Sergio Scariolo (foto S.Paolella)

Sergio Scariolo (foto S.Paolella)

A poche ore dall’incontro di Eurolega tra Laboral Kutxa Vitoria e EA7 Emporio Armani Milano abbiamo raggiunto coach Sergio Scariolo, illustre ex di turno, per parlare della sfida di stasera (Laboral ancora orfano di Lamar Odom, rientrato negli USA per valutare l’infortunio) e della positiva stagione europea della sua ex squadra.

Stasera contro Milano. Più importante per loro o per voi?
Sono importanze diverse. Loro hanno un’autostrada davanti per arrivare ai playoff come teste di serie e la sfrutteranno al massimo, è una motivazione certamente più concreta. La nostra è un po’ più “interna”, vogliamo continuare la linea di gioco che abbiamo intrapreso, fare bella figura in casa visto che finora le Top 16, finora, sono state dure da digerire per i nostri tifosi.

Con che spirito la affrontate?
Cercheremo di giocare la nostra partita con serenità e impegno, consci della differenza di forza tra le due squadre. Spero che il nostro desiderio di prolungare le sensazioni positive delle ultime settimane possa compensare la motivazione molto forte dei nostri avversari. Poi rimane ovviamente il fattore talento: non tutto è motivazione, c’è anche un aspetto fisico, atletico, di mestiere, tecnico, che naturalmente avrà il suo peso.

Scariolo con Josean Querejeta, presidente del Laboral Kutxa

Scariolo con Josean Querejeta, presidente del Laboral Kutxa

Sotto il profilo personale è una partita speciale?
No, lo stimolo viene dalla forza del rivale. Giocheremo al massimo facendo le cose che vogliamo fare: passarci la palla, giocare con generosità in difesa, cercando di seguire una linea che abbiamo seguito a intermittenza quest’anno. Quando l’abbiamo seguita abbiamo battuto il Maccabi, il Panathinaikos, l’Unicaja, il Barcelona, ma non possiamo dire che l’abitudine alle “montagne russe” non sia stata debellata.

Milano sembra aver trovato la quadratura del cerchio. Cos’è cambiato in casa Olimpia?
Sarei poco originale a dire che l’arrivo di Daniel Hackett sia stato un fattore decisivo. Ritengo che anche l’arrivo di David Moss sia stato importantissimo, perché la squadra aveva bisogno di crescere per mentalità, forza difensiva e coscienza di cosa serve per vincere. Potenziarsi con l’arrivo di questi due grandissimi giocatori, unitamente alla rinuncia a giocatori che non avevano queste qualità, ha fatto per il momento quadrare il cerchio. Ma bisogna dare merito a tutti: all’allenatore, a Keith Langford che si è fatto contagiare da questo nuovo spirito, al pubblico che ha un atteggiamento diverso, ai media che fin dall’inizio hanno dato un appoggio quasi incondizionato, alla società che ha promosso iniziative per creare un clima positivo intorno alla squadra. Insomma, una serie di fattori positivi che, parallelamente alla discesa di livello degli avversari e rafforzati dalle belle prestazioni in Europa, fanno pensare che si tratti di una maturazione destinata a continuare.