LeBron James

LeBron James

Con l’espressione “figliol prodigo”, si intende comunemente colui che torna a casa dopo aver sperperato le proprie ricchezze. Se per ricchezze, ci si riferisce a quelle che poco hanno a che fare con i beni materiali strettamente intesi, ecco che il ritorno ai Cavs di LeBron James dopo il proficuo quadriennio al sole della Florida, può avere dei tratti riconducibili alla definizione di figliol prodigo di cui sopra. Si, perché a Miami, in maglia Heat, LeBron James ha indiscutibilmente vissuto alcuni tra i momenti più importanti di una carriera sempre più da leggenda, ma se se ne fa una questione meramente affettiva, un po’ romantica tipica del way of thinking a stelle e strisce, ecco che la sua esperienza con Miami riteniamo non fosse intrisa di quel quid in più fatto di affetto incondizionato e identificazione con i propri tifosi, con la propria gente che il Prescelto aveva, ha ed avrà solo in Ohio, solo vestendo la maglia di quei Cleveland Cavaliers di cui continua ad aggiornare i libri dei record…

Superato Mark Price

Nella vittoria di martedì notte contro i Dallas Mavericks, LeBron è salito alla ribalta per aver collezionato un altro record, quello relativo al maggior numero di assist distribuito in maglia Cavs. Uno degli 8 passaggi utili per avere la meglio di Nowitzki e compagni, ha infatti consentito a James di scavalcare Mark Price nella classifica all time, fermo a quota 4.206. Già leader di franchigia per punti e recuperi,il nostro entra così in un ristretto novero di giocatori capaci di guidare una franchigia in queste tre categorie. Gli altri? Kevin Garnett, altro figliol prodigo, in maglia Minnesota Timberwolves, Michael Jordan con i Chicago Bulls, Reggie Miller con gli Indiana Pacers, Isiah Thomas con in Detroit Pistons, Gary Payton in maglia Seattle Supersonics, Randy Smith con i Los Angeles Clippers  e Dwayne Wade con i Miami Heat. Non è l’unico, dunque, ad aver collezionato un simile traguardo. Ci sono tre dati, però, che rendono il record di James un po’ più speciale, se così si può dire. Il primo è che, Garnett a parte, è il solo a giocare in una posizione diversa da quella dei giocatori sopra citatipur se è vero che gioca tanto con la palla in mano ma è anche vero che molte volte, gioca anche da finto 4. Il secondo è che ha superato Mark Price avendo compiuto 30 anni solo da qualche mese, avendo così tutto il tempo possibile – uscita anticipata dal contratto permettendo – per aggiornare ancora i libri dei record. Il terzo, infine, quello più sorprendente probabilmente, è che i 4.000 e passa assist in 7 stagioni e mezzo in maglia Cleveland Cavaliers sono serviti per mandare a punti, in molte edizioni della franchigia dell’Ohio, compagni modesti come i vari Drew Gooden, Ricky Davis, Darius Miles, Ira Newble, Sasha Pavlovic, Daniel Gibson,  tanto per fare qualche nome. Cosa significa? Significa che in anni non scintillanti, James ha saputo far competere gente che senza il suo aiuto, senza la sua naturale propensione a coinvolgere i compagni, la NBA la avrebbe solo sognata, probabilmente.

Lunga vita al Re

In una stagione iniziata male ma che vede adesso Cleveland una delle favorite al titolo e tra le più in forma della lega (secondi ad Est con 41-25 di record e vincenti in 7 delle ultime 10 partite disputate), l’augurio che si fanno dalle parti della Quicken Loans Arena è che LeBron, il Re come viene sempre più spesso identificato, possa condurre i suoi verso quell’agognato anello mai vinto da una delle franchigie meno vincenti di tutta la storia della NBA. Il record appena raggiunto, proprio la naturale capacità a servire i compagni meglio piazzati, proprio la sua capacità di non essere un accentratore a tutti i costi ma di saper cedere lo scettro a chi, in un preciso momento, dispone di un tiro migliore, può essere la chiave per rendere davvero i Cavs una contender. Crediamo, infatti, che sia la persona giusta al posto giusto per brillare enormemente di luce propria e, allo stesso tempo, per permettere ai vari Kyrie Irving, Kevin Love e J.R. Smith della situazione di poter godere, alternativamente delle luci della ribalta. In un mondo, quello NBA, intriso da tanti professionisti dall’ego smisurato, LeBron rappresenta il perfetto equilibratore, quello che, come dimostrato a Miami, può far recitare un ruolo da co-protagonista ai Dwayne Wade e Chris Bosh. In fondo, come diceva Magic Johnson, “è meglio non chiedersi mai cosa i compagni possano fare per te ma cosa tu stesso puoi fare per i tuoi compagni”. Ecco, così, che il fondamentale dell’assist rappresenta in pieno l’assunto di cui sopra. Magic Johnson insegna, LeBron James esegue. Attenzione, perchè il figliol prodigo è tornato a casa, per riscrivere i libri dei record ma, soprattuto, per vincere.