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Daniele Cavaliero

Daniele Cavaliero – Simbolo della Pesaro italiana che a Cantù conquista il secondo scalpo di prestigio. Entra in campo con i suoi compagni storditi dal grande inizio di Cantù e – a dispetto della spalla ancora fasciata – dà subito la scossa, in difesa gettandosi sui palloni vaganti e in attacco mettendo i primi punti di squadra (7 dei primi 10).Da quel momento va in crescendo, difende come un assatanato sulle uscite dai blocchi di Mazzarino e nell’altra metà campo, in un sistema offensivo che ancora deve perfezionare l’inserimento di Jones (comunque ben presente in difesa e a rimbalzo) e ritrovare il miglior White dopo l’infortunio, non sfugge dalle responsabilità, risultando persino più continuo del positivo Hackett. Segna canestri importanti, alcuni anche molto difficili, e si conquista il minutaggio più alto tra gli esterni (33′, complici anche i problemi di falli di Hickman), oscillando tra ruoli diversi. Insieme ad Hackett e alle due triple di Jones, confeziona aggancio e sorpasso nel 4° periodo. Finisce una prova di grande qualità e generosità con 17 punti, 3/6 da due, 3/7 da tre, 2/2 ai liberi, con la preziosa aggiunta di 5 rimbalzi e 5 assist, per un complessivo 19 di valutazione.


Simon Szewczyk – 
Il lungo polacco ha sempre avuto la mano calda ed ha in più occasioni dimostrato la capacità di accumulare elevati bottini sul fronte offensivo. Questa sera ha fatto di più, sciorinando contro il pacchetto lunghi della Fabi una prestazione totale su entrambi i lati del campo: 24 punti 11 rimbalzi e 2 stoppate. Nella partita contro la Bennet è uscito prima della fine ma questa sera ha guidato fino alla fine i suoi compagni ad una vittoria meritata. Quello di Szewczyk potrebbe essere l’acquisto più decisivo negli equilibri di tutta serie A per impatto, Venezia ha trovato una valida alternativa al quartetto USA.

Cimberio Varese – Nonostante l’assenza dell’infortunato Fajardo, Varese torna da Roma con la terza vittoria consecutiva. Ed è un successo di squadra per gli uomini di Recalcati, perché in tanti hanno saputo dare un contributo. Dai punti di Diawara in veste di miglior realizzatore, alla costruzione del gioco di Stipcevic (8 assist), passando per i tiri pesanti di Kangur fino ad arrivare ad un Justin Hurtt virtualmente nullo (2/10 al tiro), ma capace di segnare la tripla decisiva nel supplementare. Nessuna prima punta classica, ma tanti uomini in grado di fare bene all’interno di un sistema che, con grande cinismo e anche a dispetto di un’inusuale imprecisione da tre punti, ha saputo punire le distrazioni della difesa di Roma.

Von Wafer (foto Ciamillo-Castoria)

Vakeaton Quamar “Von” Wafer – Sprazzi di onnipotenza per l’aderente allo sciopero NBA oggi alla Unipol Arena. Protagonista assoluto della rimonta dell’ultimo quarto, iniziatata dal -18 del 30′ fino al +1 del 39′ (7-25 il parziale) completata con la realizzazione di due triple clamorose al 38′ con tanto di chiamata di time-out al proprio coach Mahoric allo scopo di far rifiatare se stesso e la squadra dopo una rincorsa strepitosa; richiesta immediatamente evasa dal coach sloveno! Assolutamente immarcabile nell’uno contro uno, costringe gli avversari ad organizzare “gabbie” composte da due/tre giocatori per arginarne le incursioni al centro dell’area; ugualmente immarcabile al tiro dall’arco dei 6,75 in funzione di un’elevazione spaventosa mediante la quale svetta di fronte a qualsiasi avversario. Costretto a produrre rendimento anche per l’altro inesistente americano Thomas, oggi la gurdia-ala della Louisiana è stato chiamato agli straordinari anche dagli acciacchi che hanno limitato il rendimento di alcuni compagni di squadra, finendo spesso con il giocare uno contro cinque. 31 punti in 32′ di impiego con 6/8 al tiro da due, 2/9 da tre, 13/13 dalla lunetta conseguenza di 8 falli subìti, 4 rimbalzi, 4 recuperi e…2 assists non registrati a referto per una valutazione complessiva pari a 31. Dati che, tuttavia, nascondono un paio di importanti sbavature: ampi spazi concessi troppo frequentemente al diretto avversario Douglas-Roberts, e la sciagurata scelta di concludere l’ultimo decisivo possesso del match dall’arco anzichè in penetrazione. Scelta già operata nella precedente trasferta conclusasi anch’essa punto a punto, allora miracolosamente non aveva compromesso il successo dei suoi, questa sera sì.

Andrea Trinchieri

Andrea Trinchieri – Miglior allenatore deglle ultime tre stagioni (Veroli in Legadue + Cantù), nell’anticipo di sabato davanti alle telecamere de La 7, ha offerto una chicca di etica civile: dopo avere subìto la sanzione di un fallo tecnico in seguito ad un eccesso verbale e che ha contribuito a determinare le sorti dell’incontro, si è auto accusato con un’inequivocabile “Ho sbagliato io”. “Porgo le scuse più sincere per la bestemmia che ha provocato il mio tecnico in un momento cruciale del match”. Umiltà, onestà, senso civico. Congratulazioni!

Dwight Hardy

Giorgio Tesi Group Pistoia e Dwight Hardy – Fuochi d’artificio tra S.Antimo e Pistoia. La spunta dopo una gara bellissima la Giorgio Tesi Group Pistoia dopo un overtime. Gli uomini di Moretti vincono la terza consecutiva in questo caso soffrendo ma da grande squadra recuperando ben 5 punti nell’ultimo minuto che ha permesso loro di andare al supplementare. Immenso il cecchino nativo di New York Hardy che segna a raffica (44 punti), vincendo anche la sfida personale contro l’ala dei padroni di casa David Teague che si ferma a “soli” 35. Con questa grande prestazione la Giorgio Tesi del Presidente Maltinti resta in testa alla classifica al pari di Reggio Emilia e Brescia facendo sognare la calda tifoseria del PalaMadigan per una stagione sempre più incanalata verso l’alta classifica. Con una guardia come Hardy (14/26 al tiro e 37 di valutazione) ai biancorossi nessun obiettivo è al momento precluso.

DOWNS

Marco Crespi

Casale Monferrato – I giovani leoni di Marco Crespi stentano a crescere. Anzi stasera a Caserta, se possibile, hanno fatto addirittura un passo indietro rispetto alle già non esaltanti prime tre apparizioni. I 52 punti segnati sono minimo stagionale assoluto in serie A e sono arrivati al termine di una prestazione in cui la squadra ha mostrato una fragilità strutturale preoccupante e tutti hanno litigato violentemente col ferro, aggravando le già poco lusinghiere posizioni occupate nei bassifondi delle classifiche per punti segnati e percentuali. 41% da due, 19% da tre con solo 4 triple a segno, sconfitta 41-31 a rimbalzo, sono cifre tutt’altro che esaltanti per una squadra in cui la sola esperienza di Malaventura e Nnamaka non può bastare, specie se un tiratore come Pierich fa 0/8 e gli americani – tutti giovani e alla prima esperienza europea – continuare a faticare molto ad adattarsi al basket che si gioca alle nostre latitudini. Temple ha tirato troppo e molto male (3/13 su azione), Dunigan è giocatore da costruire e in pratica non è riuscito a giocare per i falli (5 in 14′), il meno peggio è stato Janning (5/8 per 12 punti), che comunque non sembra proprio adatto a fare la prima punta. Urge una svolta, prima che la classifica – ancora in attesa dei primi punti – cominci ad essere davvero preoccupante.

Aget Service Imola – Imola cade per la terza volta consecutiva, la seconda tra le mura amiche. Ok che i biancorossi sono senza Trent Whiting dalla prima di campionato a Brindisi, va bene che nelle due precedenti gare mancavano anche Prato,Daniels ed Andreaus non permettendo a coach Fucà di lavorare serenamente e sull’amalgama di gruppo ma la sconfitta contro l’Assi Ostuni è veramente indigesta per pubblico e soci dell’Andrea Costa. Imola è avanti addirittura di 20 punti al 13’ per poi in 7 minuti dilapidare tutto il tesoretto guadagnato in precedenza. L’Aget torna avanti di dieci al 32’ ma basta il cuore di un Ostuni con un Usa fuori per falli ed un Diliegro da categoria superiore a sfaldare quelle poche certezze mostrate in precedenza. Ora per i giocatori dell’azionista Salvi e dell’Amministratore Delegato Domenicali subito un altro impegno casalingo in Coppa Italia contro la Fileni Jesi per chiudere questo periodo nero immediatamente.

Keith Benson

Keith Benson – Il prodotto dell’Università di Oakland, seconda scelta di Atlanta all’ultimo draft, era arrivato a Sassari come una scommessa ma dal grande potenziale visti i numeri mostrati al college. Però, forse distratto dalle sirene NBA, il suo inserimento in mezzo all’area sassarese non ha funzionato. E stasera ha con ogni probabilità vissuto l’ultimo capitolo, un epilogo triste e anche poco professionale per un giocatore apparso distratto e svogliato, poco motivato a piegare le gambe per contenere gli avversari nella sfida contro Milano già resa proibitiva dall’assenza di Travis Diener. Della sua non-difesa, l’Emporio Armani ha beneficiato per banchettare vicino a canestro e – con Bourousis – indirizzare sin dai primi minuti una gara che si è presto trasformata in una cavalcata. Coach Sacchetti ci ha provato all’inizio e di nuovo nel 2° quarto, ne ha ricavato più falli (3) che punti (2). Così nella ripresa lo ha lasciato a guardare. Ora si attende solo l’ufficialità della sua sostituzione con Steven Hunter.

Davide Bortoluzzi, Andrea Ferrari, Alessandro Salvini, Davide Sardi