NAPOLI – Un’altra partita di quelle che fanno tremare i polsi, solleticare i nervi e sussultare gli animi, anche quelli dei tifosi più freddi e imperturbabili. Questa, in estrema sintesi, la prova con cui una Napoli a tanti volti, altalenando al massimo ma lottando incredibilmente quando contava, ha riportato l’altro ieri, e al primo supplementare della stagione, il ventesimo successo stagionale, il decimo consecutivo e l’ottavo sigillo seriale fuori casa, chiudendo gli incerti giochi del PalaCingolani con quello stesso colpo di reni grazie al quale in Umbria una certa Omegna risponde colpo su colpo all’ambiziosa onda azzurra, inchiodando una mai doma Perugia.

IL CONTESTO PRE-PARTITA

E come Perugia mai doma è stata anche una certa Recanati, che senza Evangelisti ma con tanti under sprizzanti, asfissiante in difesa e favorita in attacco da tanti extrapossessi, è arrivata a sfiorare il colpaccio, trascinata da un Pierini d’eccezione dall’arco (fino a domenica 31,6% in stagione, poi 6/8), e da un Traini in vero formato de luxe. 20 punti, 8/16 dal campo, 6 rimbalzi, 7 falli subiti e 7 assist per l’ex Pesaro classe ’92, che ha offerto nel suo match di cartello stagionale un rendimento costante, da uomo che si sente e sarà sicuro protagonista di questa categoria. Dati i suoi che, come quelli di Pierini, ci stordiscono, e che come quelli di Ceron ci rabbrividiscono, stavolta però in senso inverso (1/11 dal campo e 3 falli). Numeri importanti, così come i 5 assist di Gilardi (tutti nel terzo quarto) e come i 20 del classe ’91 Centanni, che imperterrito dalla lunga ha integrato le scorribande di Traini, propiziando l’overtime per i giallo-blu, ma numeri inutili di fronte a una squadra che quest’anno, volenti o nolenti, zona o non zona, oltre tutte le osservazioni e dichiarazioni, è chiamata a vincere e vince, tutto, sempre comunque, per la nostra gioia di tornare a vivere il basket che conta, subito, al più presto.

E questo perchè nonostante le 27 perse e prestazioni “all’indietro” come quella di Iannilli (vero, 11 rimbalzi, ma 3/11 dal campo, 3 falli subiti e 10 palle perse), c’è una Napoli che non si è mai sentita adagiata su allori di cui non ne vuole sapere, insomma una Napoli che, sfatando un primo quarto di spaesamento, quasi contrassegnato dall’illusione di poter vincere a mani basse, e un terzo quarto di totale disunione, ha risalito la china con grande volontà e veemenza, vincendo anzitutto annullando l’intera front-line avversaria salvo Pierini (e in particolare Chiarello), quindi tirando meno e meglio degli avversari, punti-evento a parte come quelli dei suoi migliori tiratori di serata: Sabbatino, che sembra ormai prestarsi al ruolo di match-killer, e Rizzitiello, che in 3 secondi di sana follia sa cambiare la storia di 45′ ai limiti del fascinoso tormento per tutti noi.

Questo però non sarebbe stato possibile senza partire dai punti utili di un Rotondo però poco ruotato oltre il secondo quarto; dalla sfrontatezza al punto giusto di Guastaferro, dimostrata con un’onesta  difesa sugli incontenibili piccoli fortezzini, e quei punti d’oro quelli che hanno poi lanciato e slanciato il nostro quarto quarto; dal lavoro sporco di Gatti, fatto di 13 rimbalzi e ben 3 stoppate. Questo il contorno di un piatto che però è diventato ricco con chi, desideroso di dimostrare che nè i successi, nè i distacchi possono compromettere il desiderio di spuntarla, ripetiamolo, sempre e comunque. Tratteggiamo insomma l’identikit di un Musso che lambisce la tripla doppia, e che a un primo tempo da scartamento ridotto, in ripresa rende il parquet leopardiano il suo vero ring, e rimescola tutte le carte sul tavolo degli ultimi 10′, prima a suon di triple, alcune come al solito di puro talento, quindi a furia di doppi falli: 26 punti, 4 rimbalzi, 9 assist con 7/14 da 3 . Questi i numeri che contano davvero in un confronto che ci rivela quanto questa Napoli di cuore non si ponga limiti e freni, sfrecciando verso play-off di cui forse, oltre i prossimi due impegni, si potrà accertare la posizione di partenza.

Infatti gli azzurri, pur considerando tutte le prove di questo cammino come tappe essenziali, dovranno prestare attenzione soprattutto alle prossime due gare, gare che, se vinte, sancirebbero un definitivo knock-out nella corsa ai vertici della Conference Sud. Sfide di peso, sfide dove forse il perimetro conterà di meno e la fisicità a canestro di più, ma soprattutto sfide di riscatto, perchè proprio con queste con queste compagini, certamente rallegrate dal passo falso de La Fortezza, Napoli ha maturato la macchiolina di una stagione pressocchè immacolata sul piano dei risultati. Chieti dopodomani (PalaBarbuto, ore 20,30) e Ferentino (il 1° marzo) rappresentano infatti il varco per un approdo quasi sicuro alla post-season, dal comodo belvedere delle semifinali e col vantaggio del fattore campo: insomma una tris perfetta, da non lasciarsi sfuggire, possibilmente con meno patemi di domenica.

Ma ragioniamo un passo alla volta, e concentriamoci su quella che tutti, a inizio stagione, reputavano la “Santarcangelo del Sud”, in parte perchè vincitrice della B Dilettanti (in quello stesso girone dove militava la NPN di Massaro e la Spider Fbriano di Stanic e Giordani), ma soprattutto perchè presentatasi ai blocchi di partenza con pochissimi ritocchi rispetto al gruppo che lo scorso anno centro la promozione. Poi però la banda di coach Sorgentone, dopo una partrenza opaca, con tanti infortuni nel lotto senior e appena quattro vinte, ha voltato pagina, arrivando alla vetta della Division Sud-Est, e tracciando un trend quasi ribaltato rispetto al precedente (8-4), e che nacque proprio con la sfida d’andata disputata contro gli azzurri di coach Bartocci, con cui peraltro gli ospiti si contendono la miglior difesa di campionato (Napoletano in vantaggio di una sola lunghezza: 1590 a 1591).

CHIETI: DOVE ERAVAMO RIMASTI?

Una sfida, quella che all’andata la Teate fece sua per 76-70, quasi precorsa nel suo esito da alcuni dati precedenti, come ad esempio i primi risultati di rango ottenuti contro Perugia, Castelletto e Matera, oppure le onorevolissime sconfitte maturate contro Omegna e Ferentino. Per Napoli (e per noi) rappresentò invece una sconfitta davvero amara da digerire, sia perchè il giustiziere fu dalla lunetta un certo  Stefano Rajola (135 gare con la maglia di Napoli dal 1999 al 2003), sia perchè giungeva su un parquet, quello del PalaSantaFilomena, che già fu nemico a bruciapelo degli azzurri nell’effimero debutto della sfortunata NPN dello scorso anno (74-68). Il match, quasi come quello del 2010 (in cui fu protagonista anche Victorio Musso, fratello di Bernardo), fu deciso tutto negli ultimi secondi, e al di là degli spauracchi registrati a rimbalzo (oggi spesso risolti, e che allora premiò i teatini per 41 a 33), e sulle palle perse (22, alcune delle quali in transizione), fu caratterizzato dalle innaturali percentuali al tiro degli uomini targati BLS (che, al di là della difesa, si impennarono nel secondo tempo per rimanere  costanti negli ultimi, confusi minuti), quindi da un saldo falli casalingo che avrebbe potuto persino suggerire una atteggiamento parziale del duo arbirtale Nicolini – Brindisi.

Non mancò poi un’altra ragione: l’aver perso sul filo di quell’esperienza che se in altre occasioni, soprattutto nelle prime partite, seppe dare una giusta mano (assieme alla tenacia), stavolta era stata espressa da una squadra che, pur non avendo affatto  prevalso su fronte under, ha creduto anche sul -8 del secondo quarto e ha vinto proprio facendo valere tutto il peso tecnico ed emotivo dei suoi elementi più “datati”: da Feliciangeli e Raschi, senza affatto trascurare l’elemento non a caso “pivotale” di tutta la faccenda, e cioè Emanuele Rossi, che dall’alto del suo 39 di valutazione aveva palesemente ribaltato quell’inferiorità di partenza che il reparto lunghi avversario poteva accusare sulla carta rispetto alla nostra batteria, tecnicamente più bilanciata e più profonda.

Sui singoli troneggiò il solito Musso,  anche se alcuni elementi ci chiarirono da subito che la sua leadership andava bilanciata con qualcos’altro, con quel contributo degli altri senior che ad esempio, nelle ultime gare in casa, si è visto, e favorevolmente. Il 3/9 dall’arco e le 5 palle perse ci dava la spia (ben colta dallo staff azzurro) di una leadership sempre viva, sempre arricchita dal gioco totale che tanto piace al nostro pubblico, ma che prima o poi aveva bisogno in campo di nuovi interpreti aggiuntivi, di alternative che però allora ancora c’erano e non c’erano. Nelson Rizzitiello per esempio, fondamentale nelle ultime due uscite, allora ci riuscì a metà: il meneghino, pur cercando pochissimo l’area (anche a rimbalzo), e giocando sempre molto alto, fatturò comunque 15 punti, ed è stato il giocatore che con Musso aveva firmato a livello offensivo i tentativi di fuga più concreti  rispetto gli uomini di Sorgentone nella parte centrale del match. Si allineava a questo discorso Andrea Iannilli che, scintillante a inizio campionato, raccolse, un pò come nelle ultime uscite, un bottino molto gramo per le sue qualità e le sue potenzialità (appena 5 rimbalzi e i 2 falli subiti). E questa considerazione non poteva non estendersi a Simone Gatti, anche lui un lungo che, soprattutto in fase offensiva, sembrava volesse rinunciare a quell’atletisimo oggi invece più visibile e coerente nel suo gioco (solo 6 punti, tutti nel primo quarto, e 3 palle perse). Parlando poi della regia si confermava la grande perimetralità di un Lenardon che nè brillo, nè sfigurò (10 punti per lui con 4/7 dal campo), anche se le sue 4 palle perse pesarono nell’economia del match. mentre delusero decisamente Sabbatino (solo 2 punti in 19 minuti), e Rotondo (5 punti in 19 minuti e lasciato il campo anzitempo per falli).

CHIETI: LA STORIA

La Pallacanestro Teate Società Sportiva Dilettantistica S.R.L. è la società di pallacanestro maschile di Chieti. La nuova Società si è costituita nel 1989, ma prima di tale data il basket a Chieti ha vissuto momenti importanti con la disputa di campionati di serie A2 con diversi marchi; nel 74/75 con la denominazione Moretti Chieti e successivamente per ben 3 anni consecutivi con la denominazione Rodrigo Chieti (dal 78/79 al 80/81). In seguito, dopo il fallimento della Pallacanestro Roseto, ne acquisisce i diritti e nella stagione scorsa (2010/2011) conquista la promozione in Serie A Dilettanti in finale contro lo Spider Basket Fabriano.

I teatini quindi, vincitori del girone C della ex B Dilettanti dopo aver concluso al primo posto la regular season, hanno optato per un massiccio lotto di conferme, che spaziano dalla guida tecnica (Sorgentone), alle anime dell’organico (Rajola,Feliciangeli e Gialloreto). In entrata quindi poco da rendicontare, anche se le scelte,salvo l’ala ex Teramo Martelli alla prima esperienza nel dilettantismo, sono ricadute su tasselli completi sul piano delle qualità di gioco e dotati di lunga esperienza in categoria, come l’ala Andrea Raschi e il lungo Emanuele Rossi,già compagni di squadra a Treviglio e Omegna. Contornano quindi Edoardo Di Emidio e Fabrizio De Gregorio per sopperire alle partenze di Danilo Gallerini (Roseto), Leonardo Carpineti (Supernova Montegranaro), Mattia Magrini (Senigallia), Victorio Gustavo Musso (Robur Sassari) e Roberto Marconato.

Nelle fila abruzzesi i giocatori di maggiore spicco sono sicuramente quelli dello starting-five, a cominciare dai confermati.

CHIETI: IL ROSTER

Il primo dei quali è stato da subito Fabrizio Gialloreto. Classe 1987, teatino doc, Gialloreto ha passato nella sua città gran parte della carriera, con una esperienza nelle giovanili della Virtus Siena e una in A dilettanti col Molfetta. L’unica e prima esperienza (all’epoca da under) di Fabrizio nella terza serie nazionale è stata positiva, chiudendo la stagione con 6.5 punti in quasi 17 minuti di utilizzo. Lo scorso anno invece è stato tra gli artefici della promozione in maglia Bls: in campo 26 minuti a gara, 13 punti di media con il 46% al tiro da 3. La società ha quindi ripuntato sul play-guardia teatino, facendo affidamento sulle sue qualità tecniche e sull’attaccamento ai colori della città: high stagionale di 24 contro Matera appena due settimane fa (7/11 da 3 + 4 rimbalzi), al momento ha risposto discretamente all’impatto con la categoria, con 11,4 punti in 30′, conditi da 2,1 rimbalzi, 1,7 falli subiti, 2 assist e l’89% dalla lunetta.

Quindi descrizione d’onore e super dettagliata per Stefano Rajola: abruzzese, classe 1972, non ha certo bisogno di presentazioni, soprattutto per noi, grazie a quelle quattro magiche stagioni con cui Napoli, anche grazie alla sua grinta e alle sue letture registiche, si avviava verso l’apice della stagione Maione (targa d’obbligo!). Nato a Pescara il 13 giugno di quasi quarant’anni fa, Rajola ha iniziato la sua carriera a 17 anni nell’89/90 a Pescara rimanendovi anche nella stagione successiva, quindi si è spostato a Cassino nel 91/92 per poi restare tre stagioni a Cremona. Dopo un anno a Ragusa nel 95/96, Stefano Rajola ha esordito in Serie A (A1), con la maglia della Viola Reggio Calabria, il 22/09/1996 a Bologna contro la Fortitudo (82-95). Nella stessa stagione ha giocato, in riva allo stretto, 26 gare di stagione regolare (16.8 minuti, 3.9 punti, 1.6 rimbalzi, 1.8 palle recuperate, 0.7 assist di media) e 3 di play-off (14.3 minuti).Nel 1997/98 e 1998/99 ha giocato a Teramo in B d’Eccellenza. Arriva così a Napoli in Legadue, nel 99/2000, disputando prima una finale playoff nel 2000/2001 (persa contro Fabriano), quindi ottenendo la promozione in Serie A  nel 2001/2002, infine disputando, sempre in maglia Pompea, i play off della Serie A 2002/2003, chiusi ai quarti contro Roma. Nel 2003/04 torna in Abruzzo e ritrova la seconda vera piazza della sua carriera, in Serie A con Teramo (8.4 punti, 2.5 rimbalzi e 2.4 assist), per poi passare alla Carife Ferrara dove gioca 11 gare di stagione regolare (26.4 minuti, 8.9 punti, 3.3 rimbalzi) e 8 di play-off (28.3 minuti, 9.9 punti, 2.6 rimbalzi). Nel 2004/05 è ritornato a Teramo (Serie A) dove ha giocato 34 partite di stagione regolare (22.1 minuti, 6.9 punti, 2.7 rimbalzi): vi rimarrà fino al 2006-2007, arrivando a Scafati, dove però l’intesa non c’è, quindi si vira verso Novara, dove il suo apporto però non basta per scongiurare la retrocessione dei piemontesi già ripescati. Già semifinalista in A Dilettanti con Ferentino nel 2007-2008 (11.5 punti di media),  fu il grande colpo dell’estate bianco-rossa a assieme a quello del prossimo “ospite” da presentare, e in stagione, nonostante il deciso calo dall’arco (appena il 28%), si distingue, con 2,3 passaggi vincenti, tra i migliori assist-man della lega (16°), e dimostra che tutti le palle importanti passano per le sue mani (4,2 falli subiti di media), anche da sotto (3,9 rimbalzi).

Altro solido perno è Roberto Feliciangeli: arrivato con Rajola 2 anni, fa, e cresciuto nelle giovanili della Virtus Roma, “Picchio” proveniva da Brindisi con cui aveva disputato una discreta stagione di LegaDue (30 partite, 23 in starting five e 7,1 punti a partita). 203 centimetri di altezza, il giocatore è stato protagonista sia della promozione dei pugliesi in LegaDue (avvenuta nel 2007/2008 con 15 punti a partita), sia di quella in Lega A della Sebastiani Rieti, nella stagione precedente.Al momento il suo fatturato, partito con cifre stellari,  conferma comunque le sue doti di maggior realizzatore del gruppo bianco-rosso (13,5+ 5,7 a partita col 59% da 2 e 3,6 falli subiti), ma si esalta solo grazie un alto minutaggio (31 min a partita) e con non pochi rischi di palle perse (quasi quattro a partita).

A questo solido telaio si è poi proceduto piazzando due colpi di mercato.

Il primo è  il “marziano” Emanuele Rossi, pivot classe 1982, 208 cm di altezza per 108 kg, è un giocatore dotato di grande atletismo, ottimo ed efficace rimbalzista. Espertissimo della categoria vanta un curriculum di tutto rispetto. La sua carriera nei campionati nazionali inizia nel 2002 a Riva del Garda dove disputa tre stagioni consecutive nell’allora B1. Da lì il salto a Rieti in LegaDue, anno 2005, stagione che vede Rossi compagno di squadra di Picchio Feliciangeli. L’anno successivo passa alla Virtus Siena in B1, nel 2007 inizia il campionato nuovamente in LegaDue, questa volta a Casale, per poi tornare in B1 e chiudere la stagione a Treviglio, dove si conferma ancora una volta terminale offensivo e ottimo rimbalzista. Dopo un altro campionato a Treviglio si trasferisce nel 2009 ad Omegna, girone A di Serie A Dilettanti, portando a termine due ottime annate, l’ultima chiusa con 12 punti di  media a gara e 8 rimbalzi.

Attualmente in lega troneggia con numeri equiparabili solo a quelli di Musso: efficiente in attacco (13 punti con 3,1 palle perse), si fa valere grazie alle sue doti di grande rimbalzista (primo nella classifica generale con 12,7 a partita, di cui 3,4 offensivi), e questo si riflette nelle altissime valutazioni (22,3), su cui incidono anche i 3,9 falli subiti: unico neo gli appena 1,5 assist che, diversamente dal nostro Iannilli, ne limitano la forza a livello tattico.

Il secondo colpo, piazzato nel ruolo di ala piccola, è Andrea Raschi. 198 cm di altezza, classe 1979, nativo della Repubblica di San Marino, della quale veste anche la maglia Nazionale, Raschi è cresciuto nel vivaio del Basket Rimini, con cui ha esordito e poi militato in Serie A dal 1996 al 2002. In questi anni ha collezionato 39 presenze in A2 e 62 in A1 dove, nella stagione 2000/2001 ha viaggiato a 5 punti di media a partita in 17 minuti di utilizzo. Raschi è quindi sceso in B1 ad Ozzano, enel 2004/2005 ha vestito la maglia della Virtus Siena, poi Senigallia, ancora Rimini in LegaDue, Treviglio, Perugia e Bisceglie in A Dilettanti. In A Dilettanti sempre abbondantemente oltre la soglia dei 10 punti di media a partita, ottimo tiratore, giocatore che può coprire numerosi ruoli (abile sia nell’uno contro uno e sia nei movimenti spalle a canestro, oltre ad essere un efficace uomo-assist), nell’ultima stagione a Bisceglie ha chiuso l’annata con quasi 14 punti di media a gara, con un ottimo 40% nel tiro da tre punti. Le sue cifre in stagione sono gradualmente cresciute e parlano di 11,4 punti col 56% da 3, il 42% da 3 e 5,3 rimbalzi, assieme a 4,1 falli subiti e 2,2 assist.

Le rotazioni poi vengono completate da tre under aggregati negli ultimi mesi, tra i play-off dello scorso anno e il basket mercato estivo, fino ad ora capaci di offrire un discreto valore aggiunto, iniziando con Manuel Diomede.

Beneventano, play-guardia classe 1990 di 188 cm, Diomede è un giocatore ancora giovane ma con alle spalle diverse esperienze significative. Nel 2007-2008 colleziona qualche apparizione in A Dilettanti con la maglia della Virtus Siena, dove è cresciuto; la stagione successiva passa al Montevarchi (Serie B) dove è risultato il miglior under del campionato, guadagnandosi anche la convocazione in nazionale “Under 20”. Nel 2009-2010 torna in A Dilettanti a Siena e scende in campo 31 volte. Lo scorso anno, sempre con la maglia senese in A Dilettanti, viene utilizzato in 17 incontri: 18.8 minuti e 6.6 punti (42% da tre), quindi chiude la stagione portando in maglia BLS quel pizzico di sfacciataggine che ha permesso alla formazione di coach Sorgentone di chiudere in crescendo la stagione: quasi 8 punti di media in 17 incontri, sono risultati preziosissimi in ottica promozione. Reduce dalla quinta doppia cifra stagionale contro Fabriano (11 con tre falli subiti), attualmente è la prima alternativa offensiva dalla panchina (7,1  punti col 38% dall’arco), ma pesano il 61% dai liberi, oltre le quasi 2,4 palle perse di media in 25′.

Come turnover per l’ala c’è Alex Martelli: classe ’91, grande determinazione e voglia di emergere oltre a serietà e spirito di sacrificio, le caratteristiche del frentano. Partito alla grande contro le underizzate Santarcangelo e Siena, una sorta di Guastaferro della BLS, l’anno scorso ha militato in C Regionale a Teramo, e si difende con 4,1 punti e 1,9 rimbalzi in 16′ (il minutaggio è in costante calo).

Completiamo quindi con il cambio dei lunghi Antonio Porfido. Ala di 195 centimetri, mani educatissime che gli consentono di essere molto pericoloso dalla linea dei tre punti, è cresciuto nelle giovanili della Juve Caserta, e negli ultimi due anni ha disputato buoni campionati a Torre de’ Passeri, soprattutto l’ultimo: cifre di tutto rispetto per il giovane casertano, 10 punti di media a gara in 25 minuti di utilizzo, 43% la percentuale nel tiro da tre. Nelle sue cifre stagionali spiccano le percentuali al tiro (65% da 2, 38% da 3), anche se dalla lunetta il rendimento è piuttosto insufficiente (a stento il 62%).