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Phil Jackson

New York – Cosa potrebbe intrigare Phil Jackson, come riportato da persone del suo entourage, al punto da fargli lasciare la sua sedia a dondolo a Deer Lodge, nel Montana, con vista sugli 11 anelli da allenatore per occupare la panchina lasciata libera da Avery Johnson? Due cose: soldi e New York. Due cose che Mikhail Dmitrievitch Prokhorov potrebbe offrigli. E poco altro, in realtà. Il rischio infatti è che “Coach Zen” si esponga ad un altro imbarazzo dopo quello causato dalla telefonata notturna di Mitch Kupchak che gli annunciava l’ingaggio di D’Antoni sulla panchina giallo viola. Varrebbe la pena di rischiare, esponendosi in questa avventura, non avendo chiaramente più nulla da dimostrare, solo per prendersi la soddisfazione di far pentire sia i Knicks, potenziali dirimpettai con cui vinse due titoli da giocatore di avergli preferito Woodson a fine stagione scorsa, che i Lakers per avergli preferito un altro ex-Knicks come D’Antoni, appunto? Contando anche sul fatto che non si può prevedere quale sarebbe la resa dell’implementazione del “Triangle offense” a stagione avviata su un roster che si regge su Williams, Johnson, e Lopez, ma che non ha saputo fare a meno del contributo di Blatche e Stackhouse per arrivare al 50% di vittorie. Da tenere in seria considerazione le ambizioni di Prokhorov, che superano di gran lunga la sua pazienza: da ricordare che il magnate russo riteneva ad inizio stagione il raggiungimento della finale di Conference “un lavoro ben fatto”. Ultimo ma non secondario tassello, anche per chi è abituato a largheggiare, la luxury tax di 13 milioni di dollari che Brooklyn dovrà versare quest’anno, e che leviterà a 15 milioni l’anno prossimo: una condizione che il tycoon russo è disposto a sostenere solo nel caso la franchigia si consolidi come “title contender”. Varrà davvero la pena di lasciare la quiete di Deer Lodge per la polveriera di Brooklyn?

Stephon Marbury e Paul Pierce contribuirono alla striscia di 19 vittorie di Boston nel 2008-09 ma non arrivarono al titolo (foto: AP).

Stephon Marbury e Paul Pierce contribuirono alla striscia di 19 vittorie di Boston nel 2008-09 ma non arrivarono al titolo (foto: AP).

Los Angeles – Vincendo stanotte (3.30 CET) nella gara interna contro i Jazz, i Los Angeles Clippers pareggerebbero la nona striscia nella storia dell’NBA di vittorie consecutive a 17. Spesso una lunga striscia di vittorie in regular season (quella di 20 vittorie dello scorso anno degli Spurs non è conteggiata, essendosi protratta per 10 partite nei playoffs) è stata il preludio al titolo: accadde agli inarrivabili Los Angeles Lakers del1971-72 (33), ai Milwaukee Bucks del 1970-71 (20), ancora ai Lakers del 1999-2000 (19), ai Knicks del ’69-70, (18), ai Bulls del ‘95-96 (18). Non disse bene invece oltre ai detentori della seconda striscia più lunga, i Rockets del 2007-08 (22), che persero al primo turno dei playoffs, per ben due volte ai Celtics: sia nel 2008-09 (19) e nell’81-82 (18) arrivarono però a giocarsela fino alla finale di Conference.

A Sacramento non tira più una buona aria per DeMarcus Cousins (foto: bleacherreport.com).

A Sacramento non tira più una buona aria per DeMarcus Cousins (foto: bleacherreport.com).

Sacramento – Dopo la sospensione per due partite a causa di un alterco avuto con l’allenatore Keith Smart all’intervallo della partita persa contro i Clippers, l’agente del bizzoso centro dei Kings, DeMarcus Cousins, starebbe spingendo per scambiare il giocatore. Al di là del valore cestistico le difficoltà dell’ex Kentucky le sue irrequietezze nelle relazioni con compagni e allenatori potrebbero abbassare il tenore delle offerte a Sacramento. Due destinazioni praticabili e verosimilmente proficue per tutte le parti coinvolte. La prima potrebbe essere Boston: una squadra apparsa svuotata nelle sconfitte contro Clippers e Warriors e che abbisognerebbe tremendamente di una infusione di energia e vitalità, la cui componente caotica in Cousins, nell’accoppiarsi ad esempio con quella già piuttosto sviluppata Rondo, potrebbe però essere modellata dalla leadership di Garnett, a cui l’arrivo del centro dalla California allevierebbe di molto il carico sotto le plance. I Celtics potrebbero sacrificare Melo, Lee e Sullinger, più una prima scelta per assicurarsi Cousins e Garcia e girare una stagione che va verso un record stagnante. L’altra destinazione per il poco docile centro potrebbe essere Washington. Gli Wizards potrebbero mettere sul piatto Nene, che sta decisamente deludendo, e ricomporre con uno Wall rientrante il duo che a Kentucky si mostrò efficacemente complementare.