euroleague-logoEd eccoci al ranking delle magnifiche sedici che si sfideranno a partire da domani. Abbiamo diviso il ranking in tre parti, considerando le favorite, le outsider e le squadre in cerca di gloria ma che difficilmente potranno puntare ai playoff.

Dopo le squadre dell’ultima fascia, eccoci alle sei outsider, squadre che a nostro avviso lotteranno per l’accesso ai playoff e che potrebbero anche dare qualche grattacapo nei playoff alle favorite. Il ranking, così come per le altre due parti, è in rigoroso ordine alfabetico e non vuole essere una graduatoria tra le squadre che rientrano nella stessa fascia.

Buona lettura!

ANADOLU EFES ISTANBUL (All. Velimir Perasovic)

Perasovic, allenatore del Laboral Kutxa Vitoria

Perasovic dopo Vitoria, prova il miracolo anche all’Efes (foto: Savino Paolella)

Finita l’era Ivkovic con una Eurolega di alti e bassi ed una finale playoff in Turchia persa contro il Fenerbahce, i birrai di Istanbul voltano pagina e si affidano alle cure di uno degli allenatori più vincenti in Europa degli ultimi anni. Quel Velimir Perasovic che ha guidato Valencia al successo in Eurocup nel 2014 e che è reduce dal semi-miracolo sportivo con il Vitoria nell’ultima edizione, quando i baschi andarono molto vicini alla finale. Per il coach croato si tratta di un ritorno sulla panchina dell’Anadolu su cui si era seduto nella stagione 2010/11 e con cui aveva vinto la President’s Cup (la nostra Supercoppa per intenderci). Il cambio di guida tecnica non é corrisposto ad una rivoluzione del roster, con un gruppo rimasto sostanzialmente immutato nei suoi attori principali, con Thomas Heurtel ancora in cabina di comando, Bryan Dunston a fare la voce grossa nel pitturato, supportato dall’esplosività di Derrick Brown, i gioiellini locali Korkmaz ed Osman che con un anno in più di esperienza avranno ancora più responsabilità e l’esperienza di Jayson Granger, che inizia ad avvicinarsi alla trentina, ma che ha ancora l’energia per poter portare punti e lavoro sporco dalla panchina. Salutati Dario Saric ed il cecchino Diebler, gli innesti hanno dato molta più profondità alla panchina e soprattutto ringiovanito il roster. Ad iniziare da Deshaun Thomas e Tyler Honeycutt, due giocatori di livello e che garantiscono copertura sotto canestro ma soprattutto varianti tattiche importanti per la loro molteplice dimensione. Il primo, dopo il tentativo in D-League torna in Europa dove rimane un giocatore che forse non farà la differenza ma che, magari in uscita dalla panchina, può anche essere decisivo. Il prodotto di UCLA, viceversa, arriva sul Bosforo dopo due stagioni in costante crescita al Khimki. Sotto canestro a garantire centimetri e soprattutto minuti di riposo a Dunston è stato chiamato il lunghissimo Alen Omic, che sbarca in EuroLeague dopo un’ottima stagione al Gran Canaria, dove ha viaggiato a quasi 14 punti e 8 rimbalzi di media in Eurocup. Nel complesso una squadra che ricorda molto l’ultimo Vitoria, anche se Dunston non é Bourousis e Heurtel non ha la velocità e l’esplosività di James e Darius Adams, ma che forse ha molto più talento diffuso e soprattutto può permettere a Perasovic di lavorare molto sulla intensità difensiva e su soluzioni tattiche diverse per complicare la vita agli avversari. Obiettivo dichiarato un posto tra le prime otto, sfuggito solo per differenza punti 6 mesi fa.

BASKONIA VITORIA GASTEIZ (All. Sito Alonso)

Per certi versi è stato un mercato sofferto per la squadra spagnola, reduce da una delle migliori stagioni europee degli ultimi anni. La versione 2015-2016 del Laboral ha per larghi tratti “insegnato” pallacanestro a tutta Europa, conquistando le Final Four con ampio merito. Leader indiscusso della squadra un Bourousis che ha saputo mettere in piedi una stagione quasi perfetta, dominando in giro per i campi del vecchio continente. Oggi coach Alonso si trova orfano non solo del pivot greco, ma anche di giocatori molto importanti come Mike James (andato al Panathinaikos insieme proprio a Bourousis), Davis Bertans (Spurs, in NBA) e Darius Adams, che ha preferito i dollari della Cina. Una sfida dunque non certo semplice ripetersi, specialmente in una competizione rinnovata nella formula e probabilmente la più difficile di sempre. La scommessa dell’estate si chiama Andrea Bargnani, che noi tutti guarderemo con occhi molto attenti; la pre-season non è stata incoraggiante per il Mago, reduce da una stagione in America in cui ha toccato poco il campo e da un Pre-Olimpico sotto alle aspettative. Dall’NBA, dopo due stagioni tutto sommato buone nel disastro di New York e Brooklyn, è arrivato anche Shane Larkin, un mix tra James e Adams ed a cui verranno affidate le chiavi della squadra. Le fortune degli spagnoli, per forza di cose, passeranno dalla sua capacità di adattarsi al basket europeo e dalle giocate e dalla voglia di riscatto di Bargnani. Insieme al Mago, l’ex sassarese Josh Akognon e un roster dall’età media piuttosto giovane che potrebbe, ancora una volta, regalare sorprese interessanti.

BROSE BAMBERG (All. Andrea Trinchieri)

Schiacciata di Melli (foto A. Bignami 2013)

Melli, qui con la maglia della Nazionale, è atteso alla stagione della conferma (foto A. Bignami 2013)

Dopo il back-to-back in Bundesliga, la squadra allenata da Andrea Trinchieri si presenta a questa edizione di EuroLeague con una maturità ed una consapevolezza superiori. La partenza di Brad Wanamaker è un duro colpo, ma basta aver osservato il Bamberg in una manciata di occasioni per comprendere la grande capacità di questo roster nel trovare un’infinità di soluzioni. Il nucleo è rimasto intatto e i nuovi arrivi rappresentano in pieno il modo di ragionare dell’allenatore meneghino. Innesti funzionali, per confermarsi una volta ancora nel campionato tedesco e migliorare in modo costante a livello europeo, alzando l’asticella nell’anno in cui entra in vigore il nuovo format. Nicolò Melli si trova nell’anno della consacrazione, dopo aver disputato la scorsa edizione da protagonista, in tutto e per tutto. I numeri descrivono solo parzialmente ciò che è stato in grado di mettere insieme, senza eccessive forzature per autenticare il suo ruolo da leader silenzioso. L’arrivo di Fabien Causeur rinforzerà ulteriormente l’efficienza dell’organico dal perimetro, oltre che aggiungere un elemento con la giusta esperienza in campo europeo. Soffermarsi sui singoli sarebbe sbagliato in una situazione come questa perché, come abbiamo avuto modo di vedere, la coralità la farà da padrona. Un’altra prova stimolante per Trinchieri, che non sembra essersi stancato dell’esperienza in terra tedesca e, di sicuro, avrà tutte le ragioni di questo mondo.

DARUSSAFAKA DOGUS ISTANBUL (All. David Blatt)

(Foto di Claudio Devizzi Grassi 2014)

Wanamaker dopo Pistoia è esploso al Bamberg. Va in Turchia per consacrarsi (Foto di Claudio Devizzi Grassi 2014)

Lo scorso anno la curiosità per il Darussafaka era legata all’esordio nella massima competizione europea, con un gruppo molto esperto, guidato da Jamon Gordon, Milko Bjelica e Semih Erden, e capace di arrivare fino alle Top16, eliminando niente di meno che il Maccabi. Di quel gruppo sono rimasti pochi ma buoni (Erden, Savas, Marcus Slaughter, Wilbekin, Harangody) ma questa volta è diverso il motivo per cui tanti riflettori saranno puntati sulla quarta squadra della capitale turca. Il motivo è semplice ed è da ricercare nella guida tecnica, in quello che da molti è stato considerato un vero colpaccio. I turchi infatti sono riusciti a riportare in Europa David Blatt, il coach del miracolo Maccabi nel 2014 che però non è riuscito a portare il suo sistema in America, rifiutato da LeBron James e dai Cleveland Cavaliers campioni NBA con il suo sostituto in panchina. Aldilà della presenza di Blatt, consigliamo di tenere d’occhio il Darussafaka che potrebbe essere una mina vagante in questa competizione, con il suo mix di esperienza, gioventù, forza fisica ed atletismo. Dairis Bertans e Wanamaker, reduci entrambi da due stagioni al top a Bilbao e Bamberg, possono garantire tiro (oltre 48% in Eurocup per Bertans) e tanto ritmo in attacco, James Anderson due anni fa a Kaunas la spiegava un po’ a tutti e torna nel Vecchio Continente dopo le 50 partite scarse ai Sacramento Kings, e sempre dalla Germania arriva un giocatore che potrebbe anche essere sulla bocca di tutti tra poco, Will Clyburn. Arriva da Israele, dopo le due ottime stagioni ad Ulm a crescere sotto le cure di Leibenath ed imparare il basket europeo. Ad Istanbul dovrà ritagliarsi il suo spazio ma potrebbe essere l’uomo in più in uscita dalla panchina. Una squadra con tanti giocatori intercambiabili e con quelle caratteristiche tecniche ed atletiche che possono esaltare il sistema di gioco, offensivo ma soprattutto difensivo di David Blatt. Senza dimenticare la voglia di rivalsa dello stesso coach ma anche quella di emergere di tanti giocatori che finora hanno vissuto ai margini del basket europeo.

EA7 EMPORIO ARMANI MILANO (All. Jasmin Repesa)

Foto - Matteo Cogliati 25/09/2016 Assago (Italia) Pallacanestro Finale Macron Supercoppa Italiana 2016 EA7 Olimpia Milano - Sidigas Avellino Mediolanum Forum Nella foto:

Ricky Hickman avrà più spazio nelle rotazioni di Repesa rispetto al Fenerbahce (Foto – Matteo Cogliati)

Visto che in Italia non c’è (o meglio, non dovrebbe esserci) storia, Milano ha provato a costruire la squadra per puntare, quanto meno, ai playoff. Rispetto al recente passato la grossa novità è la volontà di un upgrade piuttosto che una completa rivoluzione. Il nucleo portante è rimasto, ad iniziare dal ex capitano Alessandro Gentile, che ha deciso di rimandare il viaggio negli States per provare ad arrivare lontano in Europa con le scarpette rosse. Insieme a lui il nuovo capitano Cinciarini, Kalnietis, Sanders, McLean, Macvan ed il vero leader dello spogliatoio Kruno Simon. La squadra è diventata anche più italiana, visto che oltre al rientro di La Torre, vestiranno EA7 anche Dada Pascolo, Awudu Abass e Simone Fontecchio. Curiosi di vedere quanto spazio troveranno in una squadra che era già ricca nei loro ruoli e che ha aggiunto in estate due giocatori da “EuroLeague” come Hickmann e Zoran Dragic. Nonostante tutto Milano resta ancora “povera” sotto i tabelloni dove di fatto a Macvan, spesso e volentieri infortunato, è stato aggiunto il solo Raduljica, nome importante ma che a livello di EuroLeague non ha mai riempito gli occhi ed impressionato (10 punti e solo 3.4 rimbalzi a partita le sue statistiche europee). Lo stesso innesto di Dada Pascolo può dare sicuramente delle soluzioni tattiche diverse sotto canestro ma non è un giocatore propriamente d’area, anche se il suo timing e le sue doti tecniche gli permettono sempre di raccogliere moti rimbalzi. Così come McLean, che aveva fatto molto bene a Berlino, ma a Milano non è mai riuscito a soddisfare al 100% e non ha mai giocato sui livelli fatti vedere all’Alba nel primo anno di Eurolega. Nella prima vera uscita stagionale, la Supercoppa, Milano ha fatto vedere delle ottime cose sia nella metà campo offensiva che difensiva, e cosa molto interessante rispetto al recente passato, una buona distribuzione di tiri, con un gioco che è rimasto sempre fluido anche quando, come in semifinale con Cremona, ha sofferto ed ha dovuto recuperare. Le prime due gare di campionato, invece hanno lasciato qualche dubbio, anche se in Italia come si è potuto vedere, basta un pò di gas alle scarpette rosse per chiudere le partite. Già all’esordio con il Maccabi sarà un bel banco di prova, perché nel complesso l’Olimpia sembra avere I numeri per giocarsi un posto tra le prime otto, ma al momento si trova in quella fascia di squadre a cavallo della zona playoff a cui manca ancora qualcosa per poter realmente ambire alla post-season, ma soprattutto non dovrà lasciare per strada punti importanti, soprattutto in casa e contro avversarie dirette.


MACCABI FOX TEL AVIV (All. Erez Edelshtein)

 (Foto Savino Paolella 2014)

Goudelock torna in Europa (Foto Savino Paolella 2014)

Dal punto più basso della storia recente, soprattutto nazionale, non si può che risalire e l’obiettivo degli israeliani, che esordiranno contro l’EA7 nella prima giornata di questa EuroLeague, è proprio quello di ristabilire le gerarchie, in Israele e in Europa. In fin dei conti l’apice meno remoto i giallo-blu lo hanno raggiunto proprio a Milano, con la conquista del titolo continentale 2013/14. Due semifinali del campionato nazionale Israeliano perse in fila hanno portato il presidente Mizrahi a tante piccole modifiche, la prima in panchina: arrivato l’ex selezionatore della nazionale israeliana Edelshtein, uomo di esperienza ma soprattutto molto rispettato in Israele e dal gran carisma. Al cambio in panchina sono succeduti ulteriori modifiche volte ad impreziosire il roster maccabico. Tra tutte, sicuramente l’arrivo di Goudelock ha destato scalpore e notevole sorpresa: dopo la gita nel campionato cinese durata uno schiocco di dita e il tentativo (dopo le stagioni ai Lakers nel 2011/12 e una brevissima parentesi nel 2013) a Houston, l’ex UNICS e Fener si è lasciato affascinare dai soldoni messi sul piatto dalla dirigenza guidata dal GM Vujcic. Oltre a Goudelock gli israeliani si sono notevolmente rinforzati anche con l’arrivo di Sonny Weems da Philadelphia (e Phoenix): l’ex CSKA porta esperienza, atletismo, punti e rimbalzi, con la bidimensionalità di uno che in Europa può sfiorare oltre i 10 palloni catturati sotto i tabelloni a partita, ma in NBA giocava più che altro da small forward. Nel pitturato invece, l’arrivo del costante Colton Iverson porterà quello che in precedenza Schortsanitis non ha saputo e potuto dare: presenza difensiva senza troppe pretese offensive, nonostante il passaportato della Guinea-Bissau abbia garantito medie in doppia cifra per punti realizzati nelle sue esperienza turche e in Spagna. Ad impreziosire il roster c’è l’arrivo di Quincy Miller, atletica ala piccola proveniente dal Crvena Zvezda, tra le rivelazioni della scorsa stagione in Eurolega con una decente carriera NBA e con una grande capacità di sacrificarsi per l’obiettivo comune; Rudd (ex Novgorod) e Seeley (da Gran Canaria, a 18 di media in ACB) allungheranno il quintetto iniziale, con il secondo a giocarsi un posto tra gli esterni nello starting five di coach Edelshtein. In casa gli 11000 della Yad Eliahu Arena si sentono già ora, nonostante l’esordio tra le mura amiche sia previsto solo alla seconda giornata del mega gruppone da 16 squadre; in trasferta l’esperienza di certo non manca a una squadra che ha notevoli opzioni offensive e che ha gran voglia di rifarsi dopo stagioni di certo al di sotto delle aspettative e che potrebbero fungere da benzina su un fuoco che in Israele ci mette davvero poco ad accendersi ed ardere, grazie alla passione infinita di un presidente che è un’icona del basket mondiale, “la Sfinge” Mizrahi.

a cura di Fabrizio Quattrini, Carlo Ferrario, Paolo Quaranta, Riccardo Brivio


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