euroleague-logoEd eccoci al ranking delle magnifiche sedici che si sfideranno a partire da domani. Abbiamo diviso il ranking in tre parti, considerando le favorite, le outsider e le squadre in cerca di gloria ma che difficilmente potranno puntare ai playoff.

Dopo le squadre dell’ultima fascia e le outsider, eccoci alle sei squadre considerate tra le favorite. Le magnifiche sei che, a meno di clamorose sorprese, si giocheranno i primi posti e con il coltello tra i denti l’accesso alle F4 e la vittoria finale. Il ranking, così come per le altre due parti, è in rigoroso ordine alfabetico e non vuole essere una graduatoria tra le squadre che rientrano nella stessa fascia.

Buona lettura!

CSKA MOSCA (All. Dimitris Itoudis)

Dimitris Itoudis, visibilmente stizzito durante e dopo il match (foto Fabrizio Stefanini 2015)

Coach Itoudis a caccia del repeat (foto Fabrizio Stefanini 2015)

La lunga rincorsa al titolo europeo fatta di tante Final Four e poche soddisfazioni è culminata nella pazza finale di Berlino che ha premiato la corazzata russa nonostante l’incredibile rimonta del Fenerbahce. Itoudis parte con i galloni di campione in carica e la logica estiva è stata quella di conservare un gruppo vincente con qualche aggiunta che non sposterà gli equilibri di squadra ma darà ancora più profondità ad un roster già completo. Dal Khimki Mosca è arrivato il rinforzo più consistente, l’esperto James Augustine mentre l’innesto del campione NBA (per chi se lo ricorda) Jeff Ayres per due mesi serve per sopperire ai problemi di infortuni che già nella preseason hanno colpito il CSKA. Fuori sino a dicembre Joel Freeland, fuori per un mese Kyle Hines e con Pavel Korobkov ai box presumibilmente per gran parte della stagione, il presidente Vatutin è corso ai ripari. Semen Antonov è l’altro volto nuovo dei campioni d’Europa in carica che, per il resto, hanno confermato il proprio roster affidando le chiavi al binomio terribile De Colo-Teodosic e puntando sulle qualità straordinarie dei vari Khryapa, Vorontsevich e Hynes per puntare ad uno storico “repeat”. Le qualità non mancano e la conferma in blocco del roster campione in carica potrebbe essere sia punto forte che punto debole della banda Itoudis. Da un lato il sistema di gioco è collaudato e non si corre il rischio di un difetto di amalgama; dall’altro la “fame” potrebbe essere inferiore a quella di altre squadre che mancano l’appuntamento con la vittoria da tempo

FC BARCELONA LASSA (All. Georgios Bartzokas)

Rice (Foto R.Caruso 2015)

Tyrese Rice (Foto R.Caruso 2015)

“A cop segur”, si dice in catalano. Traduzione? A colpo sicuro. A Barcelona la dirigenza ha deciso di cambiare. Dopo l’era Pascual, a guidare il nuovo corso blaugrana ci sarà Georgios Bartzokas, ex Khimki e, soprattutto, ex Olympiacos Pireo. Un coach di spessore, il greco, la guida tecnica adatta per guidare un Barcelona che punta a vincere quell’EuroLeague che manca dall’anno di grazia 2010. Il roster è di primissimo livello, come di consueto. Accanto al nucleo di questi ultimi anni rappresentato dai vari Doellman, Tomic, Perperoglu ed il sempiterno Juan Carlos Navarro, sono arrivati giocatori di affidabilità certa e di altrettanta qualità. Il colpo con la “C” maiuscola ha le sembianze di Tyrese Rice, segreto di Pulcinella neanche troppo nascosto nel trionfo continentale del suo Maccabi nel 2014. L’eredità di Satoranski, volato oltre oceano, sarà dura da prendere anche per lui, ma il folletto di Richmond, capace di vincere Eurolega ed Eurocup, oltre al premio di MVP delle finali in due anni consecutivi, sembra essere l’uomo giusto al momento giusto. Petteri Koponen e Victor Claver, inoltre, sono due aggiunte di spessore, l’usato sicuro all’interno di una squadra esperta e che ha quel vissuto necessario per tenere la barca dritta nei momenti di tempesta. Due scelte oculate e che rafforzano una panchina tra le più profonde del lotto. Dopo una stagione scorsa caratterizzata da troppi alti e bassi, l’intento di Navarro e soci è quello di arrivare a giocarsi le Final Four ad Istanbul. L’uomo chiave potrebbe essere Tomic. Se c’è con la testa, il Barca potrà anche andare fino in fondo. Potete scommetterci. A cop segur.

FENERBAHCE ISTANBUL (All. Zeljko Obradovic)

J. Nunnally poco prima di segnare ( Foto Alessandro Montanari 2016 )

Nunnally dopo Avellino prova a conquistare l’Europa ( Foto Alessandro Montanari 2016 )

Campioni di Turchia in carica, ancora alla disperata ricerca del titolo continentale che solo la corazzata russa del CSKA è stata capace di soffiare all’attrezzatissima squadra guidata dall’ovviamente confermatissimo coach Obradovic. Da lì si riparte, da un allenatore capace di gestire egregiamente, a volte anche con metodi non troppo ortodossi, un gruppo pieno di talento e bocche da fuoco, anno scorso campione in tre ambiti (Campionato, Coppa di Turchia e Coppa del Presidente) e questa stagione ancor più determinato a raggiungere un obiettivo non troppo celato: salire sul tetto d’Europa. Confermati in blocco tutti: da Datome a Kalinic, da Bobby Dixon a Vesely (con un’estensione contrattuale da stella assoluta per il centro ceco, anello fondamentale del roster turco) da Sloukas a Udoh e Antic per terminare con Bogdanovic, che ha rimandato il viaggio dall’altra parte dell’oceano, dichiarandosi un uomo in missione. Ad impreziosire un roster che già di suo si presenta completissimo, due acquisti di un certo rilievo: Duverioglu e Nunnally. Se per il 23enne centro turco di passaporto giordano si può parlare di un acquisto di prospetto volto soprattutto ad impreziosire ed allungare le rotazioni sotto canestro dove, seppur in sovrabbondanza di talento, i problemi di infortuni (vedi Vesely) e falli (Udoh e Antic) non sono mai mancati in queste stagioni, per Nunnally il discorso è diverso. L’ MVP della scorsa stagione italiana con la maglia di Avellino alza nuovamente l’asticella in una carriera già di suo preziosa: Atlanta e Phila in NBA, Estudiantes, Maccabi Ashdod, Avellino e ora Fener in Europa. Una bocca da fuoco, non un titolarissimo, soprattutto vista la presenza di Bogdanovic, Datome, Kalinic e Sloukas, ma uno che potrà dare quel qualcosa in più e magari permettere a Obradovic di variare sul tema, inserendolo in un quintetto piccolo e rapido, con Dixon a sparacchiare e correre avanti e indietro a ritmi che anche durante la scorsa stagione, a livello continentale, ha mostrato di poter tenere solo lui. Sperando di non dover cedere il passo a De Colo e Teodosic, di nuovo.

OLYMPIACOS PIREO (All. Ioannis Sfairopoulos)

Erick Green, indiavolato nel secondo tempo (Foto: Claudio Devizzi Grassi)

Erick Green ritrova ad Atene il suo ex compagno, anche per pochi mesi, Daniel Hackett (Foto: Claudio Devizzi Grassi)

Cambiare per cambiare non serve, devono aver pensato dalle parti di Atene sponda biancorossa. Khem Birch e l’ex Siena Erick Green sono le principali novità di una squadra che si presenta ai nastri della nuova stagione ripartendo dalle solite certezze. Quali? Spanoulis, ovviamente, ma anche Printezis, Lojeski, Papapetrou, Agravanis, Mantzaris e Hackett, tanto per fare qualche nome. Già, Hackett. Dopo un primo anno molto positivo, l’azzurro è sempre più uno dei perni di una formazione più che competitiva. Il solido rapporto costruito con Spanoulis aiuta, ma la fiducia e la stima dell’ambiente Olympiacos se lo è meritato sul campo, incarnando nel pieno lo spirito della squadra fatto di difesa, grinta in quantità industriali e voglia di non mollare mai. Il ritorno a pieno servizio di Patric Young, dopo un anno condizionato da un brutto infortunio, potrebbe essere la novità più lieta per coach Ioannis Sfairopoulos. La concorrenza ad alto livello non manca di certo, ma accanto al Cska, al Fenerbache, al Real Madrid ed al Barcelona, inserite pure il nome dell’Olympiacos tra le squadre che lotteranno per vincere l’EuroLeague. A maggior ragione visto che non partirà con i favori assoluti del pronostico. Situazione analoga alle stagioni 2011/2012 e 2012/2013… Alla fine, chi vinse quelle due edizioni non dobbiamo certo ricordarvelo.

PANATHINAIKOS SUPERFOODS ATENE (All. Argyris Pedoulakis)

(Foto di Savino PAOLELLA 2015)

Mike James continua la sua crescita esponenziale arrivando al Pana dopo l’ottima stagione a Vitoria (Foto di Savino Paolella 2015)

E’ l’alba di una nuova era sul versante biancoverde di Atene. Sarà il primo anno senza Dimitris Diamantidis e, forse per cercare di lenire il dolore dell’abbandono, il roster allestito pare il più competitivo degli ultimi anni con buone possibilità di centrare i playoff per il settimo anno consecutivo e puntare al volo che conduce ad Istanbul a maggio. Il Pana ha consolidato ogni reparto aggiungendo qualità e quantità ad un roster che, ritornato nelle mani di Pedoulakis dopo la cacciata di Djordjevic, ora mostra davvero pochi punti deboli. Il colpo a sensazione è Ioannis Bourousis che torna ad Atene ma per vestire la maglia del Pana e che se confermasse il rendimento della passata stagione potrebbe trascinare i verdi direttamente ad Istanbul. Se il centro greco è probabilmente il perno su cui poggiano le fortune del Pana non meno importanti sono le firme di Mike James (fuori due mesi per un infortunio alla mano), K.C. Rivers, Demetris Nichols e Chris Singleton. Esperienza e qualità eterogenee a disposizione di una squadra che se trova la quadra può diventare indigesta per tutte. Sono rimasti Nick Calathes, chiamato all’eredità del divino Dimitris, Pappas e Feldeine nel reparto piccoli mentre nel pitturato l’esplosività di James Gist e la capacità di Fotsis di aprire il campo potrebbero ben compensarsi con le caratteristiche dei nuovi arrivati. Dopo anni di orgoglio è venuto il momento di tornare ad issare il trifoglio verde sul tetto d’Europa. Potrebbe essere il momento giusto.

REAL MADRID (All. Pablo Laso)

foto di fabrizio Stefanini

Sergio Llull con la partenza di Rodriguez sarà il faro delle merengues (foto di Fabrizio Stefanini)

Le conferme di Llull, Fernandez, Carroll, Reyes, Maciulis e il rinnovo triennale con Ayon sono e restano tasselli importanti per dare continuità ad un gruppo che solo due anni fa saliva sul gradino più alto d’Europa. Nocioni è apparso fisiologicamente in netto calo, ma quando il gioco si fa duro è sempre meglio averlo in squadra che in campo come avversario. La perdita di Sergio Rodriguez, sbarcato in NBA con un ricco contratto annuale a Philadelphia, lascerà un vuoto difficile da colmare. Giocatori di esperienza e talento non mancano, ma l’estro e la capacità di risolvere le situazioni complicate dello spagnolo sono di ardua imitazione. Dontaye Draper, arrivato per sostituire Rodriguez, porterà con se comunque un’enorme dose di esperienza europea, aspetto da non sottovalutare. Il colpo più importante è stato Anthony Randolph, reduce dalla straordinaria stagione con la maglia del Lokomotiv Kuban (votato nel secondo miglior quintetto dell’Eurolega) e dotato di un talento offensivo cristallino, davvero un’importante arma in più per coach Laso. Sotto le plance utile l’innesto di Othello Hunter, centro “sottodimensionato” ma in grado di compensare con un dirompente atletismo e sostituire Willy Hernangomez, anche lui volato dall’altra parte dell’oceano. Sarà maggiore probabilmente lo spazio concesso al gioiellino classe ’99 Luka Doncic, che già nella passata stagione ci ha fatto intravedere lampi di classe sopraffina e sale la curiosità per vederlo all’opera con qualche responsabilità in più.

a cura di Riccardo Brivio, Paolo Quaranta, Carlo Forciniti e Matteo Ferrari


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