Spaziature dove siete?

L’evoluzione del gioco porta con sé miglioramenti che dovrebbero renderlo sempre più efficace e piacevole. Talvolta, però, le migliorie producono effetti collaterali che intaccano gli aspetti positivi e abbiamo spesso modo di verificarlo, anche se le smagliature sono mascherate e, per certi versi, di non facile individuazione.

Ad esempio, cosa accade nel basket odierno? I sacri testi vengono disattesi e le iniziative individuali –non sempre ideali, da questo punto di vista – privilegiate, anche se gli esiti non sono quelli sperati e, più concretamente, voluti.

Un esempio evidente, per la sua ricorrenza, lo forniscono le spaziature, ovvero l’occupazione delle posizioni in campo e le relative distanze. La loro corretta applicazione, che spesso non vediamo più, è vitale per l’efficacia degli attacchi, tanto alla difesa individuale che a quella a zona.

Osservando la disposizione offensiva di parecchie squadre risulta evidente che qualcosa non va, è fuori posto. Un fermo immagine ideale mette a fuoco la situazione in campo e fa balzare agli occhi che le posizioni occupate dai singoli giocatori e, soprattutto le distanze fra di loro, non sono ideali e coerenti con quelle adottate dai difensori. E’ facile obiettare immediatamente che se i giocatori si schierano in un certo modo è perché lo chiedono gli allenatori. Se così fosse, le distorsioni prodotte e la perdita di efficacia sarebbero ininfluenti. Purtroppo, non è così e gli effetti si riverberano negativamente sull’esito di non poche azioni.

La difesa individuale è colpita o vede ridotta la sua efficacia da posizioni offensive che alterano il suo equilibrio portando fuori posizione anche un solo difensore. Se un attaccante, al di là della sua bravura, agevola il lavoro del suo difensore consentendogli, per esempio, di orientare parte della sua attenzione ad un secondo avversario gli fa un grosso regalo e può attenuare la pericolosità offensiva della sua squadra. La stesso vale quando, non si capisce per quale ragione, si allontana troppo dai compagni dilatando gli spazi e rallentando la velocità di un eventuale passaggio che, come noto, ha la peculiarità di indebolire la difesa, purché eseguito correttamente per tempi e tecnica, impedendole di adeguarsi e recuperare in tempo. Non sembra vero? Un piccolo sforzo, qualche attenzione in più e’ci sarà la prova provata.

Quella a zona, nei suoi diversi schieramenti, perde compattezza quando i suoi varchi vengono attaccati tempestivamente e quando, con passaggi efficaci (tali per tecnica di esecuzione, distanza e conseguente precisione), viene deformata, distorta e, di conseguenza, indebolita senza poter recuperare tempestivamente. Cosa fanno parecchi attaccanti oggi? Si piazzano troppo vicini o troppo lontani dai compagni, non si posizionano nei varchi che, opportunamente occupati, offrirebbero grosse opportunità per colpire la difesa, o non concorrono alla loro formazione o alla loro dilatazione, eseguono tagli mirati non alla distorsione della difesa o inappropriati, che lasciano sì scoperte o indifese porzioni di campo, ma in modo tale da non risultare pericolose.

Un esempio per tutti. Il sovrannumero sul lato forte è la conditio sine qua non per battere la zona, purché i giocatori siano correttamente posizionati per garantire pressione sulla difesa e una buona circolazione del pallone. Se così non è, tutto è invalidato dalle spaziature improprie che producono soltanto la congestione di porzioni del campo e anche la combinazione con l’isolamento di un giocatore sul lato debole da potenziale minaccia scade a sterile strumento offensivo.

In sintesi – le ripetizioni, a volte, giovano – quali sono gli esiti di questi comportamenti? Il gioco offensivo perde efficacia, brillantezza, ristagna, la circolazione del pallone è rallentata, difficoltosa e, per contro, la difesa è sottoposta a minore pressione, si adegua con minore affanno e con coperture più agevoli alle nuove posizioni degli attaccanti, segue e contrasta più facilmente lo sviluppo delle azioni.

Una maggiore attenzione a questi dettagli sarebbe opportuna, non farebbe male al basket e lo renderebbe ulteriormente accattivante. Non sarebbe un buon risultato in tempi di magra?

ALDO OBERTO

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