Il Prof. Maurizio Mondoni

Struttura funzionale degli sport di squadra

 

Ogni disciplina si basa su alcuni principi ed alcuni fondamenti, tali da consentirne un apprendimento sicuro e sempre aperto a possibili sviluppi.

L’insieme degli elementi fondamentali di una disciplina ne costituiscono la struttura.

La struttura funzionale degli sport di squadra si basa sui seguenti principi:

 

–      lo spazio: terreno chiuso, più o meno grande, nel cui interno si svolge la competizione; suddiviso in sottospazi (aree o zone); con reti, porte, buche, canestri; costituisce il limite di azione dei giocatori;

–      il tempo di gioco, differente nei diversi tipi di sport praticati;

–      la strategia: tipo di condotta utilizzabile dal giocatore rispetto ai diversi modi di giocare in attacco o in difesa. E’ differente dalla tattica, perché la tattica elimina le possibilità di decisione e di iniziativa da parte del giocatore;

–      la comunicazione motoria: linguaggio utilizzato dai giocatori per realizzare le azioni di gioco;

–      le limitazioni regolamentari: variano secondo il tipo di sport praticato.

La strategia

 

Le fasi della strategia sono:

 

–      percezione ed analisi della situazione in cui il giocatore è in relazione e percepisce i dati che ritiene utili per la risoluzione del problema motorio che si presenta;

–      soluzione mentale del problema e determinazione del modo in cui deve alterare la situazione attraverso un progetto cinetico a lui congeniale in quel preciso momento;

–      soluzione motoria del problema e realizzazione del piano programmato.

 

Queste tre fasi rappresentano una successione di azioni in stretta correlazione.

E’ molto importante che l’atleta dopo aver preso una decisione, sia in grado di cambiarla se ciò che ha pensato è differente da ciò che sta accadendo durante il gioco.

E’ evidente che la scelta delle strategie (di attacco e di difesa) più adatte a soddisfare le esigenze indicate dalla motivazione, nobilita qualsiasi forma di movimento, esaltandone il contenuto tattico.

La risoluzione motoria del problema, cioè l’effettuazione del movimento, è preceduta da una fase percettivo-analitica prima e subito dopo una fase elaborativa, che insieme costituiscono una “parte invisibile del movimento”, quella cioè che impegna gli analizzatori sensoriali e i processi mentali.

La “parte visibile del movimento” è invece costituita dall’effettuazione che è strettamente dipendente dalle capacità motorie del giocatore.

La percezione risulta dalla stretta connessione tra l’attività degli analizzatori sensoriali (sensazione) e i dati provenienti dall’esperienza (memoria).

Il principiante, invece, utilizza prevalentemente i dati sensoriali, più semplici e più rapidi da interpretare.

Il giocatore, nello svolgimento del gioco, è sollecitato a controllare ogni situazione e svolge un’attività psichica che gli consente di selezionare il flusso dell’informazione.

Percepire ed agire sono due componenti inscindibili dell’azione.

Considerando che la percezione nei giochi sportivi dipende prioritariamente dall’analizzatore ottico (circa l’83%), si può tranquillamente affermare che l’osservazione diventa parte essenziale del gioco stesso.

Il giocatore deve essere in grado sia di avvalersi della capacità di utilizzare l’ampiezza del campo visivo, sia di focalizzare l’attenzione selezionando un piccolo obiettivo.

Tanto più il gioco è evoluto, tanto più aumenta la quantità di informazioni che da esso scaturiscono. I giocatori in genere si allenano poco ad affrontare situazioni cariche di incertezza, giacché la tendenza degli Istruttori è di dissociare la concezione sistemica della “capacità di gioco”, privilegiando l’efficienza delle abilità da un punto di vista della precisione alla problematica dell’elaborazione delle risposte motorie.

 

La difesa

 

La difesa, secondo il linguaggio corrente, inizia con la perdita del possesso della palla, sia per aver realizzato un canestro, una rete, una meta, sia per aver sbagliato la realizzazione dopo un’azione, sia perché l’avversario ha “rubato” la palla, sia perché si è incorsi in errori o violazioni o falli commessi.

La difesa inizia dal possesso di palla (proteggere la palla, difenderla) e quindi dall’attacco (imparare a proteggere la palla), prosegue poi con il tentativo di recuperarla (“attaccare l’attacco”), se se ne è perso il possesso.

Se non ci si riesce, bisogna evitare l’avanzare facile dell’avversario verso l’obiettivo (canestro, porta) e infine bisogna proteggere la porta, il canestro, etc.

Il marcamento

 

Il marcamento rappresenta la regola operativa principale e comune ai differenti giochi sportivi di squadra ed è basato sull’opposizione dei difensori che cercano di impedire o paralizzare le iniziative degli attaccanti. Il marcamento individuale può comprendere:

 

–      l’intercettazione della palla per un errore dell’attacco;

–      il togliere la palla dalle mani o dai piedi dell’attaccante;

–      il frenare o ritardare i movimenti dell’attaccante (costringendolo ad andare dove non vuole andare, occupando prima gli spazi che l’attaccante vorrebbe occupare, anticipandolo, costringendolo all’errore, etc.).

La somma dei marcamenti individuali determina la difesa di squadra.

 

L’attacco

 

Il punto di partenza dell’attacco è rappresentato dalla presa di possesso della palla e da quel momento, la squadra in possesso della palla non deve perderlo fino a quando non realizzi un goal, un canestro o una meta.

L’attacco si basa sui seguenti principi:

 

–      conservare il possesso della palla quando è recuperata;

–      avanzare verso l’obiettivo prefissato (canestro, porta, etc.);

–      realizzare (canestro, rete, mettere la palla a terra nel campo avversario, etc.).

 

Durante l’attacco, il giocatore, sia che abbia il possesso di palla che non l’abbia, deve tener conto dei seguenti elementi:

 

– posizione della palla (non è mai uguale);

– spazi liberi da occupare (variabili);

– situazione in campo dei compagni;

– situazione in campo degli avversari;

– obiettivo da raggiungere (rete, canestro, etc.).

Lo smarcamento

 

Nell’azione di smarcamento, i problemi fondamentali da risolvere da parte dell’attaccante sono:

 

–         se è in possesso di palla, liberarsi dell’avversario che lo sta marcando;

–         se non è in possesso di palla, muoversi (con cambi di direzione, velocità, ecc.) in modo di occupare spazi liberi, facilitare i passaggi e permettere una buona circolazione di palla.

La comunicazione motoria

 

E’ importante durante la partita che i giocatori parlino tra loro sia in difesa che in attacco; il linguaggio può essere verbale, gestuale o motorio (es. passare la palla ad un compagno e giocare con lui).

Negli sport di squadra, il giocatore adatta il suo comportamento a quello dei compagni o degli avversari.

All’interno dell’azione di gioco, il giocatore si trova di fronte ad una grande varietà di segni e segnali che deve costantemente interpretare e decodificare: da una parte, quelli provenienti dai suoi stessi compagni (comunicazione di collaborazione) e dall’altra quelli emessi dagli avversari (contro-comunicazione).

Il giocatore imparerà a decifrare i segni e i segnali che si utilizzano negli sport di squadra e che gli serviranno come mezzo di comunicazione.

 

La regolamentazione dello sport

 

Tutti gli sport di squadra sono sottoposti ad una regolamentazione che ne determina i vari aspetti: dimensioni del campo di gioco, il pallone (grandezza, peso), l’attrezzo (forma, dimensione), il tempo di gioco, il numero di giocatori (titolari e riserve), obiettivi (porta, canestro, ecc.), le regole di gioco (ammessi o non ammessi i contatti), sono elementi importanti di cui i giocatori dovranno tener conto per il gioco stesso.

 

L’avviamento allo sport

 

Il periodo in cui il bambino inizia ad apprendere in forma specifica la pratica di uno o più sport, è tradizionalmente denominato “avviamento sportivo”. Generalmente questo periodo inizia a 9-10 anni senza  la pratica specifica di una determinata disciplina sportiva, ma mediante un’attività multilaterale che faciliti successivamente la pratica sportiva.

Nella pratica dei giochi sportivi, la simmetrizzazione delle capacità e abilità motorie è auspicabile ed è un’obiettivo primario dell’insegnamento della tecnica, che deve essere insegnata un poco alla volta, in relazione ai singoli soggetti.