Ennesima opera di Guido De Alexandris che, attraverso diverse settimane di lavoro e con maggior esperienza, ha riscritto dopo 40 anni un suo testo relativo ad un ritiro collegiale federale a Gorizia, risalente al Giugno 1981. Allora i mezzi erano manuali e meccanici (macchina da scrivere Olivetti, pennarelli, cerchiografi, ecc) ma, dispetto dei suoi anni, i suoi contenuti racchiudano ancora tanta ricchezza per gli allenatori di pallacanestro.

Andrea Etrari

“Nei zoom d’ispezione alle mie librerie di tecnica cestistica ho rispolverato un mio scritto narrante tutto il lavoro di tecnica sul campo relativo ad un ritiro collegiale federale a Gorizia, risalente al Giugno 1981… quaranta “e passa” anni da quella volta! Si trattò di un raduno selettivo interregionale per la costruzione della Nazionale Cadetti, gestito da due tecnici federali di allora, Santi Puglisi e Pippo Faina, con assistenti due giovani emergenti come Claudio Bardini e Claudio Corà. L’ho praticamente riscritto e raffinato, ricostruendo ex novo tutti i 178 diagrammi e i 26 disegni (un lavoro veramente enorme!) con i moderni strumenti informatici mentre allora i dispositivi non furono altro che la mia macchina da scrivere meccanica (la Olivetti lettera 32), i timbri per tracciare i campi, i cerchiografi, i righelli e … la mano e i pennarelli!

Spero, umilmente, di aver prodotto non soltanto un cimelio da museo del basket ma anche un prezioso scrigno da cui pescare ancora qualche perla. Certi spunti, certe idee, certe proposte, che forse hanno stoppato il tempo, da aggiustare secondo il format della pallacanestro attuale come confezionare un abito su misura, da poter rendere utili sul campo a noi allenatori. Il presente può ricavare insegnamento dal passato e farne tesoro!

L’occasione è irrinunciabile anche per una veloce carrellata di ricordi. Per noi giovani allenatori, scelti dalla Federazione Italiana Pallacanestro a soggiornare ed osservare tutte le attività in palestra, fu praticamente una sorta di “aggiornamento-premio”. Un’intensissima kermesse di cinque giorni in “full immersion” per imparare e per migliorare il nostro bagaglio tecnico “rubando con gli occhi” la professionalità e la ricchezza di Santi e di Pippo con le loro arsenali di competenze e conoscenze. Al tempo stesso fu un motivo di orgoglio ammirare le abilità prorompenti dei giovani giocatori, provenienti da tutto il Nord Italia, che inseguivano il sogno di vestire la maglia azzurra della Nazionale Cadetti. Fra questi candidati, quelli che di lì a qualche anno spiccarono il volo nel mondo professionistico furono Riccardo Morandotti, Andrea Gianolla, Corradino Fumagalli e Paolo Nobile, interpreti di una lunga e brillante carriera ai massimi livelli sui campi di basket.

Il viaggio verso Gorizia fu un’emozione unica nell’appassionante attesa di vivere quella magica esperienza in palestra. Un tratteggiare la pianura del Nord Est attraverso le belle strade accompagnate dai platani sinché, superato quel fiume sacro e sassoso del Tagliamento, si percorreva la terra benedetta del Friuli, intatta, verdeggiante di campi immensi ove respirare il clima di una grande civiltà contadina. Si sfiorarono paesi dai nomi ladini dolcissimi tra cui Joannis (frazione di Aiello del Friuli), che diede i natali a Enzo Bearzot, un borgo pulito, serio, arioso. Così fino ad arrivare a Gorizia, che ricordo come bella e gaia città, amabilmente borghese, tormentata dalla Storia che non le concesse mai tregua sin dai tempi in cui scesero gli slavi nel periodo carolingio e forse le attribuirono il nome. Gorizia, infatti, sembrerebbe significare “piccolo monte”, indicando le pendici di un isolato rilievo calcareo sulle quali sorge. E’ gradevole attraversare Gorizia a piedi lungo il viale che dalla stazione italiana risale verso il centro, scortati da piacevoli ville e villette che recano un senso di pace e di benessere. E così le strade della parte italiana sono ravvivate da una popolazione tanto gentile e sorridente e recano ancora segni di storia in palazzi di generosa bellezza, dominati dal ferrigno castello medioevale. Il colore grigio, quasi perlaceo, anima le case e conferisce un carattere mitteleuropeo alla città.

Ed ora la parola alla palestra anche se rievoca un evento che il tempo ha assorbito. Dove può accompagnare la brezza del passato? Quella che inanella le esperienze, le allinea, le trasporta. Il viaggio del vento è imprevedibile ma chi ha ascoltato il suono della storia non ha preferito soltanto salvaguardarsi dal vento, lo ha calcolato, lo ha galoppato, capito e poi lasciato soffiare, ma intanto il senso di quel fluttuare è rimasto nei miei pensieri, come l’essenza di un romanzo!”.

Guido De Alexandris, gennaio 2022