Al Horford è arrivato in Italia per partecipare a Basketball Without Borders, il Camp organizzato da NBA, in collaborazione con FIBA Europe. Il giocatore degli Atlanta Hawks rimarrà in Italia per 15 giorni e noi siamo andati ad incontrarlo per fargli alcune domande, in un giorno per lui speciale…
Al, prima di tutto tanti auguri per il tuo compleanno.
(ride ndr) Grazie amico! E’ bello sapere che la persona con cui parli si è preparata!
Partiamo dalla stagione degli Hawks. Un nuovo inizio: nuovo coach, qualche grande nome che se ne è andato. Che bilancio ti senti di fare di questa annata?
Ci sono stati tanti aggiustamenti ma mi sento di dire che stiamo andando nella direzione giusta. Mi piace la strada intrapresa dalla società. Sono molto soddisfatto di coach Budenholzer e del nuovo sistema, molto più simile al concetto di gioco dei San Antonio Spurs che rappresentano la pallacanestro che voglio giocare. Sono convinto che miglioreremo tanto. Più ci sentiremo a nostro agio con il nuovo sistema, più avremo possibilità di fare strada.
Pensi che la lega stia sempre più prendendo la strada del dualismo tra chi vuole giocare con le grandi individualità, come i Miami Heat, e chi invece, come i San Antonio Spurs e la scuola di Popovich, crede che la squadra e il sistema sia la chiave?
Credo proprio di si. Queste Finals lo dimostrano. Si tratta di capire che tipo di pallacanestro vuoi giocare. Se vuoi la squadra o i grandi nomi. Io, personalmente, preferisco la pallacanestro degli Spurs, dove tutti contribuiscono alla fortuna della squadra.
Questa off-season sarà terribilmente importante per gli equilibri della lega. Molti grandi nomi dovranno decidere se lasciare la propria squadra e mettersi in gioco sul mercato o rifirmare con la propria franchigia. Credi che le superstar penseranno ancora che la soluzione per vincere un anello sia la strada intrapresa dai Miami Heat o cercheranno di guardare al sistema di gioco e alla squadra?
E’ davvero un’ottima domanda. Ti dico la verità, quando LeBron James convocò la televisione per “The decision”, non avrei mai pensato che sarebbe andato a Miami per unirsi a Dwyane Wade. Per andare a South Beach, LeBron ha dovuto sacrificare molti soldi. Ha lasciato sul tavolo della contrattazione molti zeri per avere la possibilità di andare agli Heat a giocare e avere la possibilità di vincere degli anelli. Non so quanti accetterebbero di fare la stessa cosa. Non so se, ad esempio, Carmelo Anthony sia disposto a fare questa scelta. Ci sono moltissimi fattori che incideranno sulle scelte di tutti i giocatori che quest’estate dovranno decidere sul loro futuro, e le decisioni di alcuni influenzeranno tutti gli spostamenti nella lega. Se toccasse a me, onestamente cercherei di trovare una squadra che può vincere. Però, so che è anche possibile che qualche superstar accetterà di prendere altre decisioni.
Quest’anno, ad Atlanta, hai giocato insieme a un rookie piuttosto particolare. Pero Antic, 32enne macedone, che ha fatto molto bene alla sua prima stagione NBA. Oggi siamo qui a Roma a valutare e a osservare 45 giovani talenti europei. L’NBA si sta internazionalizzando moltissimo, e non da ieri. Credi che la lega abbia compreso che il mercato internazionale è fondamentale per il suo futuro?
Quando pensi all’NBA, pensi ai migliori giocatori, non solo degli Stati Uniti, ma di tutto il mondo. La lega ha capito molto tempo fa che la dimensione internazionale è determinante per il suo futuro. In particolare, il mercato dei giocatori europei è diventato fondamentale per portare nuovi giocatori nella lega. La pallacanestro sta crescendo molto velocemente fuori dall’Europa. Sono sicuro che le squadre che hanno giocato tre settimane fa le Final Four di Eurolega potrebbero senza problemi giocare contro le migliori dell’NBA. Ci sono giocatori, come Pero Antic, che vengono proprio da quel contesto e abbiamo visto tutti che sono pronti per giocare in NBA. L’NBA ha bisogno del resto del mondo e siamo qui per dimostrarlo.