Marc Gasol e Pau Gasol (AP Photo/Mark J. Terrill)

Marc Gasol e Pau Gasol (AP Photo/Mark J. Terrill)

Serata ricca di partite ed emozioni nella NBA. I Knicks vincono l’11^ gara in fila con un Carmelo Anthony ancora scatenato. Ne fanno le spese i Bucks che ancora non riescono ad assicurarsi matematicamente la post-season e tengono viva Philadelphia, che passa ad Atlanta. Chicago fatica ma supera Orlando. I Lakers strappano un successo importantissimo su Memphis e tengono dietro Utah, vittoriosa su New Orleans. Prova di forza di Oklahoma City ad Indianapolis, Cleveland a sorpresa sbanca Boston. Vittorie nette di Dallas e Houston.

Ecco il quadro completo dei risultati:

Cleveland Cavaliers @ Boston Celtics 97-91
Milwaukee Bucks @ New York Knicks 83-101
Philadelphia 76ers @ Atlanta Hawks 101-90
Miami Heat @ Charlotte Bobcats 89-79
Oklahoma City Thunder @ Indiana Pacers 97-75
Orlando Magic @ Chicago Bulls 86-87
Toronto Raptors @ Minnesota Timberwolves 95-93
New Orleans Hornets @ Utah Jazz 83-95
Golden State Warriors @ Phoenix Suns 111-107
Dallas Mavericks @ Sacramento Kings 117-108
Houston Rockets @ Portland TrailBlazers 116-98
Memphis Grizzlies @ Los Angeles Lakers 84-86

MVP. Impossibile non scegliere Carmelo Anthony: con una prova da 41 punti e 14 rimbalzi (17/28 al tiro) è diventato il 2° nella storia dei Knicks (dopo Bernard King) a segnare almeno 40 punti per 3 gare di fila. New York vince l’11^ in fila, dominando la ripresa contro Milwaukee e aumentando il margine di vantaggio su Indiana per il 2° posto ad est.

LVP. Indiana viene spazzata via da un prepotente 4° periodo di Oklahoma City, dopo aver sofferto per buona parte della gara. Ad un positivo Hibbert, non è coinciso un altrettanto efficace Paul George, andato in difficoltà in un duello di alto livello contro la marcatura fisica dei Thunder. Per lui alla fine solo 8 punti con 3/11 al tiro e -18 di plus/minus.

On Fire. Jeff Green (BOS, 23 pts, 9 reb), JR Smith (NYK, 30 pts, 10 reb, 5/11 3pts), Brandon Jennings (MIL, 25 pts, 4 reb, 3 ast), Evan Turner (PHI, 24 pts, 11 reb, 9/15 fg), Mike Miller (MIA, 26 pts, 7/11 3pts), Kevin Durant (OKC, 34 pts, 9 reb, 13/21 fg), Russell Westbrook (OKC, 24 pts, 7 reb, 9 ast), Beno Udrih (ORL, 27 pts, 7 ast, 10/17 fg), Rudy Gay (TOR, 26 pts, 12/23 fg), DeMar DeRozan (TOR, 25 pts, 12/23 fg), Nikola Pekovic (MIN, 24 pts, 8 reb), Gordon Hayward (UTA, 23 pts, 5/10 3pts), Klay Thompson (GSW, 25 pts, 10/18 fg), David Lee (GSW, 22 pts, 14 reb, 10/18 fg), Shawn Marion (DAL, 25 pts, 12 reb), Isiah Thomas (SAC, 29 pts, 11/12 ft), James Harden (HOU, 33 pts, 7 reb, 6 ast), LaMarcus Aldridge (POR, 32 pts, 13 reb), Kobe Bryant (LAL, 24 pts, 9 ast).

Losing Effort. Seppur insufficiente ai fini del risultato, va registrato come molto positivo lo sforzo di Anthony Davis che, contro Utah, ha confezionato una prova da 24 punti, 12 rimbalzi, 3 stoppate e 10/16 al tiro. Numeri notevoli contro una frontline solida come quella dei Jazz. Quasi perfetta la prova di Goran Dragic (32 punti, 11/13 dal campo, 3/4 da tre) che, finché ha retto fisicamente, ha tenuto davanti i Suns contro i Warriors praticamente da solo. Ma senza supporto dei compagni, l’inevitabile calo, arrivato nel 3° quarto, ha permesso a Golden State di ribaltare la partita.

The Unexpected. Non è esattamente una sorpresa. Una quarta scelta assoluta, anche se non attesa da molti in quella posizione, non può esserlo. Ma la prestazione di Tristan Thompson a Boston è stata davvero dominante e facilmente classificabile come la migliore nei suoi quasi due anni di carriera NBA. Alla fine il sontuoso tabellino recita 29 punti e 17 rimbalzi, 10/17 dal campo e 9/9 ai liberi. Certo, dall’altra parte mancavano Pierce e Garnett, però simili numeri bisogna sempre farli…

Playoffs Race. Chicago, sempre con le rotazioni cortissime (7 uomini utilizzati), supera solo in volata Orlando e continua ad insidiare il 4° posto di Brooklyn. Milwaukee non riesce a trovare la continuità giusta per assicurarsi matematicamente l’ottavo posto e tiene accesa la fiammella della speranza dei Sixers, che però sono chiamati a recuperare 5 lunghezze di distanza a 7 partite dalla fine. La prossima uscita invece potrebbe dare la qualificazione certa ai Golden State Warriors. E sarebbe solo la seconda volta negli ultimi 20 anni alla post-season per la squadra della Baia. La sicurezza matematica potrebbe arrivare domenica nella sfida contro Utah, che continua ad inseguire l’ultima piazza ma rimane mezza partita dietro ai Lakers, che sono padroni del loro destino.