Se i Q’s miglioravano gradualmente sul campo, lo stesso non poteva dirsi per le varie vicissitudini a corollario: Bloom era in lotta con Graham ancora seccato di non essere stato incluso nel progetto ABA, la lega iniziava a interrogare la dirigenza riguardo ad un possibile spostamento in quel di Los Angeles e Chamberlain era sempre impegnato per vicende extra-cestistiche, ed era praticamente impossibile da rintracciare, costringendo Bloom a non considerarlo affatto per l’imminente stagione dei Conquistadores mettendo il GM Alex Groza al suo posto. Wilt fu intervistato a riguardo ed ebbe solo ottime parole per la sua breve ma intensa esperienza: “La ABA aveva problemi economici, molti erano con l’acqua alla gola e lo stesso valeva per Bloom. Non potevo tornare senza una garanzia del pagamento che mi era dovuto, così abbiamo lasciato le cose come stavano. Certo avevo tante attività da portare avanti, tanti affari che mi hanno costretto a saltare partite, ma questa esperienza è stata sorprendentemente soddisfacente e penso di aver fatto un lavoro decente in un campionato che si poteva ritenere alla pari della NBA”.
Durante l’inverno del 1974 Travis Grant esplose con oltre 25 punti, il 54% al tiro e 6 rimbalzi a partita ma fu costretto a saltare oltre 30 partite per un grave infortunio al ginocchio, lasciando le chiavi dell’attacco dei Conquistadors in mano a Dwight Lamar che continuò ad essere la solida macchina da canestri anche in cabina di regia con 21 punti e 5.5 assist. Al suo fianco arrivarono anche i primi segnali incoraggianti in attacco da Caldwell Jones che ebbe la migliore stagione in carriera in termini di punti segnati (19.5 a partita), rimbalzi (14.1 a partita), a cui aggiunse la solita difesa asfissiante e il dominio come stoppate con 3.2 a partita, leader ABA per il secondo anno consecutivo mettendosi alle spalle ancora Artis Gilmore. Con l’infortunio di Grant la dirigenza mise mano al portafoglio firmando la guardia Warren Jabali, ormai a fine carriera a causa dei tanti infortuni alle ginocchia e alla schiena nonostante i 27 anni, che provò comunque a dare il suo contributo con 12 punti e 6 assist, ma nel complesso l’annata dei Q’s fu un completo fiasco con appena 31W-53L e niente qualificazione ai playoff, che portarono nell’estate del 1975 alla cessione del team a Frank Goldberg, ex patron dei Denver Rockets, che cambiò il nome alla squadra in San Diego Sails.
Come head coach fu contattato Bill Musselman dalla University of Minnesota, il brand del team fu cambiato con un nuovo logo e nuovi colori, Jabali si ritirò dal basket giocato tornando nella sua Kansas City dove scomparirà nel luglio 2012 ad appena 65 anni, mentre a trainare la squadra ci pensarono ancora Jones, Lamar e Stew Johnson, tornato a San Diego dopo un breve trascorso ai Memphis Sounds, falliti nel corso dell’estate. Per il debutto della preseason i Sails ospitarono addirittura i Portland Trail Blazers e sebbene Portland si impose per 98-85, quello che colpì fu lo scontro tra Bill Walton e Caldwell Jones, vinto dal centro dei Sails con 27 punti e 27 rimbalzi, cancellando l’ex UCLA tenuto ad appena 6 punti e 11 rimbalzi, facendo più volte sorridere il compiacente coach Musselman: “Caldwell pensa di essere un buon giocatore, ma ha ampi margini di crescita e non sa ancora quanto forte può diventare”. Con il cambio di proprietà anche le diatribe con Graham terminarono, con la S.Diego Sports Arena che si riempì di circa 3000 spettatori per il debutto stagionale dei Sails, ma mano a mano i fan scemarono fino a toccare i 1600 nella sfida interna contro gli Spurs. Inoltre Goldberg venne a conoscenza da fonti interne che San Diego non sarebbe mai stata presa in considerazione per una imminente annessione alla NBA anche a causa del veto dell’allora proprietario dei Lakers Jack Cooke che non voleva altre squadre concorrenti nella California del sud. Con questa situazione la proprietà non vide più il bisogno di spendere soldi per una franchigia destinata a sparire nel breve periodo e nel novembre 1975 con un record di 3W-8L Goldberg decise di chiudere baracca con i giocatori che finirono in altri team ABA. Stew Johnson si accordò con gli Spurs, Dwight Lamar fu acquistato dai Pacers, mentre Caldwell Jones, la punta di diamante della franchigia, fu offerto a team NBA per soldi, trovando però solo un accordo con i Colonels in cui giocò 1 mese prima di essere spedito agli Spirits of Saint Louis, un’altra franchigia con l’acqua alla gola.
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Indice “DailyBasket Focus – ABA History”
Puntata 1 – La nascita e i primi passi
Puntata 2 – Tra difficoltà economiche e la fine delle ostilità
Puntata 3 – Pipers, dal successo all’anonimato (1^parte)
Puntata 4 – Pipers, dal successo all’anonimato (2^parte)
Puntata 5 – Buccaneers, i primi anni positivi a New Orleans (1^parte)
Puntata 6 – Buccaneers, l’addio alla Louisiana e l’approdo a Memphis (2^parte)
Puntata 7 – Buccaneers, dagli anni disastrosi dei Memphis Tams fino all’epilogo (3^parte)
Puntata 8 – Oaks, dall’ingaggio di Barry alla scoperta di Jabali fino all’abbandono della California (1^parte)
Puntata 9 – Oaks, gli anni dei Virginia Squires tra Charlie Scott, Julius Erving e George Gervin (2^parte)
Puntata 10 – Muskies, l’anno a Minneapolis e l’approdo a Miami come Floridians (1^parte)
Puntata 11 – Floridians, gli anni di coach Bass, di Calvin, Jones e Jabali (2^parte)
Puntata 12 – Conquistadors, da coach K.C. Jones all’ingaggio di Wilt Chamberlain (1^parte)
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