Dopo questo incredibile successo premiato anche da un pubblico sempre presente e caloroso (oltre 6000 spettatori di media durante le partite interne di tutta la stagione, un record ABA), Sharman decise di ritornare in NBA per allenare i Lakers, guidandoli ad una annata da record e al successo finale (l’unico di Jerry West), mentre gli Stars lo sostituirono con LaDell Andersen, allenatore collegiale con molti anni di esperienza a Utah State, guidata anche ad una sorprendente Elite Eight nel 1970. La squadra ancora sulle ali del successo continuò a macinare vittorie, aggiornando il libro dei record con 60W-24L e dominando la Western Division, un obiettivo raggiunto grazie al frontcourt più forte e immarcabile della ABA: Zelmo Beaty viaggiava sempre attorno ai 23 punti e 13 rimbalzi e un preciso 54% al tiro, mentre Willie Wise scollinò per la prima volta sopra quota 20 punti con oltre 10 rimbalzi e “Iron Man” Boone continuava nella sua crescita sui due lati del campo. Al loro fianco ebbero buon impatto anche Jimmy Jones preso dai Memphis Pros e preciso in cabina di regia con oltre 6 assist a partita oltre a Glen Combs, che divenne il primo giocatore di basket professionista ad avere oltre il 40% da 3 in una stagione. La post-season però fu una bruciante delusione perché dopo lo sweep al 1° turno ai danni dei Chaparrals, ancora una volta gli Indiana Pacers riuscirono a frenare la corsa degli Stars rimontando dal 3-2 e imponendosi in gara-7 al Salt Palace per 117-113 (vincendo poi anche il titolo), nonostante un Wise a tratti incontenibile con 25.3 punti, 11.6 rimbalzi, 3 assist e il 56% al tiro, come sottolineato anche da Bobby Leonard, leggendario coach dei Pacers: “Willie ha fatto cose in campo che nessuno potrebbe fare. Credo sia uno dei migliori giocatori sui due lati del campo della intera ABA. A lui piace giocare duro in difesa, basta guardare a come ha limitato Roger Brown e questa è una caratteristica che non si compra, ce l’hai nel sangue”.
Andersen rimase al timone anche l’anno seguente, il roster vittorioso due anni prima rimase essenzialmente immutato e arrivò un’altra regular season notevole da 55W-29L con cui vinsero ancora la Western Division, ma dopo uno sweep ai Conquistadors, per il secondo anno in fila la loro nemesi targata Pacers riuscì a rimandarli a casa, vincendo una cruciale gara-5 a Salt Lake City in volata (104-102) nonostante i 34 punti di Wise e chiudendola poi a Indianapolis per 107-98. Per il secondo anno in fila un dominante Wise da 25 punti, 8 rimbalzi e 4 assist non riuscì a porre un freno a McGinnis e così Andersen, che li aveva sapientemente guidati lungo i mesi invernali, decise di lasciare l’incarico tornando a Utah State University. Al suo posto gli Stars assunsero per la stagione 1973-74 Joe Mullaney, ex coach dei Lakers e dei Colonels, che mise mano al gioco, rendendo l’attacco meno scintillante e rapido, riducendo le situazioni di ‘run and gun’, ma nonostante questo per la quarta stagione in fila arrivarono più di 50 vittorie e conseguentemente il terzo titolo divisionale consecutivo. Dopo essersi sbarazzati dei Conquistadors in 6 sofferte partite, al 2° turno si pararono davanti ancora i Pacers e gli Stars si portarono sorprendentemente sul 3-0 con la possibilità di chiudere subito la serie. La squadra di Leonard però rimontò portando tutto a gara-7 a Salt Lake City, dove Utah riuscì finalmente ad imporsi per 109-87 e a tornare in Finale, la seconda in 4 anni, grazie al lavoro sporco di Wise che limitò McGinnis e grazie ai 29 punti di Jimmy Jones. Purtroppo nonostante il solito Wise da 22.5 punti e 9.5 rimbalzi e l’ottimo Jones da 23.2 punti e 3.8 assist di media nelle ABA Finals, il resto del supporting cast non fu all’altezza e i Nets guidati da Julius Erving risultarono uno scoglio proibitivo imponendosi con un secco 4-1.
Quella fu l’ultima partita di alto livello giocata dagli Stars, perché durante l’estate del 1974 il proprietario Bill Daniels si ritrovò in brutte acque economiche vedendosi costretto a smantellare buona parte del roster che li aveva guidati a tante stagioni vincenti: Wise finì ai Virginia Squires, un’altra squadra in torbide acque, Beaty invece tornò in NBA giocando la sua ultima annata della carriera ai Lakers di Sharman (carriera chiusa a 17 punti e 10 rimbalzi di media in 12 anni) fino alla sua prematura scomparsa nel 2013 per una grave malattia, Jones invece scelse i Washington Bullets di coach K.C. Jones, mentre Mullaney tentò una nuova avventura in ABA a Memphis, sostituito da Bucky Buckwalter, che resistette però solo metà stagione prima che il suo posto fosse preso da Tom Nissalke, già visto in ABA sulla panchina degli Spurs, e che nonostante un record complessivamente negativo (38W-46L) riuscì comunque a guidarli alla quinta apparizione ai playoff consecutiva. La squadra era trascinata dall’unico membro degli Stars campioni rimasto, ossia Boone (25 punti, 5 rimbalzi e 4 assist) e dal rookie meraviglia Moses Malone, il primo di sempre a fare il salto high school – basket professionistico. Malone era un centro magro e ancora tutto da formare, ma in grado di segnare 19 punti con oltre 14 rimbalzi di media e il 57% al tiro e di piazzare partite da oltre 20 punti e 30 rimbalzi contro i Nuggets ai playoff, in cui però gli Stars persero al primo turno in 6 equilibrate gare. Si arrivò così alla stagione 1975-76 con Nissalke ancora al timone e Del Harris (divenne poi head coach di Rockets, Bucks e Lakers in NBA) come vice, ma il proprietario Daniels si ritrovò senza più soldi dopo una fallimentare campagna nel tentativo di diventare governatore del Colorado e dopo appena 16 partite gli Stars abbandonarono definitivamente la ABA con molti giocatori ceduti agli Spirits of Saint Louis e molti cimeli della storia vincente della squadra dello Utah svenduti in varie aste. Finì così mestamente la storia ABA di una delle franchigie di punta dei primi anni ’70 (nessuna squadra vinse tante partite di regular season dal 1970 al 1974) con la NBA che approderà nello Utah solo nel 1979.
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Indice “DailyBasket Focus – ABA History”
Puntata 1 – La nascita e i primi passi
Puntata 2 – Tra difficoltà economiche e la fine delle ostilità
Puntata 3 – Pipers, dal successo all’anonimato (1^parte)
Puntata 4 – Pipers, dal successo all’anonimato (2^parte)
Puntata 5 – Buccaneers, i primi anni positivi a New Orleans (1^parte)
Puntata 6 – Buccaneers, l’addio alla Louisiana e l’approdo a Memphis (2^parte)
Puntata 7 – Buccaneers, dagli anni disastrosi dei Memphis Tams fino all’epilogo (3^parte)
Puntata 8 – Oaks, dall’ingaggio di Barry alla scoperta di Jabali fino all’abbandono della California (1^parte)
Puntata 9 – Oaks, gli anni dei Virginia Squires tra Charlie Scott, Julius Erving e George Gervin (2^parte)
Puntata 10 – Muskies, l’anno a Minneapolis e l’approdo a Miami come Floridians (1^parte)
Puntata 11 – Floridians, gli anni di coach Bass, di Calvin, Jones e Jabali (2^parte)
Puntata 12 – Conquistadors, da coach K.C. Jones all’ingaggio di Wilt Chamberlain (1^parte)
Puntata 13 – Conquistadors, l’addio a Chamberlain e l’inizio del declino dei nuovi Sails (2^parte)
Puntata 14 – Amigos, l’anno deludente ad Anaheim e la nascita dei gloriosi Stars di Bill Sharman (1^parte)
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