Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? È passato poco più di un anno dalla sera del 22 maggio 2013, quando la Montepaschi di Luca Banchi sbancava il Forum in gara-7 e si lanciava verso la conquista del 7º scudetto consecutivo. Le vicende estive ma soprattutto quanto successo nel corso dell’anno lasciavano supporre che le due squadre non si sarebbero più incrociate per tanto tempo per un traguardo così importante. E invece, se Milano vuole prendersi lo scettro di Siena, dopo averne saccheggiato roster e staff tecnico, dovrà farlo sul campo. La Mens Sana, a capo di una stagione tra le più incredibili della sua storia, è ancora viva e si tiene stretta fino all’ultimo quel tricolore cucito ancora sulle magliette. 

Ea7_logoL’EA7, alla fine, è arrivata dove “doveva” essere. Dopo una seconda parte di stagione dominata senza “se” e senza “ma”, la squadra di Banchi ha sicuramente incontrato più scogli del previsto in questi playoff, a partire dal sudatissimo 3-2 contro Pistoia fino alla serie con Sassari, chiusa 4-2 ma mostrando inquietanti lacune “mentali” quando la palla scottava, soprattutto in casa. Ora, in finale, quasi a sorpresa (ma non è mai una vera sorpresa quando si tratta di Siena), si troverà di fronte la vincitrice degli ultimi sette scudetti: la dominatrice della stagione contro la dominatrice del basket italiano dell’ultimo decennio, o quasi. Basket italiano da cui la Mens Sana, dopo la finale, scomparirà, ma starà ai giocatori in campo “decidere” se la fine di un impero sarà decretato solo dalle vicende giudiziarie o se sarà anticipato e “legittimato” dalla sfida sul campo.
L’Olimpia, per la prima volta, parte da favorita e non lo nasconde: basti pensare che uno dei migliori giocatori di Siena, MarQuez Haynes, è lo stesso giocatore che a Milano ha deluso non poco a inizio stagione ed è stato svenduto senza troppi rimpianti nell’affare che ha portato nel capoluogo lombardo Daniel Hackett. Proprio Hackett sarà l’unico assente, per infortunio, almeno per gara-1. Senza di lui, Banchi potrebbe lasciare ancora a “riposo” un lungo (ancora Wallace, o l’ex di turno Kangur, o Lawal?) per permettere a Willie Deane di andare in panchina: in gara-6 contro Sassari non ha esattamente impressionato (d’altra parte esordire in una gara-6 è tutt’altro che facile), ma potrebbe essere comunque utile in un reparto che, senza Hackett, ha il solo Jerrells come playmaker (e quindi, direbbero alcuni, non ha un playmaker). La gestione dei giochi passerà spesso per le mani di Alessandro Gentile, che contro Sassari ha giocato una pallacanestro a dir poco sublime, ed è chiamato a ripetersi ora che la serie vale la stagione, ma le vere chiavi saranno il gioco sotto canestro di Samardo Samuels, l’incisività su entrambi i lati del campo dell’altro ex David Moss e la verve offensiva di un Keith Langford che deve smentire la fama di perdente che si sta costruendo sbagliando costantemente, soprattutto dalla lunetta, nei finali tirati.
Perché va bene essere favoriti, ma in una finale, specie contro l’Avversario con la “A” maiuscola degli ultimi anni, può succedere davvero di tutto.

Siena+SponsorAl di là di quello che sarà l’aspetto emozionale della sfida, è indubbio che Siena per la prima volta nella storia si presenta alla sfida con Milano da sfavorita. Lo dice la regular season, in cui è vero che la squadra di Crespi è arrivata seconda, ma a 10 punti dalle scarpette rosse; lo dicono gli scontri diretti stagionali, con Milano ampiamente in controllo in entrambe le gare; ma soprattutto lo dice il roster delle due formazioni. Tecnicamente Siena è sotto in tutti i duelli, forse solo l’assenza di Hackett potrebbe regalare qualche chance agli esterni biancoverdi, soprattutto al Green e al MarQuez Haynes di questi playoff. Poi ci potrebbe essere la variabile Janning come point-guard che ha funzionato benissimo contro Goss, ma proprio questa opzione fa capire come Crespi debba inventarsi qualcosa per riuscire a tenere il passo del suo ex capo allenatore.
Altra variabile questa, visto che entrambi gli staff tecnici si conoscono molto bene e Milano è sicuramente la squadra che, per struttura fisica e tattica, può bloccare un sistema di gioco come quello biancoverde che in questi playoff è sembrato girare alla perfezione, se si esclude gara-1 con Reggio Emilia. Per non parlare di quello che potrebbe succedere nel pitturato, dove Lawal ma soprattutto Samuels sono saliti di intensità nella sfida con Sassari, mentre Hunter non è al meglio e il solo Ortner non può reggere il colpo, anche se soluzioni ibride come Nelson e Ress in coppia hanno dato ottimi frutti.
Insomma, da dove la si giri la serie sembra segnata, realisticamente Siena può provare a strappare due gare, magari le prime due sul proprio campo, ma alla lunga dovrebbe venire fuori il maggior tasso tecnico e atletico dell’Olimpia. In ogni caso, comunque finirà sarà un successo, come ha ribadito coach Crespi nella conferenza stampa subito dopo gara-5 contro Roma “Credo che questa squadra, questo gruppo di giocatori e di persone, staff incluso, abbia già vinto, perché se parliamo di cultura sportiva non serve arrivare primi e alzare una coppa per vincere. Io spero che qualcuno abbia la voglia di raccontare la storia di questa squadra e di questo gruppo, perché credo che possa essere un piccolo esempio di positività per chiunque voglia praticare sport”.

Davide Moroni e Fabrizio Quattrini