Pillastrini è in vetta con la corazzata torinese

Se fosse un poker, sarebbe All-in: rischio tutto, puntata altissima per l’obiettivo vittoria. Subito.
La PMS Torino di Stefano Pillastrini è stata costruita per questo, per la serie A. La neopromossa in DNA Gold tenta la doppietta – due promozioni in due stagioni – e si prepara per una semifinale contro la Trento di Buscaglia. Torino e Trento sarebbero assai simili, non fosse per un dettaglio importante: «Mi sembra che Trento, a differenza di Torino, si stia muovendo con prudenza, avanzando con piccoli passi decisi. Noi invece abbiamo portato in alto le aspettative, potremmo dire un bruciare le tappe. Ma in comune c’è certamente la stessa volontà di programmazione, la stessa organizzazione sul lungo periodo che evidentemente premia, in un momento in cui quasi nessuno le adotta più». Chi sta parlando è coach Pillastrini, un veterano della pallacanestro italiana, interprete di un basket che non è solo impresa in campo ma anche obiettivi ambiziosi, sfide complesse e pianificazioni sul lungo periodo. Sei promozioni sul campo – compresa la scalata con Montegranaro dalla vecchia B1 alla Legadue e poi in serie A – e alcune scelte clamorosamente controcorrente, come quella di allenare nella provincia più provincia, per allargarne i confini – come con Cervia e Montecatini. Oggi Pillastrini è a Torino a lavorare per la settima promozione.

Stefano Mancinelli

Stefano Mancinelli

Sa che sull’altra panchina ci sarà un coach che è altrettanto predisposto alle scalate, e come lui ben-disposto alle realtà piccole dove c’è molto lavoro per costruire una dimensione cestistica. Buscaglia era un ragazzetto, matricola di giurisprudenza, quando andava a vedere Pillastrini che allenava a Bologna. Destini incrociati. Dice coach Pillastrini: «Sono contento, orgoglioso di aver cominciato con piccole società del bolognese prima di approdare alla Fortitudo, e anche poi, negli anni, ho trovato un piacere nello scendere di categoria, quando si trattava di perseguire un progetto vincente. Ho sempre preferito lavorare con contratti pluriennali, con una progettualità invece dell’usa-e-getta». La stessa progettualità che finora gli ha garantito la società ai piedi della Mole: una squadra adatta, con alcuni giocatori rinnovati dopo la promozione dell’anno scorso, alcune partenze (come Filippo Baldi Rossi che si ritroverà in playoff contro Trento) e altri innesti importanti. Come Stefano Mancinelli, il cui richiamo mediatico è stato necessario per catalizzare l’attenzione di una città tradizionalmente orientata al giuoco del calcio. Dopo un non facile «periodo di adattamento alla crescita», la giovanissima società torinese del presidente Antonio Forni ha raggiunto alcuni obiettivi, tra cui un palazzetto con oltre 4000 spettatori, un seguito notevole anche da parte della stampa. La parte più difficile però è sempre relativa al rettangolo di gioco. Il Pillastrini-pensiero non scinde aspetto tecnico-tattico dalle condizioni mentali, ma il primo è sicuramente decisivo. «Si tratta di elementi concatenati. Certo, non si può sottovalutare il grande lavoro per le condizioni tecnico-tattiche del singolo e della squadra. L’aspetto mentale viene di conseguenza». Mentalità: conciliare gli obiettivi del singolo con quelli della squadra, gestire stress, emozioni e rapporto tra il singolo giocatore e il gruppo. Un allenatore deve essere un tecnico, un motivatore, uno psicologo,in ordine variabile secondo le esigenze. Torino dunque si prepara ad una semifinale contro la squadra forse più simile e allo stesso diversa, ma dagli obiettivi assolutamente identici: arrivare in serie A.