Stephen Curry (Photo by Ezra Shaw/Getty Images)

Stephen Curry (Photo by Ezra Shaw/Getty Images)

Questa notte si è chiusa una regular season NBA davvero avvincente, come forse non si vedeva da anni, con moltissime situazioni legate ai Playoffs decise proprio nell’ultima serata utile.  Adesso però è tempo di bilanci, in particolare per quanto riguarda il meglio della stagione, la NBA si pronuncerà più avanti, questi invece sono i nostri premi:

Most Valuable Player: In una stagione dominata in lungo e in largo dai Golden State Warriors, Stephen Curry è sembrato, a lungo, l’unico MVP possibile della stagione. Con il passare dei mesi però James Harden è salito di colpi e serata dopo serata ha reso la sua candidatura sempre più forte, arrivando a sfiorare il bersaglio grosso e non è un caso che “il Barba” abbia chiuso la stagione con 27.4 punti di media, conditi da 7 assist ad allacciata di scarpe oltretutto. Per noi però la stella dei Warriors resta il numero 1. I suoi numeri sono mostruosi (23. 9 p.ti, 43. reb. e 7.7 ast con il 44.2% da 3 e il 91.4% ai liberi), ma descrivono solo relativamente il suo impatto su un attacco, quello di Golden State, praticamente perfetto e unanimemente considerato il migliore della Lega. I passaggi illuminanti, la capacità di smarcarsi, di impostare l’azione palla in mano, il saper scegliere sempre la soluzione migliore e in generale la capacità di leggere le partite ne fanno semplicemente il miglior giocatore dell’anno.  Una menzione d’onore per Russell Westbrook che nel momento più difficile per i Thunder ha firmato una serie di prestazioni leggendarie con cui ha portato OKC a sfiorare i playoffs. Chiude la stagione con 28.1 p.ti, 7.6 reb. e 8.3 ast. Cifre da Lebron James, costruite con 192 cm e tanta, tantissima energia.

Vincitore: Curry Runner up: Harden e Westbrook

Defensive player of the year: Il premio di difensore dell’anno è sempre difficilissimo da assegnare e la tentazione di premiare centri che accumulano stoppate o piccoli che recuperano palloni a raffica è sempre dietro l’angolo. Quest’anno però il testa a testa per questo premio ha visti coinvolti due giocatori con caratteristiche di ben altro tipo. Sia Kawhi Leonard, sia Dreymond Green infatti sono giocatori che fanno della versatilità la loro arma principale. Ali nel senso più ampio del termine sono in grado di giocare lontano e vicino al canestro, attacco e difesa. In particolare Leonard, il nostro vincitore, può marcare praticamente chiunque grazie a quelle braccia lunghissime e ad una rapidità di gambe eccezionale e non è un caso che gli Spurs siano passati da squadra di medio alta classifica senza aspirazioni a seconda candidata per la vittoria finale con il suo rientro in campo. Green è stato, semplicemente, il segreto di Pulcinella dei Warriors. “Basso” per giocare da ala grande, Dreymond è comunque un ottimo difensore in post anche grazie alla stazza ed ha permesso ai Warriors di giocare “piccoli” per quasi tutta la stagione nei momenti chiave delle partite. Come se non bastasse spesso ha tenuto avversari più versatili di lui senza grosse difficoltà e i suoi tempi in aiuto hanno sempre un tempismo perfetto. A chiudere il podio il solito straordinario Marc Gasol. Il centro dei Grizzlies è una certezza in mezzo all’area. Intimidatore vero, ha un senso della posizione fuori dal comune, dote che sfrutta sia per fermare lunghi e penetratori avversari, sia a rimbalzo dove è una cattura palloni di primissimo livello.

Vincitore: Leonard Runner Up: Green e Marc Gasol

Sixth man of the Year: Pochi dubbi quest’anno sul sesto uomo. Nessuno è riuscito a cambiare le partite, in positivo, per la squadra come ha fatto Lou Williams. Dopo un anno difficile ad Atlanta il buon Williams ha ritrovato la sua dimensione a Toronto dove ha contribuito alla causa con 15.5 punti in 25.2 minuti a partita. Cifre importantissime per un giocatore versatile in grado di giocare sia da playmaker in coppia con DeRozan, sia da guardia in coppia con Lowry e quando gli infortuni rischiavano di rallentare la corsa dei “Raps” si è fatto trovare pronto con una serie di prestazioni di alto livello scollinando spesso e volentieri sopra quota 20 punti. Abbandonata senza rimpianti Detroit, Rodney Stuckey è sbarcato ad Indiana nel silenzio generale e pur senza disputare una stagione leggendaria è riuscito a ritagliarsi spazi importanti, sia come titolare sia in uscita dalla panchina. I suoi 12.6 punti a partita pesano molto nell’economia di un attacco come quello dei Pacers, ma a pesare ancora di più sono il 44% dal campo (record in carriera) e soprattutto il 39% da 3 punti. Al massimo l’ex Piston era arrivato al 31.7% in stagione e solo due volte aveva scollinato oltre il 30%. Segnali questi di una maturità, a 28 anni, finalmente raggiunta. A chiudere il podio Tristan Thompson, alla quarta stagione NBA il centro dei Cavs è stato bravissimo ad adattarsi ad una nuova realtà. Quest’anno servivano meno minuti, ma di qualità e Thompson ha fatto quello che gli si chiedeva. I tiri sono passati da 9.3 dell’anno scorso a 6, ma la % dal campo è salita dal 47.7 al 54.7%. A rimbalzo la solita efficacia, con 8 carambole raccolte a partita in meno di 27 minuti di gioco. Come se non bastasse è netta la sensazione di come la squadra, James in testa, funzioni meglio con lui in campo.

Vincitore: Williams Runner Up: Stuckey e Thompson

 

Vi aspettiamo alle 14:00 per la seconda parte


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati