UPS:

Alexey Shved: Il talento della guardia russa era tutto lì da vedere e già da parecchio tempo. I lampi di classe sopraffina non sono mai mancati, sia nel nostro continente, sia nella sua pur breve esperienza oltre oceano con le maglie di Minnesota Timberwolves, Philadelphia 76ers, Houston Rockets e New York Knicks (7,4 punti di media in 182 partite). A mancare, in tutta la sua carriera, è sempre stata la continuità ad alto livello, la capacità di elevarsi a leader tecnico ed emotivo della propria squadra e una fase difensiva che troppo spesso è stata da censurare.
Sulla difesa dobbiamo ancora lavorare (per usare un eufemismo), ma il talento offensivo di questo ragazzo è veramente infinito e l’inizio di Top 16 con il suo Khimki non poteva essere migliore, con la vittoria in volata ai danni dei “cugini”, non troppo amati, del Cska Mosca. Una gara a tratti anche dominata dalla formazione di coach Itoudis, ma nel momento caldo del match è stato proprio Shved, con il contributo di Tyrese Rice (22 punti con 7/13 da due, 2/2 da tre e 2/4 ai liberi) a riportare l’inerzia in favore dei padroni di casa.
La gara è stata poi decisa nel finale e l’episodio conclusivo è costruito, confezionato e consegnato al pubblico proprio dall’esterno russo, che con personalità si prende un palleggio, arresto e tiro che brucia difesa ospite e retina e regala la vittoria alla squadra di coach Kurtinaitis.
Una prestazione e una giocata che iniziano a giustificare il super contratto da oltre 3 milioni stagioni che le rendono il giocatore più pagato in Europa, ma adesso tutti si aspettano da lui la consacrazione definitiva.

Dario Saric (Foto: FIBA.com)

Dario Saric (Foto: FIBA.com)

Dario Saric: Shved con il suo Khimki non è stato l’unico giocatore di serata a firmare la vittoria con un tiro vincente. Anche l’ala croata ha regalato la vittoria all’Efes Pilsen, in una serata a tratti positiva ma che ha rischiato di trasformarsi in un brutto incubo per i padroni di casa, capaci di farsi recuperare anche quindici punti di vantaggio da una Stella Rossa mai doma.
Il finale è stato deciso dal ragazzo classe ’94, che ancora una volta dimostra qualità offensive incredibile, ma soprattutto la leggerezza di un ragazzino unita alla personalità di un grande veterano. L’Efes nei secondi finali va ad un passo dal vedersi sfumare una partita per lunghi tratti controllata e negli attimi decisivi gioca un’azione confusionaria, in balia della difesa dei serbi. Ne esce comunque un buono scarico per Saric dal mezzo angolo, che senza esitare prende il tiro con grande pulizia tecnica, come fosse il primo tiro della partita. Invece è di fatto l’ultimo canestro dell’incontro, che vale il sorpasso a 3” dalla fine e regala ai turchi la prima vittoria in Top 16.
Certamente la squadra allenata da coach Ivkovic, ha ancora molto da mettere a posto. Non è la prima volta in stagione che l’Efes cade in questi lunghi cali di attenzione, intensità e qualità offensiva e per fare strada nello “spietato” mondo delle Top 16 sarà necessario risolvere questo problema al più presto. Per il momento si godono il gioiellino croato, ala di 207 cm capace di viaggiare a 12 punti di media, 5,8 rimbalzi, 1,7 assist tirando con il 56,5 % da due, il 53,8 % da tre punti e il 90,9 % ai liberi. Il tutto in 21’ di utilizzo medio e rimanendo sempre in campo nei momenti decisivi. E ha dimostrato di essere anche a proprio agio.

DOWN:

Xavi PascualBarcellona: L’inizio di Top 16 certamente non è arrivato su uno dei campi più facili d’Europa, perché giocare ad Atene contro l’Olympiacos non è mai semplice. Qualcosa però ai catalani non gira nel verso giusto in questa stagione e le quattro sconfitte subite nella prima fase della competizione sono state un monito da non sottovalutare. La qualità alla squadra di coach Pascual certamente non manca, basti pensare alla rotazione sotto canestro, con Samardo Samuels, dominatore assoluto della Serie A italiana nelle ultime due stagioni ad uscire dalla panchina come terzo lungo dopo Tomic e Lawal. Manca Arroyo e non è un’assenza da poco, ma anche sul perimetro la qualità non manca, tra Satoransky, Navarro, Ribas e via dicendo. Ancora una volta il passo indietro è dal punto di vista emotivo e i greci ne hanno approfittato alla grande. Dopo un primo quarto in cui entrambe le formazioni faticano a trovare il giusto ritmo offensivo, nella seconda frazione i padroni di casa piazzano un break importante, un parziale di 25-12 che di fatto spacca in due già all’intervallo lungo la partita. Troppo poco per una formazione con il talento, l’esperienza e le ambizioni del Barcellona per affossarsi, ma è quanto accade. Hackett e compagni non fanno niente di incredibile, giocano una buona pallacanestro trascinati dall’entusiasmo del proprio calorosissimo pubblico, ma non mancano errori, palle perse e qualche tiro sbagliato di troppo. Semplicemente per larghi tratti in campo c’è una sola squadra, con gli spagnoli che sembrano non avere energie a sufficienza per provare ad opporre un minimo di resistenza. Si aggrappano nel primo tempo alla classe e a i movimenti nel pitturato di Ante Tomic, ma è davvero troppo poco. La formazione ospite si scioglie come neve al solo davanti ai quasi 12.000 del palazzo di Atene e sarà importante ricompattarsi al più presto per non perdere la scia delle altre grandi, che per il momento sembrano un passo avanti ai catalani.