Laboral Kutxa Vitoria – EA7 Emporio Armani Milano 102-83

Europa, addio. Se a Milano c’era ancora qualche speranza per il passaggio del turno, ci ha pensato il Laboral Kutxa a spazzarla via. I baschi hanno giocato una partita magistrale, tirando con percentuali irreali per buona parte della gara e rimanendo in controllo dall’inizio alla fine; l’EA7, mai in partita, ha subìto l’inizio scoppiettante di Davis Bertans, perdendosi d’animo e non riuscendo più a reagire come una squadra. La matematica ancora non condanna la squadra di Banchi, ma solo perché è troppo presto: ormai, però, le possibilità reali di passare ai quarti di finale sono pura utopia.

David Moss, discreto nella sua metà campo su Bertans, a "sfuriata" già avvenuta (foto Alessio Brandolini 2014)

David Moss, discreto nella sua metà campo su Bertans, a “sfuriata” già avvenuta (foto Alessio Brandolini 2014)

La partita, quella vera, dura meno di 5 minuti; anzi, forse non inizia neppure, almeno per la squadra ospite. E anche per la squadra di casa, nei primi istanti di gara, il protagonista è uno solo: Davis Bertans si traveste da Klay Thompson e in poco più di 5 minuti segna 16 punti con 2/2 da due e 4/4 da tre, sparando triple da distanze impossibili con una scioltezza quasi irritante per i comuni mortali. Sedici dei primi 20 punti dei padroni di casa vengono dalle sue mani, mentre Milano si affida soprattutto a Gentile (o, forse, è Gentile che forza cercando di riportare a contatto la sua squadra). Per un po’ funziona, con l’Olimpia che dopo il 10-0 iniziale regge alla pari per qualche minuto, ma già sul finire del primo quarto, con Bertans in panchina, iniziano a scaldare i motori anche i suoi compagni, soprattutto Mike James e Darius Adams, che infila sulla sirena la tripla del 34-18.

Joe Ragland, a dir poco inconcludente (Foto: Savino Paolella)

Joe Ragland, a dir poco inconcludente (Foto: Savino Paolella)

Trentaquattro punti subiti in un quarto sono tutt’altro che pochi, ma Milano non riesce davvero a limitare lo straripante attacco basco: nella seconda frazione saranno comunque 27, stavolta suddivisi più equamente tra Adams, Causuer, James e Tillie. L’EA7 vive anche qualche momento positivo a metà del quarto, quando con un parziale di 10-0 in poco più di un minuto, targato Gentile, Hackett, Samuels e Kleiza, ricuce il divario da -22 a -12 (47-35); ma, appunto, è solo una fiammata, e negli ultimi tre minuti del primo tempo ci pensa Mike James a riportare i suoi a +19 (61-42), complice anche un’altra tripla allo scadere.
La cronaca potrebbe anche fermarsi qui, perché nel secondo tempo davvero non c’è partita, ma una sorta di lungo, lunghissimo garbage time intervallato dalle urla durante i timeout di Luca Banchi, che prima esorta e poi quasi scongiura i suoi di “play together”, di giocare insieme. E manco a farlo apposta, appena riprende il gioco le azioni successive sono spesso forzature uno contro cinque di Gentile o Brooks; si inizia a servire anche Samuels con più continuità in post basso, con discreti risultati (18 per lui alla fine), ma il problema è che Vitoria, complice anche la semidormiente difesa milanese, non molla un colpo.
Così, negli ultimi dieci minuti, si sfiorano addirittura i 30 punti di divario (94-65), con il giovanissimo Diop (classe ’95) a segnare, stoppare e prendere rimbalzi vicino a canestro al posto dei titolari Begic e Iverson, a lungo seduti a rifiatare in panchina. Poi, quando i minuti passano e il Laboral Kutxa, finalmente, molla le redini, ci pensa Linas Kleiza a ridurre il distacco sotto i 20 punti e, soprattutto, a mettersi a posto la coscienza superando ampiamente la doppia cifra in punti segnati.
Milano esce non solo sconfitta, ma annichilita da una squadra non di alieni, una squadra normale, che in Spagna lotta per tornare in zona playoff e che lo fa giocando di squadra. E giocare di squadra non vuol dire vincere il conteggio degli assist. Vuol dire difendere. Vuol dire giocare a pallacanestro in sintonia. Vuol dire avere un obiettivo comune per cui lottare. Vuol dire proprio lottare, insieme, specie nei momenti difficoltà. Tutte cose che a Milano quest’anno si sono viste molto raramente. Spesso una batosta dà il via a una rinascita; la speranza, in effetti, è sempre l’ultima a morire.

Laboral Kutxa Vitoria – EA7 Emporio Armani Milano 102-83 (34-18, 27-24, 23-19, 18-22)
Vitoria: D. Bertans 19, M. James 16, D. Adams 15. Rim (44): I. Diop 7. Ass (14): M. James e F. Causeur 3.
Milano: S. Samuels 18, A. Gentile 15, L. Kleiza 14. Rim (40): S. Samuels e L. Kleiza 8. Ass (18): D. Hackett 6.