Mychal Thompson ai Lakers (fonte probasketballtalks.nbcsports)

Mychal Thompson ai Lakers (fonte probasketballtalks.nbcsports)

La prima telefonata GSM. George Bush senior è autorizzato ad attaccare l’Iraq nella storica Guerra del Golfo che finirà da lì a poco. Sophia Loren riceve il premio Oscar alla carriera. L’incidente al porto di Livorno che causa 140 morti e Diego Armando Maradona trovato positivo all’antidoping. Michael Jackson pubblica il suo album “Dangerous” e….il 21 maggio la Juvecaserta vince il suo primo, storico scudetto. Avete capito che parliamo del 1991, epoca in cui il basket nostrano non aveva niente da invidiare agli altri campionati europei. Anzi, erano gli altri paesi a guardare dal basso il prestigio della nostra palla a spicchi, che spingeva signori giocatori a cimentarsi contro gli atleti azzurri. Parlando del 1991, torniamo nella città della Reggia, che dopo aver smaltito la sbornia per uno storico trionfo si ritrova a dover pianificare la stagione successiva. Due degli artefici del tricolore, gli americani Tellis Frank e Charles Shackleford, tornano al di là dell’oceano per giocarsi nuovamente le loro carte in NBA. Al loro posto la dirigenza puntò su dei giovani di belle speranze appena scelti nell’ultimo draft, Anthony Avent (che si giocherà le sue 350 gare nella lega dei giganti) e Marcus Kennedy. Il secondo dura lo spazio di tre partite, troppo poco lungo per occupare l’area piccola in campionato ed in Coppa dei Campioni.

Mychal Thompson è ora color commentator per una radio di Los Angeles...ovviamente per i Lakers (Fonte Lakersnation)

Mychal Thompson è ora color commentator per una radio di Los Angeles…ovviamente per i Lakers (Fonte Lakersnation)

Ed è qui che entra in gioco il protagonista di questa storia, una prima scelta assoluta della NBA passata a fare la passerella nello stivale: Mychal Thompson. A parlarci del giocatore è il suo allenatore in quell’anno, lo stimatissimo Franco Marcelletti: “Avevamo bisogno di esperienza e di leadership sotto canestro dopo aver salutato Kennedy. Esposito era ancora in convalescenza per l’infortunio patito nella finale contro Milano, Dell’Agnello soffrì di fascite plantare e a referto avevamo due giovincelli come Alberto Brembilla e Davide Ancilotto. Scoprimmo che Mychal era free agent dopo gli anni ai Lakers e decidemmo di tesserarlo, la sua esperienza ci sarebbe tornata utile”. Thompson è infatti ricordato come il backup di Abdul Jabbar in quello che era lo Showtime guidato da Magic Johnson, ma non è stato solo quello: primo non americano (nativo di Nassau, Bahamas) per cui una franchigia NBA, nello specifico i Portland Trail Blazers, hanno speso la chiamata numero uno in un draft, capace anche di stagioni da doppia doppia di media. Nell’anno sotto la Reggia, nonostante i buoni numeri (16+10 rimbalzi in campionato) non è ricordato come uno dei giocatori più illlustri ad aver vestito il bianconero, in una stagione che si chiuse ai quarti di finale contro Pesaro: “Quando venne era già a fine carriera – ricorda Marcelletti – e non riusciva a tenere il ritmo fra campionato e Coppa. Era un giocatore molto tecnico, che forse pagò anche il paragone con Shackleford, una forza della natura e ancora oggi uno dei migliori centri che ha calcato i nostri parquet. Umanamente l’ex Lakers era una grande persona: si integrò subito con i compagni, divenne subito parte del gruppo e strinse amicizia con una famiglia che abitava vicino a lui, tanto che lui e sua moglie, ex miss Oregon, sono andati a trovarli qualche anno fa, mentre nel 2004, quando ci incontrammo in una Summer League in cui lavorava già per una radio di Los Angeles, ci comportammo come dei vecchi amici. Ricordo che al primo allenamento mi chiese addirittura ‘Come sono andato, coach?’” Non il classico atteggiamento che ci si aspetta da un giocatore con questo pedigree, come non ci si aspetta il lasciare il campo in una partita di Coppa contro la Jugoplastica Spalato (disputata a La Coruna) a Giacomoantonio Tufano che se la vide contro Zan Tabak, poi visto anche in Italia e in NBA: “Vincemmo quella partita e Tonino fu stupefacente, annichilendo il croato. John Killelea, scout dei Celtics, mi venne vicino per dirmi: ‘Volevo visionare Tabak, ho visto Tufano!’”. Nella memoria di molti rimane una partita di calcio di beneficenza, nella quale Thompson fece attivare le malizie su come fosse meglio con la palla tra i piedi: “Non scherziamo: il migliore era Enzino”.

Mychal Thompson con il figlio Klay, appena nominato All Star NBA (Fonte USAToday)

Mychal Thompson con il figlio Klay, appena nominato All Star NBA (Fonte USAToday)

Uno dei ricordi più nitidi riguarda un episodio fuori dal campo: “Organizzammo una festa di Carnevale alla quale partecipò tutta la famiglia. Mychal era vestito da Batman, i figli invece erano tutti di nero vestito, il più piccolo era Zorro”. Il più piccolo, poi diventato quello di mezzo, è colui che adesso bombarda le retine dei palcoscenici americani e che la scorsa settimana ne ha messi 52 in una gara; sì, è quel Klay parte degli Splash Brothers e appena convocato all’All Star Game. Quel Klay che, per diventare quello che è, deve dar merito anche al padre Mychal: nei primi anni si faceva accreditare lo stipendio che i Golden State Warriors passavano al pargolo per passarglielo dilazionato ogni settimana…in parole povere, gli ha passato la paghetta, bloccandogliela quando fu protagonista di una rissa. Un padre severo ma giusto, che tiene al futuro del figlio indirizzandolo verso la strada giusta, Klay lo descrive con una sola frase in un’intervista dopo i 52 punti segnati alla domanda sulla reazione di Mychal: “Papà mi avrebbe detto: potevi farne 60…”.