Negli ultimi sette giorni si è giocata una sola partita, quindi questa sarà, in pratica, la Top-5 di gara-1 della Finals.

5. UN ANGOLO DI PARADISO – Steph Curry ha mostrato solo qualche lampo da MVP. Non ha stradominato. Ha giocato piuttosto bene, ma, per i suoi standard, un po’ sotto le aspettative (ed è comunque un gran bel vedere. Le sue giocatine da circo, comunque, non sono mancate: un arresto e tiro fulmineo qui, un passaggio immaginifico là, qualche saggio di ball-handling… Insomma, inutile dilungarsi. E poi c’è quel tiro dall’angolo sinistro. Quella conclusione dal fondo che non lascia scampo. Mai. Ma davvero mai. Taglia, prende e tira. Tutto in tempo zero; quasi fosse una macchina progettata per fare solamente quello. Nei playoffs, da lì, è 13 su 14. In pratica, meglio di quanto stia facendo dalla lunetta. Bah.

Tristan Thompson: uno degli uomini più in forma di Cleveland

Tristan Thompson: uno degli uomini più in forma di Cleveland

4. IL CAVALIER TRISTANO – LeBron l’ha incoronato, augurandosi che rimanga un Cavalier a vita. Lui, Tristan Thompson, non fa altro che tener fede ai complimenti del ‘Re’. E’ dappertutto, sempre, in ogni modo. In gara-1 ha preso 15 rimbalzi, ma ne avrà toccati altri mille. Ha un tempismo sorprendente e una voglia di lottare che commuove. Non lo sposti. Mai. E sì che paga qualche bel centimetro rispetto ai lunghi. Ma ormai siamo abituati: è da tutti i playoffs che ‘TT’ gioca a questi livelli. E poi ti chiedi perché è uno dei pupilli di LBJ

3. DALLA PANCA CON FURORE – Buon per Golden State che il basket sia uno sport di squadra. E che, soprattutto, la panchina di Steve Kerr non tradisca mai. L’inizio di gara-1 era stato piuttosto balbettante, vuoi per l’emozione, vuoi per il buon impatto dei Cavaliers. Tiri forzati, confusione, idee poco lucide. Insomma, meno male che il coach ha messo dentro i vari Iguodala, Barbosa, Speights ed Ezili. Le ‘seconde linee’ ha riacceso la luce, e non solo in occasione della prima frazione. Leandrinho ha messo solo 2 punti, ma le sue accelerazioni alla velocità della luce non vanno a referto; Speights è tornato dall’infortunio al polpaccio con la voglia di spaccare il mondo; Ezili si batte come un leone (di Iggy si parlerà più avanti). I Cavs se le sognano certe rotazioni.

2. LA ‘PROVA DEL 9’ – Dicevamo della ‘panchina’ di Golden State. Nella serata in cui Curry e Thompson hanno fatto gli umani, a prendersi le luci della ribalta è stato un ‘rimpiazzo’ (chiamarlo così è un insulto a tutto): Andre Iguodala. Leader dentro e fuori dal campo, l’ex Nuggets è stato il vero go-to-guy dei californiani: 15 punti con 2/3 dalla lunga. Ma questi sono solo numeri, anche se ‘Strenght in numbers’ è lo slogan dei gialloblu. Ha difeso forte su LeBron, per quanto possibile, ha dato entusiasmo e vigore alla Oracle Arena e ha scosso i compagni. Ah, ha anche buttato lì un paio di inchiodatine da urlo.

1. SPEECHLESS – Eh vabbè. Sei il più forte, sai di esserlo e non c’è nulla o nessuno che ti possa fermare. Chi ti critica  dovrebbe farsi delle domande (ma come si fa!!??). LeBron, sei infinito. Forse non basterà per ‘riportare a casa’ il titolo, ma cosa ti si può dire?

https://www.youtube.com/watch?v=S4uw_YiSt2o