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Il Barça ha decisamente cambiato marcia nelle Top16 (foto euroleague.net)

E’ stata una settimana difficile quella dell’Olimpia Milano, esclusa dalla corsa alla coppa Italia al Forum per mano di un Banco di Sardegna Sassari a tratti irreale nella sfida ai meneghini, e culminata nella protesta inspiegabile degli Ultras Milano che, forse per avere un paio di titoli sui giornali, hanno interrotto l’allenamento di Hackett e compagni proclamando lo sciopero del tifo finchè la squadra non dimostrerà di dare il massimo in campo. Questione di tempismo. Nel momento forse più delicato della stagione, con una sconfitta evidentemente “mentale”, figlia anche di un retaggio del recente passato perdente, il tifo organizzato passa al j’accuse frontale senza senso, quando al contrario, questa Olimpia, fin qui, ha dimostrato di meritare sostegno (per la prima volta negli ultimi 10 anni?).

In mezzo ci sarebbe il Barcellona, già, non la più semplice delle sfide da preparare in un clima di dissennata sfiducia e guardando una classifica che, con le vittorie di Malaga e Fenerbache, si fa dannatamente corta. I Blaugrana han perso la Copa del Rey all’ultimo secondo dopo averla riagguantata con una magia di Oleson, il che, se lascia un po’ di amaro in bocca, non intacca certo un’autostima che gli spagnoli, per prestazioni e consapevolezza, continuano ad avere.

Il Barcellona distribuisce 18,2 assist a partita garantendo un coinvolgimento globale che produce soluzioni ad alta percentuale (57,4% da 2). Gioca un basket totale prendendosi tempo sul cronometro dei 24 nella convinzione che ci sia sempre una soluzione in fondo allo schema disegnato sulla lavagna. Un bilanciamento di idee e di uomini dato che nel reparto lunghi alla fisicità di Dorsey si affianca la tecnica sopraffina da post di un tempo di Tomic, Papanikolau e Abrines sono giocatori atletici in grado di spezzare le partite mentre nel reparto esterni la maestria di Navarro si miscela con un Huertas alla sua migliore stagione europea unita ad un Oleson a tratti incontenibile.

 (Foto Savino Paolella 2014)

Hackett è l’ago della bilancia per Milano (Foto Savino Paolella 2014)

Milano dovrà rispondere cercando di contenere i momenti di black out mentale prima che tecnico. Banchi ha dato fisionomia alla squadra ma non l’ha ancora emancipata da quella dipendenza da 1vs1 che ne caratterizza successi e insuccessi. L’Olimpia è geneticamente una squadra da 1vs1 ma è la mancanza, nei momenti chiave, di soluzioni alternative a costringere i biancorossi a prolungate e decisive rotture. Al Palau affidarsi a Langford o Gentile non basterà. Il coinvolgimento dei lunghi sarà fondamentale per costringere la difesa dei padroni di casa a muoversi lasciando spazio ai tiratori milanesi che, se messi in ritmo, hanno dimostrato di poter trovare continuità. Difensivamente c’è poco da dire: pressione massima, non tanto sul portatore (per quanto abili non ci sono uno Spanoulis od un Diamantidis da cui passano le sorti di un attacco) quanto sulle linee di passaggio (ergo, anticipo al massimo e cooperazione dell’uomo lontano dalla palla) provando a dar poco sostegno ai lunghi per non scoprirsi sul perimetro.

Serve un’impresa, in apparenza impossibile, ma non lo era forse quella di battere l’Olympiacos bi-campione? Com’era… “come può uno scoglio arginare il mare..”

Pronostico DB: Milano ci prova ma il Barca non affonda.


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