Nell’estate del 1970 la franchigia era arrivata ad un punto di non ritorno, si pensava ad un abbandono o ad un cambio di location, ma a sorpresa Rubin vendette il team alla Haven Industries che decise di non spostare la squadra, cambiandone solo i connotati. Infatti tramite un concorso pubblico fu scelto il nome Pioneers premiando anche il tifoso che l’aveva proposto con 500 dollari, ma quel nome era utilizzato da un piccolo college di Pittsburgh che minacciò subito azioni legali e per evitare problemi la dirigenza optò per Condors. Il nuovo coach fu John McMahon, campione NBA con la maglia dei St.Louis Hawks e in seguito allenatore di Royals e San Diego Rockets, ma la squadra non cambiò rotta e nemmeno con la “free ticket night” si riuscì a riempire completamente la Civic Arena, indice di un interesse ormai definitivamente scemato. D’altronde i Condors non erano uno spettacolo imperdibile, la difesa non era contemplata, l’attacco era molto statico e nel marasma complessivo brillava solo la stella di John Brisker che dopo l’ottima annata da rookie proruppe con 29.3 punti, 9.7 rimbalzi e 3 assist di media, 2° marcatore della lega alle spalle solo di Issel, mettendo in mostra serate superlative come i 53 punti ai Pacers, seguiti dai 50 punti ai Chaparrals nel back to back. Brisker oltre ad un tiro in sospensione sopraffino, era conosciuto anche per il suo rude comportamento sul campo che spesso sfociava in aperte risse che lo fecero conoscere come il “campione dei pesi massimi della ABA”, atteggiamento che teneva anche negli allenamenti con molti compagni restii a giocare duro per non provocarlo, come ricordato anche da Charlie Williams (“John era un ottimo giocatore ma se gli dicevi qualcosa di sbagliato, avevi la sensazione che andasse nella sua borsa a prendere un’arma per spararti”) e dal rookie Walter Szczerbiak (“L’unico problema che ebbi a Pittsburgh fu quello di marcare Brisker tutti i giorni in allenamento. Il giorno dopo la partita poi era il peggiore, non voleva rookie in mezzo alle scatole che tentassero di ostacolarlo seppur fosse un allenamento”). Un altro giocatore di punta era Stew Johnson, power forward puramente offensiva particolarmente efficace dall’angolo e dalla linea di fondo, meno concreto e costante di Brisker ma in grado comunque di segnare ben 62 punti (25/44 al tiro) nel marzo 1971 contro i Floridians, record della ABA fino al momento (battendo i 59 punti di Haywood). Da segnalare la sempre solida presenza in area del centro Mike Lewis con oltre 14 rimbalzi di media arpionati e la crescita di George Thompson, 2° marcatore di squadra con 18.5 punti. Durante la stagione furono frequenti i tentativi di riportare Connie Hawkins dai Suns a Pittsburgh, ma nulla si concretizzò e i Condors chiusero con un record di 36W-48L finendo quinti, cioè primi degli esclusi per la post-season. Nell’estate del 1971 la seconda annata dei Condors non sembrava nemmeno in grado di partire, la città di Washington si era detta disposta ad accettare la franchigia ma la Haven Industries sorprendentemente decise di dare un’ultima chance a Pittsburgh, nonostante nessuno in città ponesse più interesse nella squadra. La dirigenza cercò di migliorare l’immagine del team con un nuovo logo, nuove divise e nuovi pacchetti di abbonamento che includevano parcheggio, sessioni di autografi, accesso alla hospitality room, ma nessuna di queste innovazioni riuscì a smuovere le acque. Dopo un altro inizio altalenante McMahon fu licenziato e il GM Binstein prese in mano la squadra, una decisione poco ponderata vista la totale inesperienza nel ruolo.
Le sconfitte si susseguirono rapidamente, complice la cessione di Stew Johnson ai Cougars per Bob Verga, il panchinamento del giovane e promettente playmaker James O’Brien (divenne poi allenatore di Ohio State sul finire degli anni ’90) e un Brisker che sì dominava con 29 punti, 9 rimbalzi e 4 assist, ma che disputò solo metà delle partite in programma tra infortuni e problemi disciplinari, come successo anche in una partita interna contro i Rockets in cui venne espulso dopo appena 2 minuti per una folle gomitata ad Art Becker e non pago decise di tornare sul campo e colpire l’avversario più volte mentre era in lunetta, prima che la polizia riuscisse a placarlo. George Thompson tentò di trascinare i Condors grazie ad una delle sue migliori stagioni in carriera da 27 punti, 5 rimbalzi e 4 assist, assieme ad Harley “Skeeter” Swift, ala da Tennessee State con lunghi basettoni, ma in mezzo al marasma collettivo il pubblico alla Civic Arena scemò ulteriormente (meno di 1000 a sera) e molte partite vennero giocate in altre città della Pennsylvania, in Alabama e addirittura in Arizona, senza però attirare interesse. Con 25W a fronte di 59L e annesso ultimo posto nella lega l’epilogo fu inevitabile e nell’estate del 1972 la squadra sparì definitivamente, creando un “dispersal draft” per i giocatori ancora sotto contratto. Thompson finì ai Tams, Lewis ai Cougars, Swift ai Chaparrals e Sczcerbiak ai Colonels dove venne tagliato finendo poi al Real Madrid con cui vinse ben 3 Coppe dei Campioni. Per Brisker il futuro fu molto meno felice: infatti inizialmente fece il passo verso la NBA a Seattle, dove rimase per 3 anni, ma nel 1978 si persero le sue tracce durante un viaggio in Uganda, si dice come mercenario al servizio dell’allora presidente Amin, e fu dichiarato legalmente morto solo qualche anno più tardi, probabilmente fucilato.
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Indice “DailyBasket Focus – ABA History”
Puntata 1 – La nascita e i primi passi
Puntata 2 – Tra difficoltà economiche e la fine delle ostilità
Puntata 3 – Pipers, dal successo all’anonimato (1^parte)
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