LeBron James (Photo by Issac Baldizon/NBAE via Getty Images)

LeBron James (Photo by Issac Baldizon/NBAE via Getty Images)

Si sta per aprire ufficialmente la stagione della caccia ai free agent. Sul mercato ci sono pezzi molto pregiati, in grado di scatenare l’interesse di molti e attirare offerte davvero importanti, che possono anche cambiare gli equilibri del panorama NBA dalla prossima stagione. Per introdurvi ad una delle sessioni di mercato più interessanti degli ultimi anni, DailyBasket vi presenta il proprio ranking dei 15 giocatori principali in cerca di una sistemazione.

1. LeBron James

Deluso dalla sconfitta in Finale con gli Spurs, ha esercitato l’opzione di uscita anticipata dal contratto. Obiettivo: mettere pressione sugli Heat, reclamando i rinforzi non arrivati l’anno passato, e su Wade e Bosh. Li ha indotti ad esercitare a loro volta le rispettive “early termination option”, ma ora – se vorranno proseguire insieme – loro due per primi dovranno ridiscutere nuovi contratti a cifre più basse, perché LeBron punta al massimo salariale e non è disposto a fare eccessivi sconti. Se avessero continuato con i contratti vigenti, gli Heat non avrebbero avuto spazio per muoversi. LeBron lo ha capito ed ha creato le condizioni per permettere a Pat Riley, di cui continua ad avere grande rispetto, di ristrutturare la squadra. Se il nuovo progetto lo convincerà, potrà restare. Altrimenti, con almeno 8 squadre già sulle sue tracce, la separazione dalla Florida diventerà sempre più di una semplice ipotesi.

2. Carmelo Anthony

Insieme a LeBron James è senza alcun dubbio il free agent più ambito. La scelta di esplorare il mercato uscendo anticipatamente dal contratto che lo legava ai Knicks appare legittima, soprattutto considerato che l’ala da Syracuse ha già compiuto 30 anni. Phil Jackson vorrebbe confermarlo, forse talmente tanto da garantirgli il massimo contrattuale, un quinquennale a 129 milioni di dollari complessivi. Lui, nel frattempo, si guarda in giro, per nulla convinto dalle prospettive di titolo a breve scadenza di New York. Chicago, Houston, Dallas e Lakers farebbero carte false per metterlo sotto contratto. Tyson Chandler, ex Knicks e appena tornato ai Mavericks, vorrebbe convincerlo a firmare per la squadra di Mark Cuban. Difficile, ma…

3. Dirk Nowitzki

Tra i grandi nomi protagonisti di questa free agency quello di Dirk Nowitzki è passato un po’ in sordina, perché il suo futuro sarà ancora a Dallas. Nowitzki ha disputato una stagione positiva, registrando 21.7 punti, 6.2 rimbalzi e 2.7 assist, guidando i Mavs fino ad una sconfitta più che onorevole al primo turno dei playoffs. Il tedesco ha guadagnato poco meno di 23 milioni nell’ultima stagione, a chiusura di un quadriennale che ne ha portati nelle sue tasche circa 80 ed ha espresso la ferma intenzione di rifirmare con i Mavericks a cifre, chiaramente, ridotte. “Cuban sa che non voglio andare da nessuna parte e lui stesso non vuole che me ne vada” – ha affermato – “penso che tutto sarà definito in tempi rapidi, così da concentrarsi sul rafforzamento della squadra”. In attesa del nuovo contratto, Nowitzki osserva e “collabora” con Cuban e soci, decisi a portare in Texas almeno un pesce grosso.

4. Chris Bosh

E’ stato l’ultimo dei “Big Three” di Miami a decidere di diventare free agent, messo in mezzo da chi ha uno status di stella superiore al suo (James) e da chi ha un legame più profondo con la franchigia della Florida (Wade). Dei tre, è quello che ha più da perdere in termini economici: lascia sul piatto 43 milioni in 2 anni per puntare ad un quinquennale da 15-16 milioni a stagione se vuole restare a Miami. Niente è scontato, cerca l’ultimo contratto corposo della carriera, altrove potrebbe guadagnare di più e fare la prima punta, aspetto che però non è mai sembrato fino in fondo nelle sue corde.

5. Dwyane Wade

Come da previsione. Un paio di giorni fa, la guardia nata a Chicago ha comunicato al front office degli Heat la decisione di uscire dal contratto e diventare free agent. La rinuncia a 41.8 milioni di dollari garantiti per i prossimi due anni non sorprende, tutt’altro. Sembra chiara la volontà del simbolo di Miami di restare alla corte di Spoelstra a cifre inferiori rispetto a quelle garantitegli dal vecchio contratto, a patto, però, che Riley confermi sia James che Bosh e, particolare da non trascurare, rinforzi la squadra rendendola realmente competitiva negli anni a venire.

6. Kyle Lowry

Vede il canestro, sa crearsi la conclusione in vari modi, anche se non è automatico da fuori. Difende e gioca duro, è cresciuto molto fino ad entrare tra le 10 migliori point-guard della lega. Nonostante l’errore sull’ultimo possesso di gara-7 con i Nets, è reduce dalla miglior stagione in carriera, a Toronto, con 17.9 punti di media (conditi da 7.4 assist) in regular season, diventati 21.1 nei playoffs, sa di poter ambire a cifre importanti, superiori al quadriennale da 23.5 milioni firmato con Houston nel 2010. Interessa a Miami, i Raptors vorrebbero rifirmarlo.

7. Lance Stephenson

Indiana vorrebbe trattenerlo anche se molti sono i dubbi su una reale conferma in maglia Pacers della guardia di Brooklyn. Larry Bird ha recentemente dichiarato come il ragazzo si aspetti “un contratto in linea con il suo valore”. Dopo due stagioni nelle quali si è imposto come una delle migliori guardie della lega, la sensazione è che voglia firmare alle migliori condizioni economiche possibili, sinonimo di molti soldi in più del milione guadagnato nell’ultima stagione. Chicago e Charlotte hanno già da tempo mostrato il loro interesse, anche se non poche sono le perplessità legate al suo comportamento, dentro e fuori dal campo. Nella stagione appena andata agli archivi, chiusa a 13.8 punti di media, 7.2 rimbalzi e 4.6 assist, si è segnalato anche per le ripetute sceneggiate durante la serie con gli Heat. Aiuteranno in vista di un nuovo contratto?

8. Pau Gasol

Ancora tutto da decidere. I Lakers sono decisi a ripartire da zero (o quasi) e non è chiaro se Gasol rientrerà nei loro piani. Le pretendenti già non mancano: San Antonio, Memphis e Chicago ma soprattutto New York e Dallas. A questi ultimi stuzzica l’idea di costituire un frontcourt tutto europeo assieme a Nowitzki, un duo che andrebbe a migliorare un attacco già più che efficace. Phil Jackson vorrebbe invece portarlo nella Grande Mela come primo incentivo per trattenere Carmelo Anthony. Nell’ultima deludente stagione in maglia Lakers, ha calcato il parquet 60 volte, totalizzando 17.4 punti, 9.7 rimbalzi e 3.4 assist. La sua appetibilità dipenderà anche dalle pretese economiche, ma le cifre percepite negli ultimi anni verranno ridotte sensibilmente.

9. Eric Bledsoe

Ha ricevuto la qualifying offer da Phoenix, che lo ha così reso free-agent con restrizione. Mossa prevedibile, data la convinzione dei Suns, sorprendenti nell’ultima stagione, di poter costruire con lui e su di lui, a meno di clamorose offerte altrui. Ha giocato solo 43 partite per via degli infortuni, che rappresentano un’incognita a lungo termine, ma ha registrato i massimi in carriera per punti (17.7), assist (5.5), rimbalzi (4.7), recuperi (1.6) e percentuale su azione (47.7%). Al fianco di Dragic forma una coppia di guardie di grande impatto, imprevedibile ed intercambiabile, considerato che sa fare tante cose, ma non è una point-guard pura e può ancora migliorare nelle letture.

10. Chandler Parsons

Free agent con restrizione. Houston non ha intenzione di esercitare l’opzione sul quarto anno di contratto di uno degli elementi più intriganti della NBA, un tuttofare che ha chiuso la stagione a 16.6 punti, 5.5 rimbalzi e 4 assist. Sia i Rockets che il giocatore però hanno già manifestato la volontà di proseguire insieme. La mossa della franchigia texana non va considerata come un mancato attestato di stima nei confronti del miglioratissimo #25, ma solo una scelta necessaria per avere maggiore flessibilità sul mercato, con la concreta prospettiva di rifirmare Parsons pareggiando qualsiasi altra offerta, e la possibilità di andare anche sopra il limite rappresentato dal salary cap.

11. Greg Monroe

Si è affermato in punta di piedi come uno dei migliori big man della Lega, ma non è così scontato che il rapporto con Detroit possa proseguire. Molto è cambiato nella Mo-Town con l’arrivo di Stan Van Gundy, che non ha mai nascosto un certo scetticismo circa la sua compatibilità con Andre Drummond sotto le plance. Monroe ha sfiorato la doppia-doppia di media in questa stagione (15.1 punti e 9.3 rimbalzi) e si presenta sul mercato come restricted free agent. Van Gundy definisce il suo futuro come una priorità nella offseason dei Pistons: “Può firmare una qualifying offer, può firmare un nuovo accordo oppure può essere concluso un sign-and-trade”. Qualora l’ultima delle tre opzioni dovesse diventare realtà, Van Gundy si aspetta che i Pistons ricevano in cambio un “pacchetto” di alto livello. Interessa ai Pelicans e ai Lakers.

12. Luol Deng

Passato nell’ultima stagione da Chicago a Cleveland, non è riuscito a lasciare il segno in Ohio, trascinato presto nella mediocrità da un’organizzazione e da una squadra da anni alla ricerca di stabilità. Ha sfiorato la cessione dai Cavs già a febbraio, non ha nessuna possibilità di ritornarci, anzi ne resterà il più lontano possibile, avendo lo status tecnico e professionale per puntare a destinazioni di livello decisamente superiore. E’ uno dei free agent di seconda fascia, che può essere visto come un (rispettabile) premio di consolazione per chi mancherà l’assalto ai nomi più grossi. In 10 anni di NBA, viaggia a 16.0 di media con 6.3 rimbalzi e il 45.7% dal campo.

13. Paul Pierce

L’ex leggenda dei Boston Celtics ha recentemente dichiarato di essere in grado di giocare ancora un paio d’anni a grandi livelli, come confermato anche dalla più che discreta post season disputata. Per un giocatore che in carriera ha guadagnato qualcosa come 185 milioni di dollari complessivi, la priorità vera non è certamente quella legata a firmare un contratto sontuoso ma quella di recitare ancora un ruolo da protagonista in una squadra competitiva. Brooklyn potrebbe essere ancora il posto giusto?

14. Gordon Hayward

I Jazz gli hanno esteso la qualifying offer da 4.7 milioni, rendendolo dunque restricted free agent. I quattro anni a Salt Lake City gli hanno arricchito il conto in banca di più di 11 milioni, ma l’ex Butler, nonostante il potenziale offensivo, ha fatto registrare in questa stagione minimi in carriera alle voci percentuale dal campo (41.3%) e dall’arco (30.4%), pur totalizzando 16.2 punti, 5.1 rimbalzi e 5.2 assist. Il 24enne di Indianapolis potrebbe fare gola a molte squadre (Celtics e Suns su tutti). È chiaro che Utah cercherà di trattenerlo, come confermato dal GM Dennis Lindsey, pareggiando le offerte altrui. La speranza per i Jazz è quella di aver fatto bene i calcoli, per non pentirsi alla fine di non avergli offerto direttamente l’estensione.

15. Boris Diaw

Non è ancora definito il futuro del francese. Sono passati poco più di due anni da quando, tagliato dai Bobcats, è entrato a far parte della famiglia Spurs, firmando un biennale da 9.7 milioni. Dalle stalle alle stelle: nella postseason ha viaggiato a 9.2 punti, 4.8 rimbalzi e 3.4 assist in 23 partite, 20 delle quali partendo dalla panchina, impressionando per l’intelligenza cestistica e per i suoi fondamentali, che l’hanno reso una pedina imprescindibile nelle rotazioni dei texani. Difficile pensare che possa lasciare i neo-campioni NBA, certo è che le ultime prestazioni richiedono a gran voce un aumento. A 32 anni si appresta a firmare l’ultimo contratto importante della carriera, potenzialmente un triennale da 18-20 milioni. San Antonio dovrà cercare di non perdere una pedina fondamentale per il suo scacchiere ma anche mantenere una certa flessibilità salariale.

 

Carlo Forciniti, Manfredi Poratti e Davide Sardi