Se c’è una lezione che possiamo trarre dalle ultime, avventurose settimane della stagione targata Napoli Basketball, questa è certamente la morale per cui la BPMed ha saputo vivere, e con grandi insegnamenti per il futuro, le due facce di una medaglia “a doppio taglio” .

 

IL CONTESTO PRE-PARTITA

Una medaglia che si chiama inerzia, e che nella pallacanestro risulta spesso il valore più usato (e a volte abusato) per provare a spiegare un risultato, oltre ogni filosofica sfilza delle considerazioni tecnico – tattiche.

 

Un valore significativo dicevamo, ma anche pericoloso, perchè da un lato può regalarti la sensazione di essere sempre in cima, di essere quasi imbattibile, ma che può anche deprimerti, scoraggiarti rispetto alle cose che iniziano a non funzionare del tutto, a tal punto da far ritenere chiunque come avversario da rispettare fin troppo, e in maniera sin troppo reverenziale, passiva, addirittura rinunciataria.

 

Ebbene, se nel giro di quattro partite tutto questo poteva essere sperimentato, e con sbocchi postivi, Napoli ci è riuscita, ritrovando negli ultimi giorni un sano piacere di vincere. Un piacere che, col rischio di appannarsi non più tardi di 10 giorni fa, ieri come giovedì si è davvero respirato, apprezzato, goduto sui parquet più che ostici del PalaFlorio e del PalaFacchetti. Tutto questo provenendo da giornate che siamo convinti non sono state semplici, di delusioni e polemiche, e risponendo come meglio non si poteva alle rotazioni ridotte all’osso (con l’infortunio di Rizzitiello a cui si è aggiunto Rotondo), e a quella fame di punti che lunedì come giovedì, accanto ai roster competitivi, potevano legittimamente porre le avversarie di turno (Bari e Treviglio) come possibili favorite, essendo queste avvantaggiate da un fattore casalingo spesso ben sfruttato in stagione.

 

Su Bari ne abbiamo già parlato, contrapponendo le buone sensazioni del campo a quanto purtroppo avvenuto nei suoi pressi. Soffermandoci invece sul posticipo di pochi giorni fa, non si poteva non cogliere una diversità di approccio degli azzurri rispetto alla vittoria maturata in Puglia. Infatti, salvo un frangente di terzo quarto in cui, su entrambi i fronti, si è visto un basket ai limiti della sufficienza, la Napoli di Treviglio è stata molto compatta, molto fredda, impassibile nel saper gestire i ritmi del match.Insomma una Napoli molto meno ribelle è più matura, in buonissima overdose di leadership, che ha subito preso il comando del punteggio e che, salvo qualche parzialino con cui la Comark ha saputo mettere il naso avanti o attenuare leggermente il suo passivo, non ha mai ceduto il timone delle operazioni.

 

Tutto questo poi variando registro in corsa, e confondendo con sapienza le carte in mano, senza un copione che venisse noiosamente trascinato fino al 40′.

 

Infatti nel primo tempo la difesa su Musso non consente di convergere sul fenomeno di Pergamino (l’attacco ne ha fortemente risentito), quindi si è lavorato molto sul dentro-fuori, con lavoro in post di e iniziative dei play (buonissimi in questo senso i risultati con Sabbatino in avvio e Bastone nel secondo quarto).Alcune triple un pò a freddo non sono mancate, ma ormai è un’abitudine, così come d’abitudine è stata la difesa, subito a uomo, stringente, pressante.Così si è ridotta fortemente la capacità dei bergamaschi di imporre il loro ritmo, avventandosi sul punteggio. Sui cambi difensivi si è subito ritrovata la migliore Napoli, anche se più volte Marino è sfuggito, mentre tornando all’attacco, c’è stata una gestione più controllata dei possessi, riducendo al minimo le palle perse, e sfruttando il più possibile una superiorità a rimbalzo che diverrà poi vera supremazia scorgendo il tabellino finale.

 

Nella ripresa non sono mancati i tanto attesi canestri in contropiede: tanti, almeno una decina quelli con cui Napoli ha costruito il risultato, e grazie ai quali è stato messo in partita Musso, che infatti dal 20′ in poi ha saputo ritagliarsi con costanza le giuste situazioni offensive (transizioni, triple in uscita dal blocco, mis-match).

Notizie positive anche sull’asse Lenardon-Iannilli, dove abbiamo visto soluzioni molto incoraggianti in pick n’roll, mentre è progressivamente cresciuto l’impegno dei piccoli nella difesa su Marino e Vitale (formidabile nell’uno contro uno), con Fabi infine ad occupare un ruolo davvero marginale. Da rimarcare poi l’impiego di altre due armi che hanno spaccato il match. Primo: un felice utilizzo della zona, che ha ridotto le opportunità di gioco in favore di Jacopo Borra, e che ha allontanato gli avversari dal canestro, con risultati notevoli sia nei falli subiti dagli avversari (pochi, la metò subiti dal solo Marino, e senza gite in lunetta), sia nelle percentuali dall’arco, con un tiro da tre sempre più improvvisato e forzato. Esattamente il contrario di Napoli, che dai 6,75 ha provato a colpire più chirurgicamente rispetto al primo tempo, come poi riuscirà.

 

Le tante puntualizzazioni di oggi sono forse fin troppo elogiative, sicuramente più di quanto non lo si sia statto fatto all’indomani della sfida di Bari. Una ragione pero c’è, anzi tre, perchè non vogliamo proprio renderci la vita facile nelle nostre analisi di conesto.

 

Innanzitutto questi 4 punti sono forse più importanti di quelli che proveremo a conquistare negli ultimi due atti di questa regular season, e questo perchè c’erano polemiche, mugugni e delusioni da smaltire il prima possibile: trascinare infatti le frustrazioni della Coppa avrebbe indebolito la coesione dello spogliatoio e il rapporto con la tifoseria. C’è quindi una componente di reazione che va sottolineata.

 

In seconda battuta, sempre rispetto a Bari, non solo si giocava in casa di una formazione molto legata al suo fortino (come Bari stessa), ma si giocava anche contro una formazione che non sarà una spaesata cenerentola in post-season, bensì un avversario molto fastidioso, e che certamente riserverà mille pericoli a una Torino non del tutto convincente dopo la finale di Coppa: chiedere su questo informazioni dettagliate a Santarcangelo e Fabriano, entrambe vicine all’impresa in trasferta sul parquet giallo-blu

 

Istintivamente arriviamo quindi al terzo motivo: Torino e Treviglio sono nella nostra metà di griglia play-off, e la loro vincente affronterà Chieti, davvero poco brillante in queste ultime battute di campionato. Nonostante quindi ci sia il fattore campo a sfavore, la favorita per noi non potrà che essere la vincente di quell’ottavo non proprio di coccio. Forse allora forziamo, andiamo troppo in là con la mente, ma visti anche i risultati davvero poco pronosticabili dello scorso anno (quando proprio Treviglio stronco la favoritissima Piacenza, prima nel girone nord di A Dilettanti), non è impossibile pensare che la partità di lunedì possa essere stato un piccolo assaggio di quella serie decisiva per il passaggio in Legadue.

 

Questi quindi i pensieri possibili che animano il roster partenopeo, che con un roster ancora a mezzo servizio (possibile il rientro di Rotondo, improbabile quello di Rizzitiello, non prevista neanche la convocazione per Profido), sarà chiamato in queste due ultime giornate a difendere un primato su cui invece Omegna non può più eguagliare. Un primato che risponde all’imbattibilità contro le squadre della conference concorrente. Statistica utile, o che lascia il tempo che trova? Noi la riteniamo non proprio secondaria, se i play-off te li giochi con chi non è della tua Conference, e soprattutto se potresti giocartela a breve con chi affronterai nei prossimi 10 giorni, a partire da dopodomani (PalaBarbuto, ore 18). Ecco quindi il valore dei due prossimi confronti: entrambi con realtà in piena corsa per i play-off (l’Assigeco per la qualificazione, Trento per superare Trieste nel primo posto a Nord-Est), ed entrambe al momento poste nell’ottavo la cui vincente affronterà proprio la BPMed, a partire dal 6 di maggio. Napoli può fare leva sulla sua serenità, ma anche sul desiderio di consolidare l’inerzia positiva davanti al proprio pubblico, valutando quindi questi match come utili momenti di studio. Dall’altra parte ci sarà la sola idea di fare punti, ma Bari e Treviglio dimostrano che non basta, e che queste ammirevoli avversarie, dapprima Casalusterlengo, dovrano anche fare leva su altre risorse, che sono la storia e i suoi uomini. Scopriamole insieme.

 

CASALPUSTERLENGO – LA STORIA

L’Unione Cestistica Casalpusterlengo conosciuta, come U.C.C. oppure Assigeco, è nata nel 1977 per volontà del presidente Franco Curioni (attualmente in carica). La nuova compagine partecipa subito ai Campionati CSI e Promozione con giocatori e protagonisti gli stessi dirigenti che ancora oggi guidano la società. Nel 1994 Curioni decide di varare la prima formazione targata U.C.C. ASSIGECO,  spostandosi al Palazzetto di Codogno, e reclutando quindi i migliori tecnici e giocatori del Lodigiano: sotto la guida di Maurizio Fiorani è subito trionfo con la promozione in Serie C2.

 

A partire poi dal 1997 vengono allestite squadre sempre più competitive per scalare la Serie B, e sotto la guida di Corbani (oggi coach di Piacenza), nel 2002 arriva la promozione in Serie B2, mentre nel 2003 viene realizzato il Campus ASSIGECO con annessa la foresteria: una struttura  unica sul territorio italiano e il cui ruolo è stato riconosciuto anche dalle Federazioni, internazionale e italiana, che hanno riservato alla società il prestigioso “Premio Reverberi – Oscar del basket giovanile”. Nel 2003 arriva il primo trofeo di rilievo della storia rosso-blu, con la conquista della Coppa Italia LND, ma la truppa di coach Ghizzinardi, coach cresciuto in casa, si aggancia al treno promozione per la Serie B Eccellenza (2004).

 

In questo ambiente crescono alcuni giovani come Alex Simoncelli, ma soprattutto la futura stella dell’NBA Danilo Gallinari, che ogni anno si ricorda delle sue origini animando l’ambiente rosso-blu, con clinic, momenti di aggregazione e altre iniziative. L’investimento sui giovani però non si ferma con l’alzarsi del tiro, e nel 2006/2007 il roster lodigiano è ricco di diamanti grezzi, accompagnati dagli esperti Conte, Aradori (cresciuto nel Settore Giovanile e poi affermatosi a livello nazionale con Pavia, Milano e Siena), ma soprattutto dalla bandiera Mario Boni. La Summer Cup del 2006 (a Pistoia) e la Coppa Italia di B d’Eccellenza del 2007 (al PalaLido di Milano) condiscono gustosamente le stagioni vissute ai vertici della categoria. Nel 2008 nasce la A Dilettanti, e per una squadra come al solito competitiva arriva alla guida l’attuale coach e grande ex di giornata Simone Lottici (che vestì la divisa Partenope tra il 1985 e il 1988 con 108 presenze). Il campionato che ne consegue con l’arrivo del coach cremonese è da protagonisti, sino alle fasi finali, conquistando la (seconda) Coppa Italia nella Final Four (2009) a Forlì.

 

L’anno successivo, però, si arriva al punto più alto della storia casalina, con l’ammissione al campionato di Legadue a seguito della rinuncia del Basket Livorno. La cadetteria, difesa al primo anno con una salvezza matematica a tre giornate dalla fine della regular season, non viene però bissata lo scorso anno, nonostante all’ultimo turno venga sconfitta Ferrara per 85-72.  Tuttavia l’estate è turbolenta nella seconda lega nazionale, come noto del resto: Ferrara, Rimini e Udine falliscono, al pari della neo-promossa Trapani, e in attesa di eventuali ripescaggi dal dilettantismo, la franchigia della Pusterìa godrebbe di un pieno diritto alla permanenza in Legadue.

 

Ciononostante prevale il realismo, e lo scorso 30 Giugno 2011, dopo aver annunciato il ritorno al Campus di Codogno,  diventa quindi ufficiale la rinuncia al diritto di giocare nella vecchia A2, e si  decide di partecipare alla nuova Divisione Nazionale A, formata da soli giocatori italiani con almeno 5 under in squadra. Il ritorno al PalaCampus Assigeco vuole quindi rappresentare un nuovo impulso al Progetto Giovani Assigeco, da sempre il fiore all’occhiello della società.

 

CASALPUSTERLENGO – L’AVVERSARIO

Della squadra che ha disputato l’ultima stagione l’ultima stagione in serie A2, rimane ben poco visto il chiaro ridimensionamento economico a cui ci si è dovuti sottoporre con l’autoretrocessione.  Ovvie quindi le partenze dei vari (e ottimi) stranieri Paul Lester Marigney (a Scafati), Ruben Boykin (al Kolossos di Rodi), Ross Schraeder e Peter Ezugwu, a cui si sono aggiunti Alexander Simoncelli (destinazione Brindisi) Matteo Bertolazzi (oggi pilastro di Omegna) Patrizio Verri e Nunzio Corcelli (verso gli Eagles Bologna-Fortitudo 103), Bruno Cerella (stellina di Teramo), e Diego Banti (alla Tezenis Verona).

Nonostante questo vero e proprio saccheggio, inevitabile rispetto alle saggie decisioni estive, la compagine casalina aveva comunque in mente un progetto ambizioso nel cuore dell’estate: quello di formare una squadra di soli giovanissimi in un campionato senior. L’innovativa collaborazione che l’Assigeco aveva avviato con Armani Jeans Milano e Oltrebasket Broni, e che doveva rappresentare il cuore della novità, non ha poi avuto seguito, quindi si è andati avanti per la propria strada, optando per una formazione modificata per 7/10, ma forte e competitiva rispetto alla categoria, e che puntando teoricamente ai play-off, è oggi lontana solo un passo da una post-season. Questo passo, raggiunto grazie alla forza di una squadra che è anzitutto un gruppo, necessità però ancora di una vittoria, fino ad ora mancata di un soffio con Perugia , ma soprattutto negli ultimi due turni al Campus, con le vittorie decisamente contro-pronostico di Treviglio e di Anagni. Spera ancora di conseguenza Pavia,  che indietro nello scontro diretto, ma magica in casa nelle ultime giornate, ha rosicchiato terreno, e può sperare di arrivare a play-off solo superando i casalini, distanti 2 punti.

CASALPUSTERLENGO – IL ROSTER

Dopo Giancarlo Sacco, a dirigere la navicella bianco-rossa (presente al campleto sul nocciolato di Fuorigrotta) è stato chiamato, come detto, Simone Lottici: il suo, come è visibile dalla storia dei lodigiani, è un ritorno dopo l’esperienza positiva dello scorso anno a Treviglio.  Quindi, accanto a un allenatore in cerca di conferme, L’Assigeco Casalpusterlengo del presidente Franco Curioni ha deciso di sposare la linea verde con un’età media di 22 anni. Squadra talentuosa, fa del mix senior ed under un ottimo gruppo: senza individualità dominanti, ma senza neanche totem inamovibili, quindi un gruppo che è senz’altro tra i migliori della categoria, grazie ad una difesa aggressiva e alla velocità in attacco.  Tanti i giovani, alcuni dei quali confermati (Venuto e Chiumenti), altri invece rientrati dal prestito (Bligha e Castelli). I due soli senior (Casagrande e Prandin) sono stati sempre deputati a un faticoso lavoro di leadership  rispetto a un roster che ha deciso anche anche di acquisire giovani che il prossimo anno potrebbero cambiare ancora, e in meglio (Contento,Loschi e Ricci). Andiamo per gradi.

Cominciamo dal terminale più pericoloso degli ospiti, ovvero Roberto “Bobo” Prandin, 6° marcatore assoluto della DNA (a quota 14,8). Nato a Venezia il 9 giugno 1986, play/guardia di 188 cm, è un ottimo giocatore nel portare palla (2,2 assist), ma anche nell’attaccare il canestro (50% da 2 in stagione e 4 falli subiti), inoltre lavora forte sia in difesa che a rimbalzo. E’ bravo insomma a ricoprire tutti i ruoli di esterno, meno quello di tiratore scelto, con ben 2/18 da 3 nelle ultime cinque: una delle chiavi del recente trend negativo. Dopo l’anno da junior a Treviso, Prandin ha giocato per due anni a Vigna di Valle nel College Italia in B2, poi è passato alla Reyer Venezia, con cui ha giocato dal 2005 al 2008. Lasciata quindi la maglia oro-granata, nel 2008/2009 è andato a Fidenza esprimendo un buon basket, concludendo la stagione con una media di 13.5 punti in 26 minuti a partita e distinguendosi per le palle recuperate. Nel 2009/2010 ha indossato la maglia del Gira di Ozzano, sempre in A Dilettanti: sia in regular season che nei play-off ha raggiunto la doppia cifra di punti a gara, mettendosi in luce come uno dei giocatori più incisivi della categoria. Incisività che lo scorso anno gli è valsa la chiamata di Udine per la sua ultima annata tra i professionisti, e con cui colleziona 3 punti in 14′ di media.

Concentriamoci ora sui registi puri del roster lodigiano, a partire da Marco Venuto e proseguendo con l’omonimo Contento.

Il primo, play classe ’85, è al terzo campionato con la canottiera rossoblu. Già riconfermato e premiato con un triennale dopo l’ottimo apporto offerto nel 2009/2010 (4.6 punti in 18,2 minuti di media, 57.1% da due, 36.2% da tre più 2.5 rimbalzi),  arrivando come aggregato per gli allenamenti al ritiro estivo per sostituire l’infortunato Alex Simoncelli, è un giocatore che non molla mai in fase difensiva, dedicandosi principalmente alla costruzione del gioco e alla conservazione del ritmo di squadra (6,4 punti in 25′ ma anche 55% da 2 oltre a 2,6 assist a partita). Spinto all’età di 6 anni al basket dai genitori, si forma per nove anni alla Snaidero Udine, frequentando i parquet della Serie A1 (dal 2003 al 2005) prima di iniziare una sorta di giro d’Italia tra Atri, Fidenza e Faenza, chiusosi appunto con l’approdo in casa Assigeco, con cui quest’anno ha raggiunto un high di 23 contro Torino, firmato con un incredibile 6/8 dall’arco, replicato anche nella successiva sfida contro Trento (15 con 5/8 e 7 assist): numeri molto anomali rispetto alle sue medie recenti.

Il secondo, triestino, 20 anni da compiuti lo scorso 28 ottobre, è stato la sopresa casalina del girone di ritorno, con parecchie doppie cifre contro squadre underizzate, e dove soprattutto spicca il ventello firmato contro Omegna alla 23a giornata (5/11 dal campo, 5 rimbalzi e 9 falli subiti). Contento, di grande impatto anche nel penultimo posticipo contro Perugia, è un regista moderno, atletico, e con ottime doti di penetrazione (3,9 falli subiti, anche se 34% dal campo e 1,4 assist). Già  di proprietà della Snaidero Udine dove ha fatto le giovanili, si è svincolato a seguito della “chiusura” del club friulano. L’ultima stagione l’ha fatta in prestito a Trieste, in Serie A Dilettanti, giocando 26 gare con un minutaggio salito dai 10′ di media delle prime 19 partite ai 20′ delle ultime sette, in progressiva ripresa dopo lo stop dovuto all’infortunio al legamento crociato. Contento è rimasto fermo da Natale 2009 a luglio 2010, subito dopo aver messo 54 punti (e 9 assist) nella sfida Under 19 tra Udine e Trieste a coronamento di un buon momento evidenziato anche dalle 12 presenze (3 minuti giocati contro l’Assigeco) in LegaDue agli ordini di Demis Cavina. Rientrato anche la scorsa estate nel gruppo dei 14″della Nazionale Under 20 di Pino Sacripanti in preparazione degli Europei di Bilbao, è stato il penultimo a essere “tagliato”.

Passiamo ora all’analisi della front-line, molto ampia e multitasking, composta da un quintetto molto intercambiabile, e che costituisce il cuore offensivo della squadra ospite.

Partiamo dal trevigiano Federico Loschi. Ala Classe ’90, 22 anni festeggiati lo scorso 9 febbraio, è stato il giocatore in quota Under 23 che l’Assigeco ha scelto per completare il reparto esterni a disposizione di Simone Lottici, e chiudere il suo mercato estivo. Partenza sprint nelle prime giornate, ha accusato il colpo a metà stagione, per poi stabilizzarsi sulla doppia cifra (10,2 per la precisione) e senza pregiudicare le sue qualità di giocatore utile. Bravo al tiro, specialmente in transizione, e  molto aggressivo in fase difensiva, è cresciuto nel vivaio della Benetton Treviso sotto la guida di Fabio Corbani, mentre a livello under 19 ha vinto due scudettini Under 19, a Pordenone (2007) e a Salsomaggiore (2009), sempre contro la Montepaschi Siena, in compagnia di Roberto Rullo e, la seconda volta, con l’ex rossoblu Wojciechowski. Due anni fa il suo esordio nei campionati senior, con Riva del Garda (14.3 minuti, 6 punti a gara), infine l’anno scorso la chiamata per un’ottima stagione a Piacenza, sempre in A Dilettanti. In effetti i 21.6 minuti con 2.5 rimbalzi e 9 punti di media (54 per cento da due, 40 per cento da tre) sono cifre più che valide per un ventenne alle prese con la seconda stagione in terza serie.

Proseguiamo con Riccardo Castelli. Confermato, ala anche lui, per il 23enne piemontese il rapporto con la realtà rosso-blu taglia il nastro della quarta stagione, anche se lo scorso anno (gennaio – giugno) c’è stata una breve ma significativa trasferta a Treviglio, dove oltre alle vittorie si è consolidato il rapporto con Simone Lottici, ancora suo coach per il ritorno nel lodigiano (circa 7 di media in 20 partite tra campionato e playoff, col 62% da 2 e oltre i 5 rimbalzi di media in 23′) . Formatosi nelle giovanili di Cuneo e Asti, prima di arrivare dalle parti di Codogno, ha già assaporato il piano superiore, categoria nella quale ha esordito nel 2009 proprio grazie all’Assigeco. Tutto grinta, voglia di vincere e gioco interno come personali marchi di fabbrica, aveva festeggiato, sempre nel 2009,  la convocazione in nazionale (gennaio) anche se come riserva a casa, e l’anno successivo, si è guadagnato la stipula di un contratto triennale con il Presidente Curioni, di cui quest’anno sta solo parzialmente soddisfacendo le attese con 6,4 punti e 3,6 rimbalzi, nonostante il 25% da 3 e l’appena 5 di valutazione media in 18′ di utilizzo.

Arriviamo così al terzo tassello del reparto, interessandoci a Riccardo “Ricky” Casagrande, altro dei giovani terribili di inizio stagione ma ora più altalenante. Classe ’88, bravo nel portar palla ed attaccare il canestro, si fa sentire sia in difesa che a rimbalzo (4 carambole per match oltre agli 8,4 punti e il 49% da 2). 23 anni il prossimo 24 settembre, ha come Prandin e Castelli assaporato l’aria della LegaDue ma con Imola (2007/2008 e 2009/2010, 8 partite, 22 punti in 81 minuti di utilizzo totale) dove è arrivato dopo la trafila nel vivaio della Scavolini Pesaro, e con cui aveva siglato un triennale. Di passaggio a Senigalla, sua città natale (2006/2007), la prima stagione degna di nota in categoria è quella trascorsa a Jesolo-Sandonà (2008/2009), in A Dilettanti, mettendo in mostra tutte le sue capacità offensive e di ottimo difensore, chiudendo la stagione con 11.1 punti di media a partita e 2.65 palloni recuperati (ottavo assoluto del girone A). Casagrande ha messo in mostra le sue doti tecniche anche contro l’Assigeco, quindi l’estate scorsa è passato alla Virtus Siena, con cui conquista la Coppa Italia ma anche la retrocessione, senza però sfigurare, grazie a un rendimento individuale da 11,3 punti con ben 5 rimbalzi, 2,5 palle recuperate (11° assoluto) e 3,5 falli subiti. Paga nei suoi numeri il minutaggio più compresso (da 29,7 a 22,4).

Ora invece ci avviciniamo di più a canestro con il completo Alberto Chiumenti (unico dei casalini a non sfigurare mai nella recente tris a perdere), ma soprattutto con l’ambizioso Giampaolo Ricci.

Sul primo: classe ’87, lungo dinamico e veloce, che in attacco alterna soluzioni interne al gioco fuori dall’area, alto 2.02 per 99kg, è il terzo confermato rispetto alla scorsa stagione (12,2 punti col 45% dal campo, 6,8 rimbalzi e 3,8 falli subiti). Cresce nl vivaio della Fortitudo Bologna, dal 2004 al 2007, ed entra giovanissimo a far parte della rosa della prima squadra, con la quale conquista (seppur da spettatore) uno scudetto contro l’Olimpia Milano e una finale di Eurolega, persa col Maccabi Tel Aviv, oltre ad avere la possibilità di allenarsi assieme a campioni quali Basile, Belinelli, Vujanic e Mancinelli. Nel 2007 il passaggio a Vigevano, in B d’Eccellenza, per poi passare l’anno successivo a Latina, dove si guadagna con Guarino, Bisconti, Muro e Svoboda la promozione in Legadue. Habitué delle nazionali giovanili, nel 2008 conquista un bronzo nell’Europeo Under 20 e viene desginato da Walter De Raffaele capitano della Nazionale Under 22 LNP. Due anni fa Chiumenti ripaga la fiducia in lui riposta dal coach ex Livorno e Reggio Calabria, e rifiutando offerte allettanti da alcuni club di alto profilo dell’A Dilettanti, approda in Legadue, a Pavia , dove colleziona 5,1 punti di media a partita col 51,8% da 2, 32,5% da 3 e il 67,5% dai liberi, 3,2 rimbalzi, 1,3 recuperi per 5,6 di valutazione in 15,4 minuti di utilizzo: tutti numeri che lo proiettano fra i migliori under interni, e che gli valgono la chiamata nella grande famiglia Assigeco, dove sempre in Legadue, e come cambio di Ruben Boykin (replicando il tandem già visto a Vigevano), sfrutta piuttosto bene gli 11′ medi a disposizione con 3,7 punti , il 61% da 2 e il 77% dalla lunetta, accanto a 2,4 rimbalzi.

Quanto a Ricci, si tratta di un “rookie” per la categoria, e assume la veste di “4”  molto atletico e dinamico, abituato a correre su tutto il campo. Proprio come si usa in casa Stella Azzurra, dove il paradigma è fare tanto pressing e contropiede, e dove Ricci arrivò nel 2009 da Chieti, dove è nato 20 anni fa. Molto presto in via Flaminia si è guadagnato una solida reputazione, eliminando qualsiasi dubbio che in partenza poteva addensarsi sulle due condizioni fisiche (chili di troppo e problemi alla caviglia), quindi attirandosi persino lo sguardo di società oggi blasonate (prima di più) come Teramo e Bologna sponda Fortitudo. Arrivato con notevoli margini di miglioramento offensivi (12 punti in 23.6 minuti di media con il 52% da due nell’ultima stagione), Ricci  ha presto assunto uno spazio imprescindibile in prima squadra, risultando fra i migliori rimbalzisti della B Dilettanti dello scorso anno, a quota 8.3 carambole. Protagonista come visto nell’Under 19 e in prima squadra nelle ultime due stagioni in B Dilettanti,  il lungo è entrato anche nel cerchio d’interesse di Stefano Sacripanti, che lo ha inserito nella lista dei convocati della Nazionale Under 20 per il torneo di Martinsicuro a fine giugno: una delle tappe sulla strada per gli Europei di Bilbao, dove l’Italia si è giocata il primato nel girone della seconda fase contro la Spagna. Oggi il teatino è il terzo uomo valutazione del roster, ma soprattutto il 13° rimbalzista della DNA (a quota 7,3): manca ancora nel procurarsi falli, ma le cifre al tiro (47% da 2) e l’incoraggiante doppia doppia contro un Anagni dal Corral devastante possono proiettare il ventenne capitolino come una delle possibili sorprese nei play-off.

Arriviamo così a Paul Biligha, unico lungo puro degli avversari, nonostante il suo sia un fisico più atletico che prestante. Perugino, classe ’90, si forgia per le giovanili proprio a Casalpusterlengo, ma dopo aver maturato una breve esperienza a Verolanuova, in serie C2, esordisce in Legadue già nel 2009 con la maglia dell’Assigeco, prima di essere girato in prestito alla Erogasmet Crema, stavolta in C Dilettanti, con cui però, in 12 partite,  mette a referto a 19.3 punti e 11 rimbalzi. Ricevuta quindi la convocazione in nazionale under 20, arriva il contratto quadriennale con il sodalizio del Presidente Curioni e il trasferimento a Pavia, dove mostra tutte le sue credenziali di ala moderna (12 punti in 30′ con 11,8 di valutazione), dotata anche di tiro dalla media (52% da 2), senza rinunciare mai a occasioni in cui far valere la propria potenza fisica sotto le plance (6,9 rimbalzi – 7° assoluto – , 2,2 falli subiti ma soprattutto 0,9 stoppate – 2° assoluto) . La convivenza con un Ricci in ascesa ha ridotto drasticamente il suo minutaggio (appena 20′), ma i 6 punti con 4,8 rimbalzi (questi in crescita rilevante nelle ultime partite), oltre alle grandi doti di stoppatore rendono questo elemento determinante per poter provare a contrastare un Iannilli in deciso progresso.

Chiudiamo quindi con due tasselli che arricchiscono la pattuglia ospite, che spiccano  nella nidiata di giovani che provengono dal settore giovanile, fra cui i ventenni Adam Mink (destinato poi a Pavia), e il ’92 Daniel Yerardy, e che abitualmente si alternano nel ruolo di decimo da schierare in garbage time: Paolo Colnago e Alessandro Ferri.

Il primo, classe 1991 (dicembre), 1.93 di altezza, scuola Olimpia (dove ha ben figurato a livello Under 19 e Under 20), è al momento più noto per la fama dei suoi genitori: sua madre, Michela Ceschia, ex giocatrice di A a Milano con più di 100 presenze in nazionale; suo padre, Pietro, ex giocatore, ex consigliere F.I.P. per gli atleti dal ’96 al 2000, ma soprattutto giornalista da vent’anni attivo soprattutto come bordocampista per Tele+ e Sky Sport. Ha accumulato presenze in campo soprattutto nella prima metà di stagione, complici alcuni infortuni (0,8 punti in 5′ per 11 partite), e vista l’importanza del match  è difficile ipotizzare una sua discesa in campo.

Il secondo,  guardia classe ’93, e prodotto del vivaio locale, è stato aggregato da quest’anno al roster della prima squadra, con 7 partite a referto di cui una sola degna di nota, piuttosto recente (8a di Ritorno), contro Siena  (4 punti in 13′ con 2/4 al tiro).