi di stagione.