nba coffee break & more old  style

 

Day 4&5.

Facciamo un rigoroso passo indietro a ieri, dopo una giornata dedicata a visitare la Grande Mela, ricontrolliamo le informazioni su Reggie Cameron e decidiamo di iniziare la nostra avventura.
Per dovere di cronaca dobbiamo condividere quel poco che sappiamo sul ragazzo. 2 metri generosi, ala top100 (68th) per il recruiting della ESPN, scrive per 22.8 con 7.6 rebs, tirando un notevole 43.6% nelle triples. Ha già deciso che vestirà la maglia di Georgetown, preferendola a college del calibro di Uconn, NC State, Michigan e Seton Hall.

Il ragazzo ci piace a scatola chiusa e, armati di Google, cartina e cibo giapponese “take away”, prendiamo la via del New Jersey.
Naturalmente non sappiamo molto del posto se non il nome del liceo (Hudson Catholic High) e l’orario della partita.

Dopo un lungo viaggio in metro consumando il nostro pasto “on board”, arriviamo a Journey Square e torniamo ad affrontare vento siberiano che soffia qui a NY.
Il quartiere ha una forte predominanza di indiani, che non sembrano particolarmente interessati al basket tanto da non sapere se ci siano delle scuole.
Il posto però non è una metropoli e, dopo aver attraversato un incrocio con un cinema anni ’80 con tanto di insegna vintage, troviamo un giovane con ragazza che ci consiglia come raggiungere la meta.
Trovata la scuola e la palestra, che è anche il teatro, ci sembra di essere nella scena del reclutamento di Penny Hardaway nel film “Blue Chips”, meno di duecento anime, il poliziotto di quartiere, il preside e un po’ di ragazzi e famiglie.
Durante il riscaldamento con tanto di colonna sonora rap pompata nelle casse, troviamo sia il giovane talento, che tre scout dei college (uno vestito Virginia) che complottano tra loro. la partita non è mai in discussione anche se, Cameron non ha partecipato troppo attivamente alla vittoria.

Reggie Cameron

Per quanto vale il nostro scouting in una gara (poco), al ragazzo manca una sufficiente dote di atletismo per i livelli superiori, ha un po’ il culone e non schiaccia a 2 metri.  Anche come cattiveria agonistica e tecnica a rimbalzo non ci ha impressionato, nonostante sia almeno una taglia superiore agli avversari.
Tra le qualità che spiccano, invece, il tocco morbido, la tecnica e la visione di gioco da primo della classe e anche i piedi sembrano davvero buoni.
Vi segnaliamo la presenza del compagno Kevon Stewart : ball handling,  velocità, primo passo che fa male e faccia tosta, non arriva al metro e ottanta ma ha accettato la borsa di studio di Morris State. Potremmo dover tornare sul tema tra qualche anno. 10.2 punti conditi da 8 assistenze e 3.2 recuperi con un terribile 19.6 dall’arco.
Le altre riflessioni di quella sera sono finite in un bar universitario, mentre stavamo mangiando, abbiamo trovato i bicchieri e le palline per un famoso gioco in voga tra i collegiali americani: Pang.

Facciamo intervenire in nostro aiuto Sir Charles Barkley, con tre citazioni della sua prefazione al libro “Hoops Dreams”:

“…NBA. Those three letters spell hope, escape, and promise to thousands and thousands of kids across America.”

“…at the end of the day, when the game is over, you go home to your friens and your family and your comunity. The next generation of fans will have other heroes to follow. You’ll lucky if they remember your name.”

“…In the end what will matter is the kind of father, son, brother, husband and neighbor you are, the closeness with the friends you made, the people you can honestly say carred for, and who cared for you.”

Oggi invece siamo tornato al Barclays Center a vedere i Lakers contro i padroni di casa.
Gli spunti di riflessione sono molti, a partire dalla sesta vittoria nelle ultime sette di Kobe & C., ma ci soffermiamo solo su alcune.
Bryant ha deciso il finale, giocando 3 minuti di talento su due lati del campo e sottolineando il tutto, con una poderosa schiacciata in faccia a Wallace e Humphries.
La cosa che ci ha lasciato più perplessi, è il fatto di essere riuscito a convincere il suo ego a dare la palla in mano al canadese a inizio azione . Con questa soluzione i Lakers acquistano pericolosità oggettiva e lui conserva energie per le giocate decisive.
I Nets invece ci continuano a stupire, per le tante individualità amalgamate alla totale incapacità a giocare qualcosa di più che uno vs uno.
A Est potranno dire la loro anche più avanti nella stagione, ma per il gioco di squadra siamo ancora all’abc. Non è possibile cercare di applicare un sistema di isolation se poi bisogna fare contenti tutti.
Brooklyn ha un miss match pronto ad accadere ad ogni singola azione, solamente preferisce distribuire possessi a tutti i suoi big, non punendo completamente gli avversari.
Ad esempio se scegli di attaccare Nash per le normali doti fisiche, vai tutte le volte da Williams, a costo di fargliene segnare 50 o almeno fino a quando non iniziano a raddoppiarlo. Da quel raddoppio nascono mille soluzioni ma, se preferisci la parcondicio dei tiri, si notano i limiti di questo attacco.
Il fatto che Reggie Evans sia un giocatore molto importante dovrebbe far capire tutto.

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Schoolbus5 ( se volete scrivere, fatelo a [email protected])

 Ci salutiamo con un paio di foto delle Luxory suite dell’arena di Brooklyn, ci siamo intrufolati per caso, come nel vip club di Jay-z.

 

Suite al Barclays dopo la partita

Suite al Barclays dopo la partita

Visuale della suite sul campo.

Visuale della suite sul campo.

 

40/40

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