PordenoneA mercato finito, con la squadra ormai completata, chiediamo a Stefano Di Prampero, Direttore Sportivo del Pienne, di fare il punto della situazione.
“Siamo partiti ponendoci alcuni obiettivi che, lo dico senza presunzione, possiamo dire di aver raggiunto. Il primo riguarda l’aspetto economico. La Società ci ha messo in mano un budget identico all’anno precedente con l’auspicio, se possibile di risparmiare. Cosa che siamo riusciti a fare.
Subito dopo veniva la volontà di mantenere l’ossatura e l’identità della squadra che aveva fatto così bene, con alcuni innesti mirati. Siamo riusciti a creare un gruppo giovane, con quattro Under, e con una forte impronta pordenonese. Vedendo la maggior parte dei roster del girone, possiamo dire di essere andati controtendenza scommettendo su molti giovani.”
La tifoseria ha però storto il naso di fronte ad alcune partenze importanti, cosa vuoi dire al pubblico biancorosso?
“Innanzitutto che nessuno dei ragazzi che ci hanno lasciato lo ha fatto perché qui non si trovasse bene. A Pordenone erano contenti, ma per motivi anche legati a scelte personali che esulano dal basket, hanno deciso di cambiare. Nel caso di Panni poi, dopo l’ottimo lavoro svolto al Pienne, era inevitabile che attirasse l’interesse di club ambiziosi. Noi non potevamo offrirgli la possibilità di giocare per vincere il campionato, ne l’ingaggio
importante che gli assicura Orzinuovi. Io e Cece (Cesare Ciocca) ci siamo immediatamente messi alla ricerca di innesti in grado di ovviare a queste partenze, vi assicuro che la squadra è stata costruita in maniera ponderata. Con l’intero staff ed il Presidente Santarossa ci siamo sentiti tutti i giorni, anche più volte al giorno.”
Come è caduta la scelta sui tre nuovi acquisti?
“Siamo partiti da Vittorio Visentin, cercavamo un giocatore nel suo ruolo, che rispondesse ad un particolare identikit, e che fosse giovane e desideroso di crescere. Dopo aver seguito alcuni ragazzi ci siamo accordati con l’ex Virtus Padova. A questo punto mancavano due tasselli. In mente avevamo una serie di strutture di squadra legate a determinati atleti. La firma di Federico Di Prampero, fortemente voluto da Ciocca, ci ha indirizzati verso un tipo di gioco, dove uno come Gianfranco Palombita calzava a pennello. L’idea che abbiamo è quella di ruotare parecchio tutti i giocatori, guadagnando in pericolosità offensiva. La nostra forza rimarrà l’aggressività.”
Che campionato ci aspetta?
“Chi segue con attenzione il campionato di serie B, noterà subito un girone spezzato in due tronconi: da una parte almeno otto squadre costruite per vincere subito, con grandi investimenti economici. Dall’altra il gruppo delle “normali”, che lotteranno per salvarsi. Visti i budget che giravano quest’anno diventava poco sensato per noi investire di più di quanto fatto, saremmo comunque rimasti molto distanti dal gruppo delle “big”. Il nostro obbiettivo è senza dubbio la salvezza, fermo restando che scenderemo in campo per giocarcela con tutti. Siamo ambiziosi, ma razionali.”
Si è parlato più volte dell’ampio spazio dato ai giovani nella prima squadra, ma c’è da lavorare molto sul settore giovanile.
“E’ l’aspetto che mi coinvolge di più. Come pordenonese, che ha giocato per la propria città, ci tengo a creare nuove sinergie con le società della provincia e a consolidare quelle già in atto. L’interesse dell’intero movimento giovanile deve prevalere sui singoli interessi personali. Per questo motivo mi farò da garante, esponendomi in prima persona, perché si dia il via ad un progetto solido e condiviso. Al di là dei motivi etici e di cultura sportiva, che vengono comunque in primo piano, il rilancio del settore giovanile ha anche un’importanza economica. Per un club di serie B è fondamentale poter contare su ragazzi usciti dal proprio territorio per continuare ad esistere! Vorrei aggiungere che la progettualità sui giovani riguarda anche quelli che già fanno parte della prima squadra. Abbiamo diversi under, e vogliamo che tutti trovino i giusti spazi per potersi esprimere. Per questo stiamo pensando a delle soluzioni idonee anche per Francesco Rizzetto e Klaudio Begiqi, due ragazzi che per noi rappresentano un patrimonio da salvaguardare. Stiamo valutando per entrambi la possibilità di un doppio tesseramento con squadre che li consentano di giocare con continuità, facendoli comunque allenare anche con Ciocca, come è successo lo scorso anno con Diego Nata.”
Passando alla società, che Pienne hai trovato?
“Ho trovato un gruppo di persone che sta lavorando tanto e con passione, per creare una Società che sia professionale, dove ognuno ha il suo compito preciso. Come i ragazzi in palestra, anche noi garantiamo di dare tutto quello che è nelle nostre possibilità, sperando che questo possa trasparire ed essere percepito dai nostri tifosi. Il progetto vuole essere a lungo termine, vogliamo che questa piazza venga riconosciuta come una realtà importante, dove la gente lavora, dove i giocatori possano venire sapendo di trovare un ambiente ideale per crescere. Io ho vissuto tutto l’altalenante
movimento del basket pordenonese; la Postalmobili, di cui tutti parlano e che tutti ricordano, fu la punta di un iceberg di un lavoro serio e scrupoloso, partito diversi anni prima. Il mio sogno è che, un domani, i pordenonesi possano identificarsi anche con il nostro Pienne.”