Questa settimana la nostra attenzione si focalizza su una franchigia che sta tutt’ora dominando la scena della pallacanestro mondiale, grazie alle sue recenti vittorie e al suo roster ricco di giocatori internazionali. Mi riferisco ai San Antonio Spurs di cui tutti nel bene e nel male conoscono la storia recente, senza però ricordare i primi meno gloriosi anni di vita nel Texas. Ma andiamo con ordine e partiamo dalla primavera del 1967 quando una cordata di investitori facoltosi, tra le cui fila vi era anche Robert Folsom, in seguito sindaco di Dallas dal 1976, fondò i Dallas Chaparrals. Nonostante una dirigenza poco propensa a spendere e che evitò anche di firmare le scelte più alte e costose del primo draft della lega, la stagione regolare fu un successo con 46W-32L e il 4° miglior record della ABA intera, il tutto grazie al contributo del giocatore/allenatore Cliff Hagan, prodotto della Kentucky di Adolph Rupp con cui fu campione NCAA nel 1951 e in seguito anche campione NBA nel 1958 con la maglia dei St.Louis Hawks. Nonostante i 36 anni Hagan ebbe una stagione molto positiva, con oltre 18 punti, 6 rimbalzi e 5 assist a serata e al suo fianco anche il centro da Texas A&M John Beasley ebbe un ruolo importante in mezzo all’area segnando oltre 19 punti di media con 12 rimbalzi, coadiuvato dall’ala Cincinnatus Powell, proveniente dalla University of Portland e terzo miglior marcatore di squadra con 18.3 punti e 9 rimbalzi. Il vero fiore all’occhiello dell’attacco dei Chaps fu però Robert “Bob” Verga, guardia all-America a Duke ,considerato tutt’ora uno dei migliori tiratori puri nella storia dei Blue Devils, con cui tenne una media di 26.1 punti segnati nell’ultima stagione, record che ha resistito per quasi 30 anni (battuto solo nel 2006 da JJ Redick con 26.8 punti), e che con oltre 23 punti a partita guidò Dallas nelle prime 31 gare, fino alla chiamata alle armi per assolvere agli impegni militari. Dallas dopo un 1° turno agevole vinto 3-0 contro i non irresistibili Houston Mavericks in cui Beasley ben figurò al centro dell’area, uscì nelle Finali divisionali in appena 5 partite decise da uno scarto medio di 5 punti contro la migliore squadra ad ovest, i Buccaneers di Doug Moe.
Durante l’estate del 1968 la dirigenza firmò due rookie sconosciuti, le guardie Glen Combs e Ron Boone, con quest’ultimo che ebbe impatto sin dalla prima palla a due grazie al suo stile di gioco grintoso (da qui il soprannome “Iron Man”) e con 19 punti, 5 rimbalzi e 3.6 assist si classificò 2° come rookie of the year alle spalle di Warren Jabali. Senza più Verga accasatosi a Denver, le chiavi dell’attacco di Dallas caddero in mano a Beasley, sempre in doppia doppia (19.3 punti e 10.6 rimbalzi) e con la crescita di Powell (miglior marcatore di squadra con 19.4 punti e 9 rimbalzi), i Chaparrals ebbero un record ancora una volta positivo (41W-37L) classificandosi al 4° posto ad ovest, venendo però ancora una volta eliminati ai playoff per mano dei Buccaneers in una combattuta gara-7, dopo aver rimontato dall’1-3 vincendo una grande gara-6 con i 40 punti di Combs.
La stagione seguente però iniziò in salita: Hagan ormai prossimo ai 40 anni decise di appendere le scarpe al chiodo e dopo un inizio altalenante venne anche rimosso dal ruolo di head coach, criticato dalla squadra per il suo stile ruvido di allenare, come ricordato anche da Powell in una intervista post-partita: “Hagan pensa che il sole sorga e tramonti grazie a lui. Quando entrava in campo per giocare pretendeva di avere in mano il pallone altrimenti ci sostituiva”. Il posto in panchina venne preso dal GM Max Williams, un cambio che stimolò positivamente i giocatori con la squadra che da gennaio in poi svoltò, segnando circa 128 punti di media a partita e con 45W-39L finì al 2° posto nella Division alle spalle solo di Denver. Un risultato stupefacente ottenuto grazie alla maturazione della point guard Glen Combs che guidò i Chaps con 22.2 punti e 4.1 assist a serata, oltre al solito contributo di Powell (20 punti e 9 rimbalzi), alle doppie doppie di Beasley (18.3 punti e 12 rimbalzi) e del nuovo arrivato Manny Leaks, centro preso dai Nets e miglior rimbalzista di squadra (12.5 rimbalzi a cui aggiunse anche 19 punti). Il primo turno però si rivelò ancora una volta uno scoglio insormontabile e nonostante il vantaggio del fattore campo i Chaps non riuscirono a sconfiggere i sorprendenti Los Angeles Stars perdendo in 6 partite, non riuscendo a limitare Mack Calvin.
Dopo la batosta morale subita ai playoff, nell’estate del 1970 la dirigenza, alla caccia di maggiore seguito, tentò l’esperimento di “regionalizzare” la franchigia, cambiando il nome in Texas Chaparrals, disputando alcune partite a Lubbock e Fort Worth. L’esperimento però non raccolse i risultati sperati, soprattutto a Forth Worth dove difficilmente si superavano i 200 spettatori a serata e la stagione fu un completo fiasco, con Williams sostituito al timone da Bill Blakeley, allenatore con lunga esperienza in college texani di secondo piano. La rotta però non fu raddrizzata e la dirigenza cercò di smuovere le acque con alcune trade: prima Powell fu spedito ai Colonels in cambio del centro Gene Moore, poi il miglior rimbalzista di squadra Leaks finì ai Nets in cambio della problematica guardia Levern Tart ed infine il duo Boone-Combs fu ceduto agli Stars per la guardia Donnie Freeman e l’ala grande Wayne Hightower. Sebbene Freeman divenne rapidamente il miglior marcatore e assistman di squadra con 23.6 punti e 5.1 assist, tutti questi movimenti portarono solo a smantellare l’ossatura principale della squadra e si rivelarono controproducenti, con il record che ad aprile recitava 30W-54L, al 4° posto a pari merito con Denver. La vittoria per 115-109 nel tiebreaker grazie ai 33 punti di Freeman garantì i playoff che furono una breve comparsata, con gli Stars degli ex Boone e Combs che banchettarono per un netto 4-0, infliggendo un margine medio di oltre 15 punti e continuando poi la loro corsa fino al successo finale.
La debacle in campo e quella sugli spalti portò alla fine dell’esperimento “regional” e la franchigia tornò all’originale Dallas Chaparrals nel corso dell’autunno ’71, in più con la firma del giovane coach Thomas Nissalke, 39 enne visto come vice di Larry Costello ai Milwaukee Bucks campioni NBA nel 1971, la squadra ritrovò una certa armonia soprattutto nella propria metà campo, sfruttando le doti atletiche di Donnie Freeman, ancora una volta miglior marcatore e assistman di squadra con 24 punti e 3.4 assist, l’esperienza della guardia Steve Jones, firmato come free agent nel corso dell’estate e secondo marcatore di squadra con 18.3 punti, e la crescita dei due secondi anni Rich Jones (ala dalla Memphis University e miglior rimbalzista di squadra con 8.5 a partita) e della point guard Joe Hamilton, con il record che si assestò sulla perfetta parità (42W-42L) valendo anche il 3° posto ad ovest. Nissalke venne eletto coach of the year e i Chaps giocarono anche un buon primo turno contro gli Stars dalle 60W in stagione, ma il risultato fu il medesimo di 12 mesi precedenti (4-0) e per il 4°anno in fila il primo turno fu fatale alla franchigia texana.
Nonostante una buona regular season il giovane Nissalke non trovò le giuste condizioni per rimanere e si accasò in NBA ai Sonics, mentre Dallas puntò su un coach di esperienza come Babe “Magnolia Mouth” McCarthy. Purtroppo l’annata non andò come sperato, infatti i Chaps inspiegabilmente si liberarono dei due leader di squadra Donnie Freeman (si accasò da free agent ai Pacers) e Steve Jones (girato ai Cougars per Bob Warren), e nonostante la firma del centro ex Pacers Bob Netolicky, che divenne un fattore in mezzo all’area con 18.7 punti e 10 rimbalzi e l’ottima annata da 22.3 punti, 10 rimbalzi e 4.1 assist di Rich Jones, la squadra non riuscì a trovare la giusta chimica tornando ad essere una delle peggiori difese della lega. Il record nell’aprile del 1973 fu impietoso (28W-56L), il peggiore nella breve storia dei Chaparrals con annesso fallito ingresso ai playoff per la prima volta in 6 anni. Certo la crescita del rookie James Silas, guardia dai grandi mezzi atletici introdotto anche nel 1° quintetto rookie ABA, lasciava ben sperare per il futuro, ma con un calo incredibile di seguito e con scarse entrate la dirigenza durante l’estate del 1973 decise di chiudere l’avventura a Dallas e di spostare la squadra a San Antonio, cedendola in “locazione” per 3 anni, anche se fu acquistata immediatamente alla fine del primo anno.
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Indice “DailyBasket Focus – ABA History”
Puntata 1 – La nascita e i primi passi
Puntata 2 – Tra difficoltà economiche e la fine delle ostilità
Puntata 3 – Pipers, dal successo all’anonimato (1^parte)
Puntata 4 – Pipers, dal successo all’anonimato (2^parte)
Puntata 5 – Buccaneers, i primi anni positivi a New Orleans (1^parte)
Puntata 6 – Buccaneers, l’addio alla Louisiana e l’approdo a Memphis (2^parte)
Puntata 7 – Buccaneers, dagli anni disastrosi dei Memphis Tams fino all’epilogo (3^parte)
Puntata 8 – Oaks, dall’ingaggio di Barry alla scoperta di Jabali fino all’abbandono della California (1^parte)
Puntata 9 – Oaks, gli anni dei Virginia Squires tra Charlie Scott, Julius Erving e George Gervin (2^parte)
Puntata 10 – Muskies, l’anno a Minneapolis e l’approdo a Miami come Floridians (1^parte)
Puntata 11 – Floridians, gli anni di coach Bass, di Calvin, Jones e Jabali (2^parte)
Puntata 12 – Conquistadors, da coach K.C. Jones all’ingaggio di Wilt Chamberlain (1^parte)
Puntata 13 – Conquistadors, l’addio a Chamberlain e l’inizio del declino dei nuovi Sails (2^parte)
Puntata 14 – Amigos, l’anno deludente ad Anaheim e la nascita dei gloriosi Stars di Bill Sharman (1^parte)
Puntata 15 – Stars, i primi ruggenti anni ’70 con le sfide ai Pacers fino alla bancarotta (2^parte)
Puntata 16 – Mavericks, il disasatro a Houston e la nascita dei Carolina Cougars di Billy Cunningham e Larry Brown (1^parte)
Puntata 17 – Cougars, l’ultimo anno di Cunningham fino alla nascita dei disfunzionali Spirits of St. Louis (2^parte)
Puntata 18 – Colonels, dalle iniziali difficoltà fino alle scelte di Dan Issel e Artis Gilmore (1^parte)
Puntata 19 – Colonels, dal successo con coach Hubie Brown fino alla sorprendente scomparsa (2^parte)
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