Il conto alla rovescia è inevitabilmente iniziato.

I giudizi hanno ormai il profumo di sentenze.

Nessuno è più in grado di insidiare Stephen Curry nella corsa (scontata) al titolo di miglior giocatore dell’anno.

Poche altre volte nella storia recente della NBA, abbiamo assistito ad una serie di prove di altissimo livello come quelle messe in scena dal #30.

Per la consegna vera e propria del trofeo, bisognerà aspettare ancora qualche settimana ma sul fatto che Curry vincerà il titolo di MVP non dubita (e non ha mai dubitato…) nessuno.

stephen-curry-madison-square-garden1) Stephen Curry

La tripla da metà campo con la quale – quasi un mese fa – ha battuto i Thunder, è il manifesto ideologico di tutto il suo infinito campionario.

Range di tiro illimitato, consapevolezza di poter segnare da ogni posizione, capacità innata di sapersi prendere le proprie responsabilità anche (e soprattutto) sotto pressione.

Tutto questo e molto altro ancora fanno sì che il nostro non abbia avuto rivali in questa Regular Season quasi senza macchia sia a livello personale che di squadra.

Un proverbio dice che nulla, nella vita, è scontato. Sicuri?

2) Russell Westbrook

Possono bastare 15 triple doppie registrate in stagione per fare di “Russ” un più che legittimo candidato al trofeo di MVP?

Si, possono bastare.

Peccato che ad Oakland qualcuno abbia fatto meglio di lui…

L’ex UCLA è ormai una stella di prima grandezza.

Nei Playoffs, però, non potrà sbagliare…

3) Kawhi Leonard

Contende con pieno merito a Westbrook lo scettro di secondo miglior giocatore della lega.

Se si torna con la mente ai suoi primi due anni nella NBA, in pochi avrebbero mai immaginato di ammirare un Leonard così migliorato in attacco e soprattutto così letale al tiro, dalla lunetta, dal campo o da oltre l’arco non fa differenza alcuna.

La sua difesa, sarà però paradossalmente la chiave che potrebbe permettere agli Spurs di avere la meglio degli Warriors in una possibilissima quanto affascinante finale di Conference.

DRAYMOND-GREEN14) Draymond Green 

Il sospetto che sia l’uomo giusto nel posto giusto è forte.

Altrettanto fondata, però, è anche la sensazione che sia l’uomo che permette alla truppa di Kerr di giocare un basket diverso, per certi versi estremo, e di qualità.

In altri lidi non avrebbe probabilmente un impatto così definito come sulle fortune dei suoi Warriors ma la controprova non c’è.

Di una cosa siamo sicuri.

No Green, no party.

5) Kevin Durant

Non è mai stato estroverso, d’accordo.

Quest’anno, però, ci sembra abbastanza piatto, quantomeno se se ne fa’ un questione di linguaggio del corpo.

In estate dovrà prendere una decisione importante sul proprio futuro e la cosa potrebbe in qualche modo condizionarlo.

In attacco è la solita sentenza ma per frenare la corsa di Warriors e Spurs servirà un Durant più deciso e “cattivo”.

6) Damian Lillard

Ha predicato e sta predicando nel deserto.

Giocare senza stelle di prima grandezza al proprio fianco può aiutare nel racimolare cifre da possibile MVP.

La grandezza di Lillard, però, non è data dalle pur notevoli statistiche che produce ma dalla leadership e personalità con le quali, da solo o quasi (vero McCollum?) sta guidando Portland verso la conquista di un biglietto per la post season.

Scenario difficile da pronosticare in estate.

Kyle Lowry

Kyle Lowry

7) Kyle Lowry

Meno talentuoso del Lillard appena citato, ma ugualmente determinato a fare la differenza sera dopo sera. Insieme al suo compagno di backcourt, DeMar DeRozan, sta rendendo i Raptors i veri antagonisti ad Est degli amletici Cleveland Cavaliers.

Quando il 26 febbraio ne ha messi 43 proprio in faccia a James e compagni, ha fatto capire ai Cavs di avere quello che serve per rendere loro la vita difficile in post season.

8) DeMar DeRozan

L’aria calda (Ok, a Toronto è un eufemismo…) dei Playoffs si avvicina.

DeRozan sembra non farsi prendere alla sprovvista visto che nel mese di marzo viaggia a 27 punti di media a partita, il massimo fin qui in stagione.

Cresce di settimana in settimana.

Se nei Playoffs farà il salto di qualità (che è chiamato a fare così come i suoi Raptors) allora sì che Toronto potrebbe legittimamente ambire alla finale NBA.

9) Chris Paul

Salto di qualità che sono chiamati a fare anche i Clippers.

Con un Chris Paul così, nulla è precluso.

L’ex New Orleans sta giocando un basket di primissimo livello, anche e soprattutto da quando Blake Griffin è ai box per la nota rissa scoppiata in una trasferta a Toronto.

Leader nato, probabilmente il playmaker (insieme a Rondo e Curry) con il più avanzato I.Q. cestistico di tutta la NBA.

LeBron James

LeBron James

10) LeBron James

Nessuno è più dominante di lui, nel bene e nel male.

Qualche sua recente dichiarazione sulla gestione del suo account Twitter, qualche neanche troppo velata critica nei confronti dei suoi compagni, la manifesta volontà di voler giocare con Wade, Paul ed Anthony non stanno aiutando l’immagine di James.

Un leader, certe cose potrebbe anche tenersele per sé.

Non sta giocando a livelli straordinari ma restiamo convinti di una cosa: nei Playoffs tornerà a fare e disfare a piacimento.

Non saremmo affatto sorpresi di vedere un LeBron James da MVP per tutta la post season.