Neal e Green protagonisti del sucesso numero 18 nelle Finals per gli Spurs (foto: trendrender.com).

Neal e Green protagonisti del sucesso numero 18 nelle Finals per gli Spurs (foto: trendrender.com).

Se Miami si era aggiudicata gara 2 elevando l’intensità della difesa ad un livello non ancora raggiunto, la vittoria degli Spurs al primo dei tre atti alla AT&T Center smantella ingenerosamente qualsiasi piano partita difensivo delineato alla vigilia da Erik Spoelstra. Le impronte digitali più diffuse sulla gara che dà il vantaggio nella serie ai texani sono quelle di Gary Neal e Danny Green: sono loro, infatti, 51 dei 113 punti neroargento ed è il loro 13/19 da oltre l’arco a scavare il solco che prendendo lentamente avvio nel secondo quarto, diverrà di 21 punti dopo il parziale di 29-8 per San Antonio a partire dal 44 pari. Massivo il contributo di Leonard e Duncan che firmano una doppia doppia speculare, rispettivamente di personalità di spessore (14 punti, 12 rimbalzi per il primo, 12 e 14 il secondo), nella serata in cui né Parker (anche per un fastidio al flessore), né Ginobili riescono a scuotersi di dosso gli strascichi di gara 2, riuscendo meglio nell’assistenza (14 assist combinati) che nella realizzazione (13 punti per i due). La partita di Miami è raccontata dal 2/13 di LeBron dopo 34:24 nella partita per soli 4 punti. James ci prova alla fine del terzo ad accorciare con un parziale di 9 punti personali ma ormai la partita è già scappata, specie nella serata di grazia dei frombolieri di San Antonio. Haslem e Chalmers non mettono nemmeno un punto a referto e con i 28 di Wade e Bosh il quintetto di Miami vale solo 43 punti e si materializza così la più larga sconfitta  nell’era “Big Three”.

Miami Heat @ San Antonio Spurs 77-113 (serie 1-2)

MVP: nella sera in cui gli original “Big Three” di Southbeach non brillano, mentre Parker, Ginobili e Duncan raggiungono la 100° vittoria in trio nei playoffs – secondi solo ai numinosi Johnson-Jabbar e Cooper con 110- ad intestarsi il successo di gara sono 3 attori solitamente non protagonisti e che ora appaiono insostituibili: Gary Neal, andato undrafted e dimenticato per 3 anni in Europa; Danny Green, mandato in D-League più volte da Popovich stesso e tagliato dai Cavs di LeBron e Kawhi Leonard, Carneade acquisito nella notte del draft da San Diego State che ha tenuto in scacco con la sua eccellente difesa il 4 volte MVP.

LVP: se era stato incontestato MVP di gara 2, Mario Chalmers, nonostante non avesse di fronte il Parker di gara 1, non si fa trovare pronto in gara 3, producendo in 20 minuti solo 1 assist contro 4 palle perse, suggerendo presto a Spoelstra di preferirgli per lunghi tratti Norris Cole.

Loosing effort: il 5/5 da oltre l’arco di gara 3 di Mike Miller è il motivo più serio per cui la  vita della partita si sia prolungata nonostante la gragnuola di triple che hanno  spento le speranze di Miami di fare il contro-break in Texas. Mike Miller sta mostrando bagliori del rookie dell’anno del 2001 e miglior sesto uomo del 2006, totalizzando un disumano 10/11 da 3 punti nelle Finals, avendo inoltre ormai risospinto Battier nelle rotazioni fino ai 19 minuti di garbage time in 3 gare.

Stat of the night: chiave della gara e statistica della nottata certamente il 16/32  dai 7,25 di squadra di San Antonio che concorre ad inserirli nella storia delle Finals per il record di triple realizzate in una singola gara.