Ciao, Martin

VEROLI – Morire a 31 anni non è giusto. Come non sono giuste tante, troppe cose che succedono e si vedono durante la vita di ognuno. Quando a morire è un atleta, il ritratto per eccellenza della salute, della vita, e la morte accade in un modo così tragico, di notte, da soli, quando invece per lavoro si era abituati ad essere circondati sempre da tanta gente e da tanti riflettori, fa ancora più male, è ancora più insopportabile.

Per come lo abbiamo conosciuto noi nei dieci mesi che ha vissuto a Veroli, Martin Colussi ci è apparsa una persona perbene, un ragazzo dal carattere riservato ma sempre disponibile, nulla da dire su di lui. Oltre non possiamo spingerci, non lo conoscevamo a sufficienza dal punto di vista umano.
Come giocatore, invece, tanti appassionati del basket italiano lo conoscevano bene. Veroli lo aveva inseguito da tempo, più volte il club del presidente Zeppieri lo aveva corteggiato dopo averne apprezzato da vicino le qualità nelle tante gare in cui se l’era ritrovato da scomodo avversario tra B1 e Legadue. Finalmente l’estate scorsa il matrimonio era riuscito, con la società verolana a prodigarsi per l’unione con un bell’investimento economico, a dimostrazione del valore che ormai aveva raggiunto in carriera il cestista friulano. Ma la stagione in giallorosso per Colussi, come per la squadra, si è rivelata sfortunata – aggettivo che ora suona purtroppo familiare nel suo destino –, ha faticato ad inserirsi nei meccanismi prima di Cavina e poi di Gentile, pagando probabilmente l’equivoco iniziale di essere più una guardia che l’ala di cui Veroli aveva bisogno, lui stesso l’aveva precisato di sentirsi più guardia nella prima intervista che gli avevamo fatto proprio all’inizio della preparazione estiva.
La sua migliore partita in maglia giallorossa è coincisa con la prima trasferta della gestione Gentile, 15 punti in 24 minuti nella più roboante vittoria stagionale della Prima, il +23 a Brindisi contro Ostuni dello scorso 13 novembre. Sarebbe rimasta la sua unica prova in doppia cifra con Veroli, anche perché di lì a poche settimane, ad inizio gennaio, si sarebbe rotto lo zigomo, infortunio che l’avrebbe portato ad operarsi e al conseguente mese e mezzo di stop che ha di fatto condizionato la possibilità di riscattarsi pienamente dal rientro di metà febbraio – con tanto di maschera protettiva – sino al termine della stagione, chiusa giocando solo 8 minuti in tutto nel playoff contro Pistoia.
Insomma, nel primo anno a Veroli non si era riusciti a vedere il vero Colussi, giocatore che ha sempre abbinato talento e combattività. Era cresciuto cestisticamente nel suo Friuli, nel settore giovanile di Gorizia, dopo un buon apprendistato tra Fabriano (apparizione da ragazzino in Serie A), Forlì, Castel San Pietro e Fidenza è nel 2005, a Osimo, che si fa apprezzare dal grande pubblico del basket. In B1 con i marchigiani arriva a giocare una finale-promozione, persa con Soresina, l’anno dopo passa ad un’altra B1 ambiziosa come Trapani e l’anno ancora successivo arriva la salita tra i professionisti. Lo prende infatti la Legadue di Pavia, dove in tre anni di permanenza scala le gerarchie fino a diventarne il capitano. In Lombardia Colussi ha la sua consacrazione definitiva, tanto che nell’estate del 2010 arriva il grande salto in Serie A, a Caserta, dove come direttore sportivo è appena arrivato da Veroli Antonello Riva. Nella Pepsi, reduce dalla semifinale-scudetto della stagione prima, Colussi si ritaglia minuti importanti in uscita dalla panchina, ha l’orgoglio di esordire pure in Eurolega, alla fine chiuderà il campionato con 5.4 punti in 13.4’ di media, con un high di 17 punti realizzato contro la corazzata Armani Jeans Milano. In estate arriva la chiamata della Legadue “a vincere” di Veroli. Dove il contratto biennale gli avrebbe potuto dare una seconda chance. Infatti, pochissime ore prima del tragico incidente, parlando con Bartocci per un’intervista il giemme ci aveva informato del fatto che l’unica novità degli ultimi giorni in casa Basket Veroli era stato l’accordo raggiunto proprio con Colussi e il suo procuratore per prolungare al prossimo 20 giugno la data di scadenza della clausola di uscita dal contratto (clausola che poteva essere esercitata da entrambe le parti). Era il segnale che tra Veroli e Colussi non era ancora finita, si voleva aspettare la nomina del nuovo corso tecnico per capire se Colussi poteva far parte, probabilmente sì, anche della squadra dell’anno prossimo, lui che a Veroli era legato pure da un affetto sentimentale importante.
Purtroppo, una brutta nottata vicino Pordenone ha impedito di conoscere il seguito della sua lodevole carriera cestistica. Della sua vita, soprattutto. Ora tutta Veroli, i suoi appassionati di basket e non solo, lo piange.
Paolo De Persis