5. STEPH DRUMMOND

Andre Drummond è un orrendo tiratore di liberi (35%) e, in carriera (questo è il suo quarto anno), ha tentato la “bellezza” di undici conclusioni da tre, di cui tre a bersaglio. In questo 2015/2016, ben due triple realizzate.

L’ultima, la più spettacolare, nella sfida persa dai suoi Pistons contro Toronto. Non un canestro qualsiasi, ma un buzzer beater (allo scadere della terza frazione) da trequarti campo finito perfettamente nella retina. Con la delicatezza di uno splash brother.

Visto il soggetto e conoscendone il curriculum, una discreta botta di fortuna (per essere signori). Basti pensare che ai liberi fa quasi fatica a sfiorare il ferro…

 

4. ALL’ULTIMO RESPIRO

Settimana corta causa All-Star Game, ma lunghe, lunghissime emozioni. Fiato in sospeso fino all’ultimo secondo e partite poco adatte ai deboli di cuore. Ben quattro, infatti, decise da un buzzer beater. In pratica, una a notte. Una delizia per chi ama l’equilibrio e l’incertezza.

Andiamo in ordine cronologico: si parte dal jumper vincente di Nikola Vucevic nella sfida tra i suoi Magic e gli Atlanta Hawks…

Il giorno dopo, anche qualche nota di azzurro italiano. Purtroppo dalla parte sbagliata. Danilo Gallinari, infatti, si prende in faccia il fortunato palleggio-arresto-tiro di Joe Johnson che vale ai Nets la W sui Nuggets:

Altro giro, altro jumper risolutore: Gordon Hayward corona la super rimonta dei Jazz mandando a segno lo step back che zittisce il palazzo dei Mavericks:

Infine, ancora Magic protagonisti. Stavolta, ahi per loro, nella parte delle “vittime”. Il killer ha nome, cognome, sguardo imperscrutabile e volto inespressivo: Kawhi Leonard. Il #2 degli Spurs, che un tempo era “solo” il miglior difensore della Lega, si isola in 1-vs-1 e decide di mettersi in proprio. Risultato: conclusione implacabile e di ammirevole pulizia stilistica.

 

3. C.P. 11

Ne mancano 587 e si entra in Top-10…

Chris Paul continua la sua scalata nella classifica degli assistmen all-time. Questa settimana ha sorpassato Maurice Cheeks, fermo a quota 7.392. CP3, ora, è a 7.400, non così lontano dalle prime dieci piazze. In cima alla lista, con ben 15.806 passaggi decisivi, John Stockton.

Forse il play dei Clippers non raggiungerà mai certe vette, ma la straordinarietà delle sue cifre ci ricorda, come se ce ne fosse bisogno, di che razza di giocatore stiamo parlando. Anche, se, per dirla tutta, è giusto ribadirlo a ogni occasione buona. Perché c’è ancora chi dubita dell’effettivo talento di Paul. Sì, non ha mai vinto nulla, guida una squadra di eterni perdenti e, a volte, non incide in alcuni momenti decisivi, ma rimane, al di fuori di alcun ragionevole dubbio, uno dei play maker puri più forti in circolazione. Anzi, forse il più forte. Nonché un leader carismatico come pochi, un fine conoscitore del Gioco e un combattente con due attributi giganteschi. Che lo dicano i numeri o meno.

 

2. ENERGIA SFERICA

Se tutti i giocatori avessero l’energia di Westbrook, ogni partita di basket sarebbe un big bang continuo.

Perché, se è innegabile che il #0 sia dotato di talento tecnico fuori dal normale, è proprio la sua perenne voglia di “spaccare il mondo” che lo rende ciò che è: un All-Star, un fenomeno planetario e, soprattutto, uno degli atleti più completi del lotto.

Che si sia sul -1 nella partita più importante della stagione o sul +30 in un match di metà novembre, poco importa. La sua voglia di incendiare il parquet è sempre la stessa. Dirompente, esagerata, a volte quasi spropositata.
Un’esuberanza che lo porta a correre alla velocità della luce quando gli altri dormono, o aggredire il canestro con un’inchiodata spaziale quando chiunque altro avrebbe preferito un meno dispendioso lay-up.

Vedere, per credere, la violenza della sua martellata in Pelicans-Thunder. Anzi, vedere e ascoltare, perché il rumore che fa la retina nel momento dell’affondata vale più di mille parole o immagini.

 

1. FANTANTHONY

E’ possibile che, al limite, abbiate ancora qualche dubbio su chi possa essere il Rookie Of The Year. Diciamo che ve lo concedo. D’altronde Porzingis sta facendo benissimo, Okafor, risse a parte, ha il suo perché ecc…

Non si ammettono titubanze, al contrario, su un generico giudizio di Karl-Anthony Towns. Questo è un fenomeno. Punto. L’ha dimostrato sin dal primo passo mosso sui parquet della Lega. Quelle cose lì, con quel fisico lì, ancora da teenager…Chapeau!

Ennesima riprova arriva dalla sfida tra Timberwolves e Raptors, finita con la vittoria dei Lupi per 117-112. Super prestazione di Minnie, e, soprattutto, del suo #32: career-high da 35 punti, con 12/19 dal campo e 11/13 ai liberi. In più, 11 rimbalzi, e 3 stoppate. Numeri niente male.

Ma chi ha visto anche solo gli highlights del match sa che, oltre alle cifre, c’è molto di più: personalità, perle di tecnica e atletismo, sorprendente maturità e sprazzi di talento che escono da ogni poro.

Super giocatore signori miei; super giocatore…