La stagione NBA è iniziata da quattro giorni, e se da una parte è prestissimo non solo per tirare le prime somme, ma anche per fare chissà quali considerazioni, dall’altra già ci sono alcune cose da segnalare, nel “bene” o nel “male”.

Isaiah Thomas contro i Lakers (Foto: bleacherreport.com)

Isaiah Thomas contro i Lakers (Foto: bleacherreport.com)

Up. Due vittorie nelle prime due partite non fanno certo primavera, ma se una delle due avviene contro gli Spurs campioni in carica praticamente al completo (mancava solo Splitter) ecco che acquista un po’ di valore in più. Potrebbero essere considerati una sorpresa, questi Suns, se non fosse che hanno sorpreso già per tutta la scorsa stagione, e una sorpresa di oltre 12 mesi diventa più che altro una consuetudine. Rimane il fatto che è una delle squadre peggio assemblate della NBA; non come qualità, ma come completezza: tre point guard, quattro centri, quattro ali che si adattano a giocare sul perimetro e nessuna guardia. A loro però, ai giocatori, non sembra importare granché.

Down. È l’unica squadra, finora, ad aver già giocato tre partite e, di conseguenza, è anche l’unica squadra a poter avere tre sconfitte nel carniere. Stiamo parlando dei Lakers, che sono partiti come tutti (tranne Kobe) si aspettavano, prendendo due ventelli dai Rockets e dagli appena citati Suns e perdendo appena più dignitosamente nel derby casalingo con i Clippers. D’altra parte, la squadra è forse la più scarsa da chissà quanti anni a questa parte: se i migliori finora, a parte un Bryant non ancora al 100%, sono stati Jordan Hill e Ed Davis… be’, effettivamente c’è qualcosa che non va. E a questo si aggiunge la sfortuna: oltre a Nash (stagione e carriera finita) e Young (fuori ancora un mese), si è rotto pure Julius Randle, la cui annata da rookie è durata appena 14 minuti: la frattura della tibia lo terrà fuori tutta la stagione.

Promossi. Vero, è impossibile tirare somme, ma c’è già chi si è fatto notare: i tre freschi campioni del mondo Kenneth Faried, Anthony Davis e Stephen Curry hanno iniziato col botto (22 punti, 17 rimbalzi, 4 assist il primo; 26 punti, 17 rimbalzi e 9 stoppate il secondo, 24 punti, 10 rimbalzi, 5 assist e 6 recuperi il terzo), ma anche Blake Griffin ha fatto capire di essere bello carico (23 contro i Thunder, 39 contro i Lakers), mentre la coppia Gasol-Randolph è ancora il fulcro dell’attacco dei Grizzlies (quasi 50 punti e 20 rimbalzi in coppia).

Inizio di stagione difficile per Vince Carter (Foto: sportspyder.com)

Inizio di stagione difficile per Vince Carter (Foto: sportspyder.com)

Bocciati. Sempre a proposito di Grizzlies, il neoacquisto Vince Carter, preso in estate per ridurre il minutaggio al sempre più evanescente Tayshaun Prince, non ha certo brillato nelle prime due partite: uscendo dalla panchina (nello spot di 3 titolare parte Tony Allen), l’ex Air Canada ha segnato 4 punti contro Minnesota e 3 contro i derelitti Pacers, totalizzando un terrificante 2/10 al tiro. Se si pensa che il “miglior panchinaro” dei Grizzlies dovrebbe essere lui…
Tra i bocciati non può mancare anche Wesley Johnson: l’ala dei Lakers ha ormai giocato in qualsiasi situazione, cambiando tre franchigie, giocando in squadre mediocri, pessime, con un campione a fianco: niente, non ce la può proprio fare. Nelle prime tre uscite gialloviola, 7 punti con un tremendo 7/23 al tiro, e con un eloquente -30 di plus/minus contro i Suns. Forse è il caso che inizi a pensare di seguire le orme del suo ex compagno MarShon Brooks nella prossima stagione….

Rimandati. Il rimandato “principe” di questa prima puntata non può che essere LeBron James. “I’m coming home” ecc ecc, e la prima uscita è stata sì da lacrime, ma non di commozione: sconfitta contro i Knicks (esatto, i Knicks) in cui “The King” ha dato una grossa mano (ai Knicks), chiudendo con 17 punti, frutto di un pessimo 5/15 dal campo e ben 8 palle perse. Non si può però dire che non si sia rifatto alla seconda uscita: vittoria a fatica al supplementare contro gli ottimi Bulls e prestazione maiuscola da 36 punti (14/30 dal campo), con 8 rimbalzi e 3 sole palle perse.
Rimandati anche Rudy Gay, che “stecca” la prima (14+9 con il 33% al tiro non è sufficiente per una –presunta – star) ma porta alla vittoria i suoi Kings contro i Blazers con 40 punti (13/19 al tiro) e 8 rimbalzi, e Chandler Parsons, che con la nuova maglia di Dallas ha un esordio difficile (5 punti, 2/10 al tiro), ma si rifà a meraviglia contro i Jazz (21 punti, 7 rimbalzi).
Infine… Eh sì, non possiamo non parlare dei Lakers anche qui: in particolare, di due giocatori da sempre molto “chiacchierati” come Carlos Boozer e Jeremy Lin. Il primo ha avuto buone cifre all’esordio (17 punti e 7 rimbalzi), ma ha scioperato nelle due gare seguenti (soprattutto contro i Suns: 4 punti, 4 rimbalzi, 2/6 al tiro); il secondo dopo due gare così così ha invece convinto di più contro i Clippers (17 punti e 9 assist). Considerando che dovrebbero essere i punti di riferimento dietro a Kobe, ci si aspetta da loro almeno un minimo di continuità.

Donald Sloan non sta facendo rimpiangere Hill e Watson (Foto: sbnation.com)

Donald Sloan non sta facendo rimpiangere Hill e Watson (Foto: sbnation.com)

Sorprese. Non mancano ovviamente le sorprese, più o meno “totali”, in questo inizio di stagione: Mike Scott, degli Hawks, riprende da dove aveva lasciato, ovvero a bombardare dall’arco (20 punti con 4/6 da tre nella sconfitta d’esordio contro i Raptors). Un ottimo impatto con il basket USA l’ha avuto Kostas Papanikolaou: dopo il discreto esordio con i Lakers (4 punti, 6 rimbalzi, 4 assist), il greco ha iniziato a calcare la mano contro i Jazz, chiudendo con 12 punti, frutto di un eccellente 4/6 da tre, e 4 assist.
Ci sono poi quei giocatori che stanno facendo di necessità virtù: la necessità è quella dei loro coach di dover comunque schierare 5 giocatori in campo nonostante gli infortuni; la virtù è la loro, sfruttata al meglio per mantenere il posto, o almeno un buon minutaggio, anche una volta che Kevin Durant e George Hill saranno rientrati. Stiamo parlando di Perry Jones, che dopo una pessima prima partita (3 punti, 1/9 al tiro) ne ha messi 32 contro i Clippers (con 10/17 al tiro, 7 rimbalzi e 3 assist), e di Donald Sloan (14 punti, 7,5 rimbalzi e 6,5 assist di media nelle prime due gare), lanciato in quintetto vista l’assenza di entrambi gli altri due playmaker George Hill e CJ Watson.
E chiudiamo con OJ Mayo: fa un po’ specie inserirlo in questa categoria, ma dopo la pessima scorsa stagione le due ottime prove d’esordio sono effettivamente una sorpresa. La guardia dei Bucks, uscendo dalla panchina, ne ha messi 17 (con 6/10 al tiro) contro i Bobcats e 25 (con 8/13 al tiro e 5 assist) nella vittoria contro i Sixers; coach Jason Kidd si sta già fregando le mani (ma forse farebbe bene ad aspettare qualche altra partita…).