Chris Paul, il faro dei Clippers (Jae C. Hong/ Associated Press)

Chris Paul, il faro dei Clippers (Jae C. Hong/ Associated Press)

A più di un mese dall’inizio della regular season prosegue il percorso in vetta alla Pacific Division dei Los Angeles Clippers che nonostante il record di 12W-7L non sembrano ancora aver trovato il giusto equilibrio. Ancora poco convincenti lontano dallo Staples Center (4-5 in trasferta) dove recentemente hanno perso contro gli Oklahoma City Thunder e contro gli Atlanta Hawks, sono però riusciti a migliorare in parte il registro difensivo (80 punti concessi ai Knicks, 82 concessi ai Bulls). DeAndre Jordan è più concreto a protezione del ferro (career high di 9 stoppate contro i Kings), lo stesso Blake Griffin si sta applicando molto anche in fase difensiva, ma restano ancora frequenti i blackout collettivi soprattutto quando entrano giocatori dal pino. Notevole infatti il crollo a livello produttivo della panchina dei Clippers (33.3 punti contro i 40.1 della passata stagione con percentuali in netto calo, meno rimbalzi e assist) con Byron Mullens, Antawn Jamison e Ryan Hollins che faticano tantissimo sui due lati del campo. Preoccupa l’affollamento dell’infermeria, in cui recentemente è passato anche Chris Paul, per un problema al bicipite femorale riscontrato nel secondo tempo contro i Knicks che gli ha fatto saltare la trasferta di Sacramento, ma soprattutto JJ Redick che per una frattura della mano e lesione del legamento collaterale dell’ulna destra starà a riposo nei prossimi 2 mesi. Una perdita importante visto l’ottimo contributo fino ad ora dell’ex Magic e Bucks (15.8 punti e il 46% dal campo), che ha generato lo spostamento di Willie Green nello starting five, giocatore scarsamente utilizzato fino ad ora (1.8 punti per un totale di 52 minuti in 17 gare). In ogni caso l’attacco di Doc Rivers continua a segnare tanto (105.9 punti a partita, secondo attacco della lega alle spalle dei Rockets) essendo uno tra i migliori come efficienza nel pitturato e dalla media e anche senza Chris Paul la squadra ha prodotto, vedi nella trasferta e relativa vittoria all’overtime contro i Kings in cui Jamal Crawford ha preso in mano le redini del match con 31 punti, 11 assist e 7 rimbalzi.

No Iguodala, no party (Rocky Widner/Getty Images)

No Iguodala, no party (Rocky Widner/Getty Images)

In casa Golden State Warriors si vive un umore differente, l’inizio stagione era stato formidabile prima che una serie di infortuni e inconvenienti rallentasse la corsa. Prima Stephen Curry tenuto ai box per 2 partite a causa di una lieve commozione cerebrale, poi Jermaine O’Neal fermo 4 gare per un problema al ginocchio e all’inguine ed infine quello più serio ad Andre Iguodala, uomo fondamentale sui due lati del campo, infortunatosi al tendine del ginocchio durante la sfida contro i Lakers. “Iggy” ha potuto scongiurare il pericolo dell’operazione e non dovrebbe mancare moltissimo al suo rientro, anche se i tempi non sono chiarissimi. L’attacco nonostante tutto continua a produrre (102.9 punti con il 47.2% dal campo e il 43.9% da 3, migliore nella NBA) anche con le tante perse a partita (17.5), mentre a livello difensivo con l’assenza di Iguodala le cose sono leggermente peggiorate, subendo circa 107 punti nelle ultime 7 e vincendone solo 2 su 7. Infatti in questa complicata situazione la squadra di Mark Jackson ha perso tre partite consecutive di cui due alla Oracle Arena contro dirette avversarie per la corsa ai playoff come Grizzlies e Blazers. La striscia negativa sarebbe potuta essere più lunga senza il ritorno e la gran partita di Jermaine O’Neal (18 punti, 8 rimbalzi e nell’occasione titolare al posto di Andrew Bogut, squalificato dopo la rissa con Mo Williams) contro i Pelicans. Dopo un’altra battuta d’arresto si torna a vedere buon gioco prima alla ancora inviolata Chesapeake Energy Arena, con i Thunder che si salvano con la pazzesca tripla della vittoria nell’overtime di Russell Westbrook, poi finalmente torna il sereno con due vittorie in fila con gli “splash brothers” in grande spolvero: 8/11 da 3 (career high) di Klay Thompson e 36 punti, 10 assist di Stephen Curry contro i Kings, 4/5 da 3 di Thompson e 14 punti e 5 assist di Curry tutti nel solo 4°periodo contro i Raptors in una partita folle.

Goran Dragic, vero protagonista per i Suns in queste ultime settimane (AP Photo/Matt York)

Goran Dragic, vero protagonista per i Suns in queste ultime settimane (AP Photo/Matt York)

Dopo le 4 sconfitte consecutive continuano a stupire i Phoenix Suns (10W-9L) che seppure senza il miglior marcatore e assistman di squadra Eric Bledsoe per ben 2 settimane, sono riusciti a trovare regolarità anche lontano dall’Arizona vincendo 4 partite (Bobcats, Magic, Jazz e Rockets), ma soprattutto sono riusciti a fermare in casa la corsa di una delle squadre più calde della lega, i Portland Trail Blazers, che cavalcavano una striscia di 11 successi di fila. Il tutto grazie a un Goran Dragic da 31 punti e 10 assist e a un ritrovato Channing Frye (decisivo anche a Charlotte con la solita efficacia perimetrale). Proprio Frye dopo aver saltato la passata stagione per un delicato problema cardiaco, in queste due ultime settimane ha incrementato il suo contributo (16 punti con il 58% al tiro e 48% dall’arco, 6 rimbalzi) migliorando le spaziature offensive della squadra di Jeff Hornacek, una squadra che continua a fare buone cose anche nella propria metà campo (99.6 punti subiti concedendo solo il 33% dal perimetro), vedi anche la trasferta al Toyota Center in cui ha tenuto il miglior attacco della NBA a soli 88 punti con il 35% dal campo. Da sottolineare come sempre il solido contributo dei fratelli Morris dalla panchina (12.2 punti con il 48% dal campo e 5.8 rimbalzi per Markieff, 10.5 punti con il 46% al tiro e 5 rimbalzi per Marcus).

 

Nick Young, Xavier Henry e Jordan Farmar, la second unit dei Lakers ((Luis Sinco / Los Angeles Times)

Nick Young, Xavier Henry e Jordan Farmar, la second unit dei Lakers ((Luis Sinco / Los Angeles Times)

L’inizio in salita sembra alle spalle e i Los Angeles Lakers in barba ai discorsi sul “tanking” hanno trovato una discreta armonia sui due lati del campo e motivati anche dalle voci di un imminente ritorno di Kobe Bryant (si parla di questa domenica contro i Raptors), che tra le altre cose ha anche firmato un corposo rinnovo da circa 48M in due anni, hanno vinto 4 delle ultime 6 disputate raggiungendo il 50% di vittorie. Importanti i successi esterni contro Brooklyn Nets e Detroit Pistons per una squadra che aveva vinto fino ad allora solo 1 partita su 6 disputate lontano dallo Staples Center. Nonostante una lunga sequela di infortuni, tra gli ultimi anche Jordan Farmar per un problema al tendine del ginocchio che lo terrà fuori fino a gennaio, i Lakers continuano a produrre tanto (101.1 punti con un ottimo 40.9% dal perimetro), con un attacco in cui la palla stagna poco e in cui in ogni partita il protagonista cambia. Infatti contro i Nets Nick Young ha preso il proscenio con 26 punti (4/6 da 3), contro i Pistons invece ci ha pensato Wesley Johnson con 27 punti e 6/7 da 3, mentre contro i Blazers Xavier Henry con 27 punti, 9/12 dal campo è salito alla ribalta cercando la rimonta. Importante per non dire fondamentale il contributo del supporting cast, fino ad ora il migliore dell’intera NBA con 47.7 punti a partita e un ottimo 41% da 3, un enorme miglioramento rispetto alla passata stagione in cui con 25.8 punti era  il terzo peggiore della lega. Restano evidenti limiti difensivi e i 102.9 punti subiti (terza peggior difesa), concedendo tanto a rimbalzo lo testimoniano.

 

DeMarcus Cousins, leader dei Kings (Photo by Rocky Widner/NBAE via Getty

DeMarcus Cousins, leader dei Kings (Photo by Rocky Widner/NBAE via Getty

Chiudono la division ancora i Sacramento Kings, la seconda peggior squadra nella competitiva Western Conference, che dopo aver trovato due convincenti vittorie consecutive contro i Suns, sono incappati in una striscia tutt’ora aperta di 5 sconfitte. Un attacco che produce poco (96.9 punti con il 43.1% dal campo e il 33.2% dall’arco) a fronte di una fase difensiva da ben 100.6 a partita concedendo ben il 46.6%. E dire che a parte la netta sconfitta allo Staples Center contro i Lakers, la squadra di Michael Malone non ha mal figurato trovando un discreto equilibrio in campo schierando Greivis Vasquez in cabina di regia affiancato dal rookie Ben McLemore e contando sempre sul dominio sotto le plance di DeMarcus Cousins affiancato da Jason Thompson e da un Patrick Patterson finalmente concreto dalla panchina. Sono arrivate sconfitte sul filo di lana contro i Clippers e altre due partite contro Warriors e contro Thunder (senza Cousins per una distorsione alla caviglia) con un Isaiah Thomas strepitoso nell’ultimo quarto da 21 punti, 8/14 al tiro e 2 assist. Da segnalare anche la trade che ha portato in California la seconda scelta al draft 2011 Derrick Williams in cambio di Luc Mbah a Moute e subito discreto protagonista in maglia Kings con 9.7 punti e 4.3 rimbalzi nelle 3 disputate da titolare.

 

HOT – Se Stephen Curry non rappresenta una sorpresa (27 punti, 8.8 assist, 5.2 rimbalzi nelle ultime 2 settimane), discorso diverso per Goran Dragic: 20 punti (52.5% dal campo), 8 assist nelle ultime due settimane incluse due prove super contro Magic e Blazers da 10 canestri segnati e più di 10 assist. 

NOTJared Dudley fino ad ora ha convinto poco e pur partendo sempre titolare ha le cifre e percentuali dal campo tra le più basse in carriera. Pau Gasol dovrebbe trascinare i Lakers invece oltre ad avere PER e percentuali effettive in netto calo, offensive e defensive rating migliorano sensibilmente quando è in panchina (offensive rating da 98.3 a 107, defensive rating da 106 a 96.9).

ON FIRE – Minuto 27′, Lowry segna il +27 per i Raptors alla Oracle Arena. 75-48. Da lì inizia un’altra partita. Stephen Curry e Klay Thompson fino ad allora silenti (rispettivamente 4 e 7 punti) si accendono. L’ultimo quarto è un massacro sportivo, Toronto viene travolta da 42 punti e ben 8 triple. Thompson segna 12 punti, Curry ne mette a referto 14 con 5 assist ed è vittoria Warriors che diventano la prima squadra nella storia del gioco ad essere entrata nel 4°quarto sotto di 18 e aver vinto di 9 .

NUMBERS – Nella netta vittoria contro i Chicago Bulls Chris Paul ha messo a referto 16 punti e 17 assist in soli 27′ di gioco. Non succedeva dal 2007 che un giocatore segnasse almeno 15 punti e 15 assist in meno di 27′ (Steve Nash).


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