Giorgio Valli (Foto Savino Paolella 2014)

Giorgio Valli (Foto Savino Paolella 2014)

Dopo le due vittorie casalinghe contro Reggio Emilia e Avellino, la Virtus Granarolo vede una seconda parte del girone di andata leggermente in discesa – almeno sulla carta. Non si distrae dai suoi obiettivi, però, coach Giorgio Valli. Intervistato da Daniele Labanti sulle pagine del Corriere di Bologna, è deciso nel continuare a percorrere la strada intrapresa, che sta regalando belle soddisfazioni a tutto l’ambiente bianconero. Riportiamo di seguito l’articolo.

 

Senta Valli, dopo la seconda vittoria di fila e con un record di cinque vinte e quattro perse (impensabile all’inizio), volevamo intervistare un suo giocatore. Ma siete talmente «squadra», che trovarne uno più meritevole era impossibile. Così eccoci qua.

«E vi ringrazio perché creare un gruppo era proprio quello che volevamo fare quest’estate. Non avevamo soldi per comprare le star, abbiamo puntato su altro: gente giovane, motivata, disposta a lavorare e a stare insieme. Evidentemente ci siamo riusciti».

Come?

«Innanzi tutto lavorando tanto. Questi ragazzi passano molte ore in palestra. Poi con la qualità del lavoro e per questo debbo ringraziare il mio staff di allenatori e preparatori. Infine la disponibilità dei ragazzi: sono arrivati il 18 agosto e tutti hanno capito perché siamo qui».

Una chiave immediata?

«Per noi battere Capo d’Orlando e Caserta era la vita. Lo sapevamo, abbiamo iniziato presto il ritiro per essere pronti».

Il campionato italiano è in cerca di storie e titoli: inevitabile immaginare che la Virtus piena di giovani, che parte da -2, che non ha un euro o quasi, diventi qualcosa di simile a una rivelazione. 

«La storia insegna che l’anno scorso questo club era 5-1 e si è sciolto. Figuratevi se possiamo pomparci noi per un 5-4. Non nego la soddisfazione, ma quella vera deve arrivare a maggio. Quindi i fari restano spenti. Accanto a noi, c’è Crovetti che fa tanto in ufficio».

Avete un leader designato: Allan Ray. Uno che se fosse stato sempre allenato da lei, sarebbe ancora nella Nba.

«Abbiamo empatia, non lo nego. Conosco la sua storia, perché cerco sempre di approfondire cosa c’è dietro un mio giocatore americano. Lui ha dato fiducia a me, io a lui. Poi lui ci mette anche il talento, ovviamente».

Prima di parlare di Fontecchio, che è l’uomo-copertina, una annotazione: oltre tre mesi di lavoro si notano nel migliorato tempismo di un giocatore come Gilchrist. Che pareva perduto, e invece ora fa cinque palle recuperate, buoni aiuti, eccetera.

«Tutto giusto. Gus, Gino, tutti giocatori migliorati. Mazzola e Okaro fanno anche il lavoro oscuro. Io non ero preoccupato, la loro volontà è il simbolo di questa squadra. Se uno studente si applica, prima o poi raccoglie».

Cosa dirà oggi alla squadra alla ripresa dei lavori?

«Vedremo come sempre il filmato delle cose negative, per migliorarle. Dirò che voglio vincere a Varese perché siamo qui per questo. Nessuno è appagato e quando è necessario suono la sveglia ricordando ai miei americani che non hanno fatto seimila chilometri per venire in Italia a dormire. Se in partita qualcuno esagera, ricordo che nessuno di loro è Dwyane Wade in grado di vincere da solo. Squadra vince, singolo perde».

Lo deve dire spesso?

«No perché tutti ne sono consapevoli ed è un gruppo che resetta in fretta sia la vittoria sia la sconfitta».

È anche un gruppo che si allena «all’ultimo sangue», senza lesinare mischie e botte. Eccola lì, la «squadra».

«Sul concetto di competitività positiva abbiamo battuto da subito. Voglio allenamenti veri, perché così arrivano i miglioramenti. Inoltre tengono sulla corda gli americani, meno abituati ai nostri ritmi».

Abdul Gaddy è una scommessa sua. Vinta.

«Gaddy è uno felice di aiutare a far vincere la squadra. Mi piace questo, ma lui sa bene che deve migliorare nella realizzazione. Ma è uno che alimenta lo spirito del gruppo».

E, accanto, Matteo Imbrò sta ritrovandosi.

«Matteo si deve dimenticare il vecchio Imbrò, su cui tutti scrivevano poemi. Dico questo pubblicamente perché l’ho già detto a lui. Deve lavorare sulla tecnica, che è l’unico modo per sopperire al gap fisico. È un ragazzo di enorme volontà che ci sta dando minuti vitali. Appena padroneggerà il timing del passaggio, sarà un buon giocatore».

E Fontecchio?

«Ha tutto, basta che resti umile. Con questa testa, può andare lontano».

Per Valli questa squadra e questa stagione sono la sintesi della carriera?

«Vengo in palestra come il primo giorno, non so se è tempo di consuntivi ma la mia passione è totale. Ho una voglia pazzesca di allenare questi ragazzi e rispondo al motto “stay hungry, stay foolish”».

 

 

Ufficio Stampa e Comunicazione

Virtus Pallacanestro Bologna